Le celebrazioni di domenica in occasione della Giornata del ricordo portano in dote una scia di polemiche che coinvolgono il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e il vicepremier Matteo Salvini. “Viva Trieste, viva l’Istria italiana, viva la Dalmazia italiana, viva gli esuli italiani, viva gli eredi degli esuli italiani”, “evviva coloro che difendono i valori della nostra Patria“. Queste le frasi pronunciate dal presidente del Parlamento Ue che hanno scatenato l’ira di Croazia e Slovenia.
Le affermazioni di Tajani, in visita alla foiba di Basovizza, non sono piaciute al premier croato Andrej Plenkovic per il riferimento a “Istria e Dalmazia italiane”: “Esprimo la mia ferma condanna e respingo con forza le dichiarazioni di Tajani che contengono elementi di rivendicazioni territoriali e di revisionismo storico“. Il primo ministro di Zagabria ha detto di aver già espresso la propria insoddisfazione per il discorso allo stesso Tajani, chiedendogli chiarimenti pubblici.
Anche il premier sloveno Marjan Šarec ha condannato con forza le parole del presidente del Parlamento europeo, definendole espressione di un “revisionismo storico senza precedenti”: “Il fascismo era un fatto, e aveva lo scopo di distruggere il popolo sloveno”, ha scritto il premier sul suo account Twitter. Il ministero degli esteri sloveno, Karl Erjavec, in una breve nota, in cui non fa riferimento diretto a Tajani, ha scritto che “dichiarazioni che tendono verso il revisionismo storico sono contrarie all’ordinamento europeo”.
Critiche, condanne e sdegno sono state espressi anche dal presidente del Parlamento di Lubiana, Dejan Zidan, da quasi tutti gli eurodeputati sloveni, alcuni dei quali hanno già scritto lettere di protesta a Tajani, e da decine di politici di Lubiana. Stesse critiche sono piovute da parte croata: dagli eurodeputati ai parlamentari, da destra a sinistra, fino ai media, che hanno dato molta rilevanza alle esternazioni incriminate. Anche il deputato della minoranza italiana al Parlamento di Zagabria, Furio Radin, si è detto “completamente sorpreso” dalle dichiarazioni di Tajani. “Lo conosco e sono convinto che non rappresentano le sue vere convinzioni”, ha detto riferendosi al presidente dell’Europarlamento.
“Istria e Dalmazia sanno bene cosa è stato il terrore italiano”, è il pensiero comune ribadito dai politici croati. Sono in molti a ricordare che le due regioni, in particolare l’Istria, “hanno sofferto sotto il fascismo e sono state liberate e integrate alla madre patria Croazia alla fine della Seconda guerra mondiale”.
A distanza di 24 ore, lo stesso Tajani è tornato sulle frasi contestate provando a smorzare le polemiche: “Mi spiace se il senso delle mie parole è stato mal interpretato. Non era mia intenzione offendere nessuno. Volevo solo inviare un messaggio di pace tra i popoli, affinché ciò che è accaduto allora non si ripeta mai più”. “Nel corso del mio intervento di ieri – ha continuato – ho voluto sottolineare il percorso di pace e di riconciliazione tra i popoli italiani, croati e sloveni e il loro contributo al progetto europeo. Il mio riferimento all’Istria e alla Dalmazia italiane non era in alcun modo una rivendicazione territoriale. Mi riferivo agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti, molti dei quali presenti alla cerimonia”. “Mi riconosco nelle parole pronunciate dal presidente della Repubblica italiana sabato scorso nel suo discorso al Quirinale – ha detto ancora Tajani – ‘Celebrare la Giornata del ricordo significa rivivere un capitolo buio della storia nazionale e internazionale. Non si trattò di una ritorsione contro i torti del fascismo. Perché tra le vittime italiane di un odio, comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni”.
A far discutere anche un passaggio del discorso del vicepremier Matteo Salvini, secondo cui “i bimbi morti nelle foibe e i bimbi di Auschwitz sono uguali“. “Dichiarazioni inaccettabili che danno l’impressione che gli eventi legati alle foibe siano stati una forma di pulizia etnica“, ha detto il presidente della Repubblica slovena Borut Pahor, che ha scritto una lettera a Sergio Mattarella, esprimendo “preoccupazione”. È l’agenzia croata Hina a legare la lettera di Pahor alla frase del ministro dell’Interno Salvini.