“La terra? Ci vuole tempo, non si diventa di certo ricchi. Ma ti dà tanto: emozione, vita, conoscenza. Libertà”. Andrea, Gian Luca e Marco si sono conosciuti durante le lezioni alla Facoltà di Agraria, a Pisa. E dopo la laurea è arrivata la decisione di provarci, insieme. Nel 2014 hanno impiantato il vigneto più alto della Toscana (e tra i più alti d’Europa) a Careggine, in provincia di Lucca, comune di 548 abitanti a 1.500 metri di altitudine. Nel 2017 hanno aperto il loro Rifugio delle Alpi Apuane. Oggi il loro progetto, Maestà della Formica, comprende vino, conserve, erbe selvatiche, frutta fresca e un ristorante. “Partire da zero in Italia è complicato. Ma non potevamo restare a vivere in ufficio, in città”, raccontano.
Tutti e tre sono da sempre stati legati, in un modo o in un altro, al mondo agricolo. Andrea Elmi è nato a Viareggio e ha 38 anni. Ha mollato il suo lavoro a Capalbio dopo 10 anni come enologo e direttore commerciale per sposare il progetto dei suoi amici. Lavora nei campi ed è cuoco nelle sale cucina dell’agriturismo dal 2017. Gian Luca Guidi ha 45 anni ed è cresciuto a Empoli: “In famiglia avevamo grandi proprietà ma io ero ancora troppo piccolo per gestirle”, racconta. Si è laureato in Viticolture all’università di Pisa poco prima di Andrea e Marco: “Avevo 23 anni e ho capito che il mio futuro era legato alla terra. Alle viti”. Marco Raffaelli, classe ’79, è l’uomo dei preparati biodinamici, della potatura e del taglio dell’erba: una mano nei campi, solida. I tre soci decidono così avviare il loro progetto: “Abbiamo scelto Careggine perché come luogo di montagna, piuttosto incontaminato, si adatta bene al nostro desiderio di coltivare questo tipo di vino sulle Apuane”.
Ma le difficoltà, specie per chi decide di investire dal nulla nel settore sono tante. “Partire da zero solo con l’aiuto delle banche è complicato. I primi anni sono stati difficili e pieni di sacrifici, considerando i tempi lunghi dell’agricoltura, la burocrazia complessa e costosa”, spiega Andrea. “La terra ti prende tutto, decide i tempi della tua vita – aggiunge Gian Luca –. Si semina con la speranza e non con la certezza del raccolto. In qualsiasi altra attività se si imposta una produzione si è quasi certi del risultato. In agricoltura no: specie per le condizioni atmosferiche non c’è mai certezza”. Insomma, la terrà “è dura, ma va lavorata con tenerezza, secondo i suoi tempi: solo così si possono ottenere i risultati migliori”.
Spesso le giornate iniziano nei campi, per poi proseguire in laboratorio o al ristorante (Andrea è anche cuoco, Gian Luca serve ai tavoli). Agevolazioni? “Più che altro arrivano dal fatto di essere in territori difficili e soggetti ad abbandono come la montagna. Comunque, al momento, lo Stato è più fonte di difficoltà che di aiuti”.
Dopo l’apertura del Rifugio sulle Alpi Apuane l’obiettivo di Andrea, Gian Luca e Marco è quello di incrementare gli impianti, riuscendo a produrre un’alta qualità di Riesling. “E poi c’è il laboratorio con le trasformazioni, le cotture in sottovuoto dinamico, gli agrodolci, le fermentazioni, le macerazioni, le infusioni”. Un esempio? “Capperi di tarassaco, o capperi di sambuco”, sorridono. Cosa consiglierebbero questi tre amici a un giovane che vuole tentare la via della terra? “Seguire la propria vocazione, in primis. Considerare che, ad oggi, l’agricoltura è uno dei pochi settori che tiene”, risponde Andrea. “Cercare una buona idea, studiare bene il mercato prima di partire, essere pronto comunque a passare qualche anno di magra e fare grandi sacrifici”, risponde Gian Luca.
Di momenti emozionanti ce ne sono tanti. Il più bello, forse, è legato al ricordo del primo grappolo raccolto quest’anno, “duro, faticoso, suggestivo”. O quando, nella primavera del 2017, Andrea, Gian Luca e Marco hanno dovuto passare una nottata intera in vigna con i fuochi accesi per scongiurare i danni della gelata. “Per anni ho cercato di avere sempre qualcosa di mio. Grazie a Maestà della Formica riscopro ogni giorno la novità nella natura che ci circonda – conclude Gian Luca –. Il nostro sogno è quello di riuscire a espandere la vigna di Riesling, in modo che sia almeno paragonabile a quella dei nostri cugini tedeschi. Per questo siamo venuti qui”.