Tre indagati e sottoposti a misura interdittiva per un anno, tra cui l'ad e il presidente del club: per la procura trattenevano minorenni selezionati in Nigeria, contravvenendo alle dichiarazioni per ottenere il visto. Tesseramenti fittizi e scuole mai frequentate, eppure risultavano minori non accompagnati
Avrebbero organizzato un vero e proprio sistema di reclutamento di calciatori minorenni nigeriani in violazione delle disposizioni in materia di immigrazione clandestina: sotto accusa i vertici societari dello Spezia calcio, squadra che milita in serie B. Come riporta Il Secolo XIX, un’indagine della squadra mobile della questura di La Spezia e del servizio centrale operativo della polizia di Stato, coordinata dalla procura della Repubblica di La Spezia, ha portato all’azzeramento delle massime cariche della società spezzina. Alla procura spezzina sono state deferite 15 persone, che rischiano dai 5 ai 15 anni di reclusione.
Tre i soggetti raggiunti dalla misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi di imprese o persone giuridiche che svolgono attività sportiva calcistica, professionistica o dilettantistica, della durata di un anno: Luigi Micheli, amministratore delegato, Stefano Chisoli, presidente dello Spezia calcio, e Giovanni Plotegher, presidente della società calcistica dilettantistica Valdivara Cinque Terre.
La misura, disposta dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di La Spezia, segue le perquisizioni degli scorsi giorni, effettuate nelle sedi delle due società e nei domicili dei tre indagati con la collaborazione delle squadre mobili di Genova, Bologna, Treviso e Massa Carrara. Nel corso delle perquisizioni, avvenute anche a casa di altri soggetti legati alle due società, erano stati sequestrati documenti e supporti informatici ritenuti utili alle indagini.
I giovani calciatori, selezionati nella scuola calcio di Abuja, capitale della Nigeria, venivano fatti arrivare e mantenuti in Italia, a spese dello Spezia calcio, in occasione di eventi sportivi di rilievo, come il torneo di Viareggio. Quando venivano formalizzati presso l’ambasciata italiana in Nigeria gli inviti del visto temporaneo di ingresso, i tre indagati si impegnavano a far rientrare i giocatori minorenni in patria al termine degli eventi sportivi, dichiarandosi consapevoli delle sanzioni penali previste in caso di mendaci dichiarazioni. Una volta arrivati in Italia, però, venivano fatti risultare come minori non accompagnati e non rientravano in Nigeria.
Il sistema di aggiramento non solo delle norme in materia di immigrazione clandestina, ma anche del divieto di tesserare giocatori minorenni provenienti dall’estero, previsto dall’art. 19 del regolamento Fifa e dalle ulteriori specifiche normative sportive in materia, funzionava così: prima della scadenza del visto temporaneo, i calciatori minorenni selezionati, nonostante fossero già stati formalmente affidati per il viaggio in Italia ad un tutore legale, normalmente un allenatore della scuola calcio di Abuja, venivano poi affidati ad altri soggetti, legati indirettamente allo Spezia Calcio, i quali ottenevano un decreto di nomina a tutore. Per ottenere il decreto di affidamento presentavano deleghe a loro favore sottoscritte dai genitori dei giovani calciatori, omettendo di rappresentare che gli stessi minori erano già stati affidati ad un tutore legale. Condizione, quest’ultima, indispensabile per il rilascio del visto di ingresso per soggiorno temporaneo.
Il divieto ammette eccezioni per le società dilettantistiche: sarebbero infatti stati operati tesseramenti fittizi di baby calciatori presso squadre dilettantistiche, in attesa del compimento della maggiore età e in vista del successivo tesseramento allo Spezia calcio. Un metodo che secondo gli inquirenti garantirebbe alla società professionistica di ricavare importanti plusvalenze, con la successiva cessione di calciatori a importanti club professionistici.
Sempre ai fini del completamento dell’iter burocratico amministrativo i minori venivano, come dispone la legge, iscritti presso un istituto scolastico che, però, di fatto – come emerso dall’attività investigativa svolta – non hanno mai frequentato. Ottenuto, quindi, il decreto di affidamento, i tutori presentavano richiesta di permesso di soggiorno per minore non accompagnato, che comporta automaticamente il rilascio del titolo in favore di quei minori che si trovino effettivamente sul territorio nazionale senza un accompagnatore.