Un altro anno di ritardo sull’arrivo della Metro C di Roma alla fermata Fori Imperiali. E dunque al cuore della città eterna. Di positivo c’è che le talpe escavatrici sono finalmente ripartite da Amba Aradam e “non si fermeranno più”. I romani potranno salire sul tratto più centrale della terza linea del metrò solo nel 2023, stando a quanto è stato comunicato alla stampa durante la presentazione dell’avvio delle talpe da viale Ipponio. L’obiettivo fin qui dichiarato in tutte le sedi istituzionali era infatti quello del 2022, bandierina fissata a sua volta un anno dopo il 2021, termine indicato nel cronoprogramma stabilito ai tempi dell’ex sindaco Ignazio Marino.

I TEMPI DI CONSEGNA DELL’OPERA – I vertici del Consorzio Metro C – che sta realizzando la linea – hanno dichiarato che si potranno consegnare la linea e le stazioni, escluse le musealizzazioni previste, a dicembre 2022. Dopo quella data, però – come avvenuto con San Giovanni – dovrà seguire un importante collaudo da parte del Comune (Roma Metropolitane, finché esisterà) che durerà alcuni mesi, trattandosi anche di una stazione di scambio. D’altro canto la stessa data del 2023 è contenuta nella nota stampa di Metro C spa che recita testuale: “I lavori (per la tratta in questione) sono iniziati nel 2018 e si concluderanno nel 2023”. La necessità di separare la parte “trasportistica” da quella “museale” nasce dalla complessità con cui stanno proseguendo le operazioni per la realizzazione delle stazioni-museo. Altro tempo, fra l’altro, servirà per avere a disposizione il cosiddetto “tronchino di manovra” sotto via Sannio, che sarà pronto solo nel 2020, come sottolineato da Andrea Sciotti, ingegnere responsabile del procedimento. Il tronchino, infatti, in fase di progettazione è stato erroneamente inserito nel lotto successivo alla tratta periferica Pantano-San Giovanni e la sua assenza è la causa dell’attuale bassa frequenza della metropolitana (12 minuti).

IL NODO TECNICO SUL PROSIEGUO – La cosa positiva, come detto, è che dopo aver superato il restringimento geologico sotto San Giovanni, ora le talpe potranno proseguire indisturbate (si spera) fino alla destinazione provvisoria che verrà raggiunta nel mese di settembre. A quel punto sarà importante sapere quale sarà il futuro della linea. Come sottolinea il Comitato Metro x Roma – confermato da Roma Metropolitane – le escavatrici non potranno uscire dai Fori Imperiali se non con un’operazione costosissima, al posto della quale sarebbe addirittura più conveniente lasciarle sotterrate. “Meglio sarebbe continuare almeno fino a Piazza Venezia”, spiegano dal Comitato, tratto di poche centinaia di metri compreso, tuttavia, in un altro lotto ancora non finanziato. Un po’ come nel caso del tronchino di via Sannio. Il Comune di Roma, infatti, sta provvedendo a una project review del tracciato ideato ai tempi della Giunta Veltroni che prevedeva come tappe successiva Venezia – appunto – Chiesa Nuova, Ottaviano e Clodio. La revisione del progetto è stata messa in campo soprattutto per sostituire la costosissima Chiesa Nuova con un’altra fermata (si dice Piazza Navona) e rivedere il capolinea spostandolo leggermente più a nord. Ma senza comunicazioni ufficiali – di cui il Consorzio Metro C a IlFattoQuotidiano.it conferma di non aver avuto notizia – non sarà possibile né decidere sul futuro delle talpe né ottenere dal governo i finanziamenti su cui Virginia Raggi, parlando ai giornalisti, ha confermato una “continua interlocuzione”.

LA GIUNTA “VUOLE” COMPLETARE LA LINEA – Al di là dei problemi tecnico-burocratici, resta la sensazione di grande ottimismo rispetto al futuro dell’opera. Enrico Stefano, presidente della Commissione capitolina Mobilità, ha ribadito nei giorni scorsi che “solo lo stolto non cambia idea” e che “il M5S e la Giunta vogliono portare a termine la Metro C”. Virginia Raggi, indaffaratissima fra il caos Ama e gli altri impegni istituzionali, pur con 2 ore di ritardo ha voluto comunque fare visita personalmente al cantiere, mostrando vicinanza al progetto e una continua interlocuzione con i costruttori. Ai quali, come annunciato nei giorni scorsi, arriverà comunque una richiesta di risarcimento danni per le spese sostenute i lavori ai binari che producevano un deterioramento anomalo delle ruote. Pochi milioni di euro. Nulla in confronto ai quasi 3 miliardi investiti per la tratta fino a Fori Imperiali.

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