Cambio al vertice dell’Unione Africana: durante l’apertura del 32° summit dell’organismo panafricano, riunito da ieri presso la sua sede di Addis Abeba, in Etiopia, è avvenuto il passaggio di poteri ufficiale dal presidente uscente Paul Kagame, capo di stato del Rwanda, al nuovo presidente, l’egiziano Abdel Fatah al Sisi.

La carica ha durata annuale e spetta a rotazione a uno dei presidenti della cinque aree regionali in cui è suddiviso il continente. Al fianco di Al Sisi, siederanno quattro vicepresidenti: Cyril Ramaphosa (primo vicepresidente, capo di stato del Sudafrica), Félix Tshisekedi (secondo vicepresidente, neoeletto capo di stato della Repubblica Democratica del Congo, con elezioni contestate ma infine accettate dalla Comunità internazionale), Mahamadou Issoufou (terzo vicepresidente, capo di stato del Niger) e Paul Kagame (quarto vicepresidente e relatore). È stato anche annunciato il nome del presidente di turno per il 2020, che sarà Cyril Ramaphosa, se riconfermato nelle elezioni che si svolgeranno quest’anno in Sudafrica. Ramaphosa è stato preferito all’altro “papabile”, il re Mswati III di Eswatini (il nuovo nome dello Swziland), considerato l’ultimo monarca assoluto del continente.

Il passaggio di poteri è avvenuto ieri con una cerimonia ufficiale, seguita dal primo discorso di Al Sisi come presidente in carica, nel quale ha illustrato le tre priorità del suo mandato: sviluppo delle infrastrutture, accelerazione dell’entrata in vigore della Zona di Libero Scambio Continentale (ZLEC nell’acronimo francese, AfCFTA in quello inglese) – formalmente decisa ma ancora non attiva per l’opposizione di alcuni paesi che non ne vedono vantaggi o temono di perderci – e la lotta alla piaga della disoccupazione giovanile. Ha inoltre insistito su altri due punti fondamentali: la lotta al terrorismo e la ricostruzione delle società post-conflitto.

Di fatto, in tanti si aspettano dalla presidenza Al Sisi una ripresa decisa dell’attenzione alla crisi in Libia, nella cui gestione ora peserà ancor più l’appoggio del presidente egiziano al generale Khalifa Haftar. Con tutte le conseguenze sul piano internazionale che ciò potrebbe comportare, ivi inclusa la contesa sui giacimenti petroliferi libici.

Il tema scelto per questo summit 2019 era L’anno dei rifugiati, rimpatriati e sfollati interni: verso soluzioni durevoli agli spostamenti forzati in Africa. Tuttavia, alla tavola rotonda dedicata al tema, non hanno partecipato i rappresentanti di nessuno dei paesi del Nord Africa, invalidandone in qualche modo gli esiti, per quanto la maggior parte dei flussi migratori del continente sia costituito da sfollati interni o da rifugiati che si spostano nei paesi confinanti al proprio.

Da segnalare, infine, la presenza ai lavori di alcune personalità giunte da fuori continente, che hanno preso la parola davanti all’assemblea dei capi di stato africani: dal presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas al segretario generale della Lega Araba Ahmed Abdoul Gheit, da Bill Gates (che ha anche preso parte a un bilaterale a nome della sua Fondazione) al presidente della Fifa Gianni Infantino.

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