Caro Luigi Di Maio, gli elettori hanno sempre ragione e se il M5s ha perso le elezioni in Abruzzo qualcosa ha sbagliato. Guai a minimizzare, a giocare coi numeri, a parlare di voto trascurabile e locale: ogni voto è politico, e perdere così tanti elettori è un segnale da tenere in forte considerazione. Ciò detto, occorre anche non perdere la testa nelle ore difficili.
Il M5s, compatibilmente coi limiti di un governo di coalizione, si sta muovendo bene. Certo, sarebbe stato meglio non lanciare proclami dal balcone; non parlare di “boom economico”; non inciampare sulla “millenaria democrazia francese” (è stato un lapsus). Ma al di là di ciò, cosa sta davvero accadendo? Indubbiamente il Movimento paga il prezzo dell’alleanza con Salvini: il leader leghista è spregiudicato, usa bene i media e ha dato l’impressione d’essere il motore del governo. Non è vero, ma così viene percepito.
Urge un rimedio. Parlare di meno, dicono ottimi analisti. Credo sia vero il contrario: si evitino le gaffe, curando di più parole e concetti, perché mai come adesso – da qui alle Europee – c’è bisogno di parlare, dire, spiegare e (perché no?) contrapporsi alle sparate di Salvini. Basta subalternità. Salvini va fronteggiato (anche) sul piano della comunicazione; perché sui fatti il M5s ha già prodotto atti (o sta per produrli) di alto valore sociale che incidono sulla vita delle persone: dal reddito di cittadinanza alle politiche ambientaliste.
Si dice: il reddito di cittadinanza non ha prodotto effetti visto che in Abruzzo i 5Stelle sono scesi al 19,7%. Vero, ma per dirla brutalmente i soldi non sono ancora arrivati nelle tasche degli italiani ed è in atto un’opera di strumentale disinformazione. Da qui alle Europee, caro Di Maio, gli effetti si faranno sentire. Bisogna lavorare di più (e meglio), però, e “far arrivare il messaggio”, ovvero: che una misura così giusta ed equa, già presente in tutta Europa, è stata ostacolata fino all’ultimo da lorsignori, e c’è voluta la caparbietà dei 5Stelle per attuarla.
Altro che parlare di meno! È una grande conquista politica, il reddito di cittadinanza, e va urlato dai tetti; così come vanno rivendicate con forza, e mai messe in secondo piano, le battaglie per il blocco della prescrizione; le lotte per le manette agli evasori; e tutti i temi fondamentali di cui i 5Stelle devono essere orgogliosi: quando, alle Europee, lo scontro diverrà politico avranno un peso. Enorme. Così come sarà motivo d’orgoglio, caro Di Maio, poter dire in tv di aver tenuto duro – anche a costo di far cadere il governo – sul Tav.
Il no al Tav, senza se e senza ma, è una battaglia giusta: ecologica, economica e politica. Se vuole, rompa Salvini su questo tema mostrando quanto è legato al mondo degli affari. Mettere in primo piano le contraddizioni del leghista: questo bisogna fare. Spieghi al suo mondo che non è riuscito a portare a casa il Tav, oppure faccia cadere il governo: in entrambi i casi pagherà un prezzo salato. Idem sugli argomenti più ostici alla Lega: giustizia, evasione fiscale, eccetera.
È venuto il momento, caro Di Maio, di passare al contrattacco, ricordando tra l’altro – con forza – che Giuseppe Conte, così amato dagli italiani (60% di consensi), l’hanno voluto i 5Stelle alla presidenza del Consiglio. Non è un fatto di secondaria importanza. Insomma, da qui alle Europee scontro aperto con lo scomodo alleato di governo. Tranne che sulla questione Diciotti. È stata una scelta collettiva più volte rivendicata, la logica dice che non si può tornare indietro: è un caso eccezionale che non implica una deminutio della magistratura.
Per il resto, guerra su tutti i fronti caldi, la battaglia decisiva è alle Europee. Gli elettori capiranno: si è fatto qualche errore ma anche molte cose buone, impossibile che vogliano la sconfitta del Movimento e B. ministro della giustizia.