In nome dei valori della ricerca scientifica e del pensiero razionale, centinaia di conferenze, incontri, dibattiti ed eventi animeranno università, musei e circoli di tutto il mondo, Italia compresa
I suoi studi hanno contribuito a formare la cultura del Novecento e rappresentano la miglior prova che non c’è sapienza senza esperienza. Oggi il mondo festeggia Charles Darwin, nato il 12 febbraio 1809, con il DarwinDay. La sua teoria dell’evoluzione si prepara a entrare nell’era 2.0, per confrontarsi con le nuove scienze di frontiera, come la genomica. In nome dei valori della ricerca scientifica e del pensiero razionale, centinaia di conferenze, incontri, dibattiti ed eventi animeranno università, musei e circoli di tutto il mondo, Italia compresa. Prevista una conferenza su biologia e questioni di genere all’Università La Sapienza di Roma, i ‘flash talk darwiniani’ di docenti e ricercatori all’Università di Siena, e la due giorni del Museo di storia naturale di Milano dedicata al ruolo delle immagini nella scienza, dai manoscritti di Leonardo da Vinci fino alle nuove tecniche di imaging, passando ovviamente per le foto di Darwin.
A 160 anni dalla pubblicazione de L’origine della specie “la sua teoria dell’evoluzione è ancora sana e valida: nel mondo della scienza è tra le teorie che sono state più sottoposte a giudizi e verifiche nel corso del tempo -, afferma Maurizio Casiraghi, zoologo dell’Università di Milano-Bicocca parlando con l’Ansa –. La teoria riesce a spiegare il cambiamento degli esseri viventi nel 99% dei casi, ma nell’1% fa un po’ fatica, deve essere adattata: lo riconosceva lo stesso Darwin nella sua autobiografia. Non riusciva a capire, per esempio, perché alcuni insetti avessero delle caste sterili, come le api operaie che non si riproducono per aiutare la regina ad allevare le loro sorelle”.
Una prima ‘spolverata’ alla teoria venne data già agli inizi del Novecento, quando l’avvento della genetica e dei modelli matematici per lo studio di popolazioni portò a una prima estensione della teoria, chiamata ‘neodarwinismo’. “Oggi – prosegue Casiraghi – la comunità scientifica è di nuovo in fermento: si discute se sia opportuno fare un’ulteriore integrazione, con una ‘sintesi estesa’ che tenga conto delle innovazioni portate dalla ricerca in settori di frontiera come la genomica, l’epigenetica, che studia l’influenza dell’ambiente sul Dna, e la biologia evolutiva dello sviluppo, che guarda lo sviluppo dell’embrione contestualizzandolo nell’evoluzione“.