Quasi 1.600 emendamenti per il decretone. Le proposte di modifica ai 29 articoli del provvedimento su reddito e pensioni, per la precisione 1.570, sono state presentate nella Commissione Lavoro del Senato, che le esaminerà in vista dell’arrivo del testo in Aula previsto per martedì 19 febbraio. Tra i 77 emendamenti di maggioranza ce n’è uno dei 5 Stelle che modifica la scala di equivalenza del reddito di cittadinanza per ridurre la penalizzazione nei confronti delle famiglie numerose, mentre la Lega ha presentato un pacchetto di proposte per dare priorità ai nuclei con disabili e vuole introdurre l’obbligo di fare il servizio civile per gli under 28 che chiedono il sussidio. Il Carroccio chiede anche di introdurre tra i requisiti per poter chiedere il reddito il versamento di imposte sul lavoro e contributi “per almeno 24 mesi, anche non continuativi”, nei dieci anni precedenti. Vale a dire che occorrerebbe aver lavorato almeno due anni. Infine, sulle pensioni, sempre la Lega ha proposto la sospensione per evasi e latitanti dopo la pronuncia di un giudice.
Fratelli d’Italia è il gruppo che ha presentato il maggior numero di emendamenti, 900. Seguono Forza Italia con 236, il Pd con 185 e Leu con 130. Dalla maggioranza sono arrivate un’ottantina di richieste di modifica: 34 dal Movimento 5 Stelle e 43 dalla Lega. I nodi da risolvere durante l’iter parlamentare sono diversi: dall’assegno di ricollocazione che stando al testo uscito dal cdm sarà riservato ai beneficiari del reddito tagliando fuori i disoccupati in Naspi all’esclusione dal sussidio dei poveri senza fissa dimora esclusi da ogni sussidio. Prima ancora va trovata la quadra con le Regioni che chiedono risposte su navigator e centri per l’impiego e oggi si sono dette pronte a fare ricorso alla Consulta se non ci saranno modifiche.
Nuova scala di equivalenza: 30% in più per ogni figlio – Uno degli emendamenti del M5s interviene sul primo punto, la scala di equivalenza scelta dal governo per selezionare le famiglie aventi diritto, che – come sottolineato da gran parte degli osservatori ascoltati in audizione, dai sindacati all’Upb – penalizza i nuclei con oltre tre figli a carico a vantaggio di chi fa nucleo familiare a sé. La questione non è di facile soluzione perché richiederebbe una rimodulazione delle risorse e del sistema congegnato finora. La proposta di modifica prevede che sia ampliata la scala di equivalenza: alle famiglie sarebbe riconosciuta una cifra incrementata di “0,3 per ogni ulteriore componente minorenne, fino ad un massimo di 2,5″. Il precedente parametro era 0,2 a minore, fino a un massimo di 2,1. Se venisse accolto l’emendamento il beneficio massimo del reddito potrebbe arrivare a 1.530 euro al mese da 1.330 euro attuali. In caso di rinnovo del reddito poi, secondo un emendamento M5s, anche le famiglie dove sono presenti figli minori devono godere di alcune misure di vantaggio. L’obiettivo è far sì che l’offerta di lavoro debba essere accettata solo entro un raggio di 250 chilometri. Nel testo del decreto legge, invece, l’offerta va accettata “ovunque sia collocata”.
Il M5s propone anche una “maggiorazione del 30% dell’importo del Reddito” nei casi in cui i figli maggiorenni risultino iscritti a un corso di laurea o post laurea in un’università o istituzione di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica che si trovi in un comune diverso da quello di residenza e distante almeno 100 chilometri, e comunque in una provincia diversa. Per gli studenti che sono residenti in zone montane o disagiate non è necessario risiedere in un’altra provincia e la distanza viene dimezzata.
Maxi sanzione per chi impiega in nero percettori del reddito – Un emendamento M5s prevede una maxi sanzione per chi utilizza lavoratori in nero che percepiscono il reddito di cittadinanza. La normativa attuale prevede un incremento, rispetto alle multe standard, del 20% in caso di impiego di lavoratori stranieri irregolari o di minori in età non lavorativa. La proposta aggiunge a tali categorie i lavoratori beneficiari del reddito di cittadinanza. In compenso potrebbe allentarsi la stretta sui nuclei familiari che hanno un componente disoccupato a seguito di dimissioni volontarie. Il M5S ha presentato un emendamento che prevede che ad essere escluso dal beneficio sia solo il disoccupato, per 12 mesi dalla data delle dimissioni volontarie, e non l’intera famiglia.
Lega, rinnovo reddito solo per una volta – Il reddito di cittadinanza “può essere rinnovato una sola volta per un periodo pari alla prima erogazione”. E’ quanto chiede la Lega con un emendament. Attualmente il Reddito è riconosciuto per un periodo continuativo non superiore a diciotto mesi e può essere rinnovato, salvo prevedere una sospensione dell’erogazione del beneficio per un periodo di un mese prima di ciascun rinnovo. La sospensione non opera nel caso della Pensione di cittadinanza. Con questa modifica il periodo massimo di beneficio diventerebbe di 36 mesi.
Rdc solo a chi ha lavorato almeno due anni – Un altro paletto della Lega alla distribuzione del reddito di cittadinanza arriva da una proposta che prevede come requisito per beneficiare del reddito che almeno uno dei componenti del nucleo familiare “abbia corrisposto, nei dieci anni precedenti, imposte e contributi da lavoro, in un qualsiasi importo e per almeno 24 mesi, anche non continuativi”. Un altro emendamento chiede che ogni mese arrivi all’Inps l’attestato dell’adempimento degli obblighi prima dell’accredito mensile del reddito.
Escluso solo chi dà dimissioni, non la famiglia – Si allenta la stretta sui nuclei familiari che hanno un componente disoccupato a seguito di dimissioni volontarie. Il M5s ha presentato un emendamento che prevede che ad essere escluso dal beneficio sia solo il disoccupato, per 12 mesi dalla data delle dimissioni volontarie, e non l’intera famiglia. Un’altra proposta di modifica amplia invece la revoca del beneficio non solo a terroristi e mafiosi ma anche a chi è stato condannato per “delitti contro l’ordine pubblico, di eversione dell’ordine democratico, scambio elettorale politico-mafioso, strage e truffa ai danni dello Stato”.
Incentivi alle assunzioni anche per il lavoro domestico – Un altra proposta dei 5 Stelle dispone l’estensione degli incentivi all’assunzione dei percettori del reddito di cittadinanza anche ai datori di lavoro “domestico“, dunque per colf e badanti. Le agevolazioni sono riconosciute, si precisa, a condizione che i datori di lavoro domestico “non recedano dal rapporto di lavoro, fatto salvo il recesso per giusta causa”. Gli oneri sono calcolati in 100 milioni a decorrere dal 2019 e coperti attingendo al Fondo del Mef per interventi strutturali di politica economica. Un altro emendamento esenta chi ha un lavoro gravoso o usurante dal sistema delle finestre trimestrali per l’accesso anticipato alle pensioni di anzianità contributiva, quella che si può chiedere se si totalizzano 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Gli oneri ammontano a 75 milioni per il 2019 e a 150 milioni a partire dal 2020 a cui si provvede, secondo quanto previsto dalla proposta presentata da 8 senatori pentastellati, con il Fondo del Mef per interventi strutturali di politica economica.
Emendamenti Lega per favorire nuclei con disabili – Arriva, come preannunciato, un pacchetto di emendamenti della Lega al decretone che chiede di dare priorità, nel programma del reddito di cittadinanza, alle famiglie con disabili. Tra le proposte avanzate dai senatori, l’aumento dei coefficienti della scala di equivalenza, la pensione di cittadinanza anche all’anziano che vive con un disabile più giovane, l’esclusione dell’assegno di invalidità dal calcolo dell’Isee. Si chiede poi la priorità per chi ha familiari disabili nell’ottenere un lavoro vicino casa. Nel dettaglio si chiede che la pensione di cittadinanza vada anche a nuclei con persone con meno di 67 anni se sono “in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza” e che il parametro della scala di equivalenza, comunque più ampia di quanto previsto dal decretone, sia incrementato di uno 0,1 per ciascun componente del nucleo familiare “con disabilità grave o non autosufficiente”. Si chiede poi l’obbligo per l’azienda beneficiaria degli incentivi all’assunzione legati al reddito di rispettare la legge per l’inserimento lavorativo dei disabili e che le persone disabili possano a loro volta “manifestare la disponibilità al lavoro”. Infine la Lega chiede l’inserimento nel comitato di indirizzo e vigilanza dell’Inps delle rappresentanze delle associazioni disabili.
Obbligo di servizio civile per i giovani – Un’altra proposta di modifica del Carroccio chiede invece un anno di servizio civile obbligatorio per i richiedenti il reddito di cittadinanza che abbiano tra i 18 ed i 28 anni. La norma si applicherebbe a chi non abbia già svolto il servizio civile universale e richiede una “presenza media settimanale di 25 ore“. La gestione viene delegata dal dipartimento per i Giovani alle Regioni, mentre ai centri per l’impiego spetta il controllo. Un ulteriore emendamento chiede invece di far salire da 8 a 36 il tetto di ore che i beneficiari del Reddito devono impiegare in servizi resi alla comunità, nell’ambito del Patto per il Lavoro e per l’inclusione sociale.
Il Carroccio vuole limitare la platea degli stranieri – La Lega chiede anche di limitare la platea degli stranieri che possono accedere al reddito escludendo che per chiederlo sia sufficiente la presenza di un familiare in possesso di un permesso di soggiorno. Un altro emendamento stabilisce l’obbligo di certificazione, tradotta in italiano, della composizione del nucleo.
Regioni: “Senza modifiche pronti a ricorso sui navigator” – Rimane aperto anche il nodo dei navigator. I centri per l’impiego dipendono dalle Regioni, che ne conoscono le effettive necessità a livello locale, mentre i nuovi tutor dovrebbero essere assunti (non stabilmente) dall’Anpal. I 6mila navigator che selezionerà Anpal servizi “senza concorso” creano “difficoltà organizzative” e problemi per la futura “stabilizzazione” visto che “andremo a inserire una massa di precari” in un ente che ha già “654 precari in attesa“, ha detto la coordinatrice degli assessori regionali al Lavoro Cristina Grieco alla bicamerale per gli affari regionali, sottolineando che “in via preliminare questa imposizione di personale rappresenta un’invasione di campo rispetto a una competenza che è incontrovertibilmente delle Regioni”. Se non ci saranno modifiche, il ricorso alla Corte costituzionale “è una ipotesi che prenderemmo seriamente in esame, perché non si tiene conto delle competenze” delle Regioni.
Grieco ha sottolineato anche che i fondi per la riforma dei centri per l’impiego sono stati praticamente dimezzati rispetto allo stanziamento della manovra. C’è stata, ha detto “una riduzione importante dei fondi per il rafforzamento centri: in manovra si prevedevano investimenti fino a un miliardo, ora sono previsti 480 milioni per il 2019 e 420 per il 2020″.
Riscatto laurea per tutti ma più caro – Consentire il riscatto della laurea non solo agli under45 ma anche a chi ha superato i 55 anni. Lo chiede il M5s che con un emendamento fa però pagare un conto più salato man mano che si alza l’età. In tutto sono 4 le fasce individuate: fino a 45 anni si prevede un versamento per ogni anno da riscattare pari a 5mila euro; da 45 a 50, il conto sale a 7.500; chi ha tra 50 e 55 dovrà pagare 10mila euro mentre chi ha più di 55 anni dovrà pagare 12.500 euro. Le coperture sono pari a 150 milioni l’anno dal 2019 e arrivano da un taglio al Fondo del Mef.
Blocco pensione a evasi e latitanti – Pensione sospesa a chi ha una condanna passata in giudicato per mafia o terrorismo o qualunque altro reato con “pena non inferiore a due anni di reclusione”, che si siano “volontariamente sottratti all’esecuzione della pena”. Lo prevede un emendamento della Lega al decretone. Il blocco vale anche per evasi e latitanti. La sospensione è retroattiva, va adottata con pronuncia del giudice e, in caso di ripristino non prevede il recupero “degli importi maturati durante il periodo di sospensione”. Le risorse andranno alle vittime di mafia, estorsione e usura.
Gli esodati chiedono nuova salvaguardia – Una delle proposte della Lega prevede che sia aumentato da 30mila a 45mila euro il limite per l’anticipo delle liquidazioni dei dipendenti pubblici con prestito bancario. L’emendamento prevede che, su richiesta degli interessati, “l’importo finanziabile, ove il trattamento di fine servizio comunque denominato sia capiente, è elevato fino a 45.000 euro”. Nei giorni scorsi poi si è aperto un nuovo fronte esodati. L’idea del governo è quella di intervenire con un emendamento non per concedere una nuova salvaguardia (sarebbe la nona) ma per consentire a chi è rimasto nel limbo di utilizzare i nuovi strumenti per l’uscita anticipata, quota 100, ape social, opzione donna o l’uscita raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Ipotesi che i 6mila interessati però respingono, rivendicando la disponibilità nelle casse dello Stato delle risorse per una salvaguardia vera e propria, complessiva e senza discriminazioni.
Riguardo alle pensioni, il M5s ha presentato un Ordine del giorno per prorogare di un anno Opzione Donna. L’Odg “impegna il Governo a valutare l’opportunità di: porre in essere appositi provvedimenti di carattere normativo al fine di estendere il diritto alla pensione anticipata a tutte quelle lavoratrici che abbiano maturato i requisiti di cui alla normativa in premessa entro il 31 dicembre 2019, individuando altresì le risorse necessarie”.
Uno ‘sconto-figli‘ per le mamme che lavorano per andare in pensione prima. E’ quanto prevede invece un emendamento della Lega per le lavoratrici che andranno in pensione col sistema misto: “Un anticipo di età rispetto al requisito anagrafico di accesso alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata di 4 mesi per ogni figlio e nel massimo di 12 mesi”. Un altro emendamento a prima firma Pillon prevede invece contributi figurativi di tre anni per ogni figlio per le over 50 con minimo 20 anni di contributi.
Anticipo liquidazione Pa fino a 45mila euro – Portare, se richiesto, da 30mila a 45mila euro il limite per l’anticipo delle liquidazioni dei dipendenti pubblici con prestito bancario. E’ una delle proposte avanzate dalla Lega come modifica agli articoli su quota 100. L’emendamento prevede che, su richiesta degli interessati, “l’importo finanziabile, ove il trattamento di fine servizio comunque denominato sia capiente, è elevato fino a 45mila euro”.