Il re della droga messicano rischia l’ergastolo. Dopo due mesi e mezzo di processo e oltre 200 ore di deposizioni da parte di 56 testimoni, la giuria di New York ha condannato El Chapo Guzman al termine del processo svoltosi a Manhattan. Dopo il verdetto raggiunto al termine di sei giorni di camera di consiglio, il boss potrebbe passare il resto della sua vita in un carcere di massima sicurezza statunitense. Joaquin “El Chapo” Guzmán Loera, che si era dichiarato innocente, è stato invece ritenuto colpevole di dieci capi di imputazioni tra cui impresa criminale continuata, riciclaggio, distribuzione internazionale di cocaina, marijuana, eroina e altre droghe e uso di armi da fuoco. Ora sarà il giudice a stabilire la condanna. Ad ascoltare il verdetto in aula anche la moglie del narcotrafficante.
Anonimi e parzialmente sequestrati durante tutta la durata del processo, i giurati hanno ascoltato testimonianze di torture e omicidi sanguinari, episodi di corruzione a tutti i livelli del governo messicano, avventure con “narco-amanti“, fughe rocambolesche in tunnel sotterranei, fucili mitragliatori AK-47 placcati d’oro e pistole con le iniziali tempestate di diamanti. “Il processo ha aperto al pubblico americano uno spiraglio sul funzionamento dei cartelli della droga“, ha detto alla Cnn Mike Vigil, ex capo delle operazioni internazionali della Dea, l’agenzia americana anti-stupefacenti.
Iniziato il 5 novembre scorso dopo due rinvii, il processo ha svelato gli orrori del re della droga messicano, dalla testimonianza della sua ex guardia del corpo che ha raccontato molti dettagli sui crimini commessi dal leader del cartello di Sinaloa, fino ai racconti delle violenze commesse da El Chapo su ragazzine minorenni, anche di 13 anni.