“Moretti ha rinunciato alla prescrizione anzitutto per rispetto delle vittime e poi perché convinto della sua innocenza. Credo gli vada reso onore perché di questi tempi il gesto è sicuramente anomalo ma soprattutto è un grande gesto nei confronti delle vittime”. Lo dice il deputato Roberto Giachetti, candidato alla guida del Pd, che così commenta la decisione dell’ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, imputato nel processo d’appello e condannato in primo grado a 7 anni per la strage di Viareggio (29 giugno 2009, 32 morti).
Una dichiarazione che ha provocato le proteste dei familiari delle vittime del disastro ferroviario nella città della Versilia. “Vorremmo ricordare all’onorevole Giachetti – scrive l’associazione Il mondo che vorrei – che stiamo parlando di una persona condannata (in primo grado) a sette anni per omicidio colposo plurimo aggravato, lesioni gravi e gravissime colpose, incendio colposo, disastro ferroviario. Forse stiamo parlando di due persone differenti? Riteniamo inopportuna la demagogica sponsorizzazione dell’onorevole Giachetti nei confronti di Moretti. La decisione di rinunciare alla prescrizione dovrebbe essere atto dovuto per un principio di trasparenza, proprio per i ruoli da lui rivestiti. Riteniamo che il rispetto delle vittime si avrà con l’accertamento delle responsabilità di quanto accaduto, attraverso il processo in corso, nel quale il Moretti non ha mai avuto un comportamento che si possa definire onorevole. Poco vale il suo ultimo atteggiamento volto solo a ottenere un consenso mediatico che con l’onorevole Giachetti pare sia riuscito molto bene”. “Ci auguriamo che nei prossimi comunicati, l’onorevole Giachetti, ponga attenzione sui temi veri di questo procedimento penale, quali la sicurezza ferroviaria (che non c’è), la non applicazione della valutazione del rischio nel trasporto merci pericolose, temi, questi si, di interesse pubblico e di salvaguardia e di tutela dei cittadini”, ha scritto ancora il presidente Marco Piagentini, rimasto ustionato sul 95 per cento del corpo.
Giachetti ha sollevato critiche all’interno del suo stesso partito. “Quando non si conosce minimamente ciò di cui si parla è meglio tacere”, ha scritto sui social Stefano Baccelli, consigliere regionale del Pd e presidente della Provincia di Lucca all’epoca dei fatti. Già dopo le dichiarazioni di Moretti alla Corte d’Appello di Firenze, Baccelli, presente quasi a ogni udienza fin dal primo grado, era stato durissimo. “Moretti può dire tutto, che rinunzia alla prescrizione per 6 mesi di pena su 16 anni complessivi, che si ritiene innocente, ma non può dire che lo fa “per rispetto alle vittime ed al dolore dei loro familiari”. Perché io c’ero. A Viareggio – prosegue Baccelli – il giorno successivo al disastro, quando dichiarò che non avrebbe nemmeno attivato le assicurazioni, tanto era chiara la dinamica di quello che poi definì ‘uno spiacevole episodio‘. A Bruxelles, dove, di nuovo, dimostrò tutta la sua arroganza nei confronti dei familiari delle vittime e scatenò la mia reazione davanti all’allora ministro Matteoli. In dieci anni non ha mai dimostrato, non dico un qualche rispetto ma nemmeno un minimo sindacale di umanità nei loro confronti, ne sono testimone diretto. Che ora si permetta di affermare di essere spinto dal rispetto per il loro dolore è semplicemente osceno”.
Se è vero che la politica non ha mai mostrato interesse per il cuore vero del processo Viareggio – e cioè le carenze evidenziate dai pm in materia di sicurezza ferroviaria -, è altrettanto vero che è intervenuta in più di un’occasione esprimendo giudizi di merito sui responsabili. Anzi, è intervenuta prima che la magistratura stabilisse persino chi fossero gli indagati.
Come avvenne il 7 luglio 2009, a Viareggio. Dopo aver partecipato ai funerali di Stato allo Stadio dei Pini di Viareggio, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ad indagini appena iniziate e con la conta dei morti ancora aperta, mise in dubbio persino che esistessero delle responsabilità. “Si deve fare chiarezza prima ancora di verificare se ci sono delle responsabilità”, rispose Napolitano a una giornalista che parlava di “tragedia annunciata”. Il Presidente era appena uscito dall’Ospedale Versilia, dove aveva visitato alcuni feriti, tra cui il piccolo Leonardo Piagentini, 8 anni, sopravvissuto insieme al padre Marco, alla strage, in cui morirono i fratellini Luca e Lorenzo, 4 e 2 anni, e la mamma Stefania.
Poi fu la volta dell’allora ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che nel 2016, ospite a Otto e Mezzo, commentò la richiesta di pena (16 anni) che i pm avevano appena fatto per l’ex ad di Ferrovie: “E’ la richiesta del Pm: spero che i giudici abbiamo tutti gli elementi per giudicare in modo equo. Credo sia una sproporzione enorme”, sostenne Delrio. Immediata fu, anche in quel caso, la risposta dei familiari delle vittime. Nel processo d’appello di Firenze la Procura generale ha chiesto di nuovo per Moretti una condanna a 15 anni.