Il magnate affida la sua profezia alle pagine del Guardian: "Il sogno dell'Europa unita rischia di diventare l'incubo del 21° secolo". Il miliardario e filantropo critica il modello eccessivamente rigido adottato verso gli stati con alto debito come l'Italia. Ma non dice - come ricordò Monti tempo fa - che fu lui stesso a consigliare all'allora premier di chiedere l'aiuto della Ue e del FmI
È necessario che “la maggioranza pro-Europa si svegli e si mobiliti per difendere i valori su cui si fonda l’Unione europea”, altrimenti alle prossime elezioni di maggio l’Ue “farà la fine dell’Unione Sovietica nel 1991”. La previsione apocalittica per l’Unione porta la firma del magnate americano di origini ungheresi George Soros che in un editoriale sul Guardian invita le forze europeiste a compattarsi per far fronte all’ondata sovranista che punta a trasformare “il sogno dell’Europa unita nell’incubo del 21esimo secolo”.
Secondo Soros, le frange europeiste non si starebbero accorgendo che “stiamo vivendo un periodo rivoluzionario, pensando invece che il futuro assomiglierà al presente”. Non è così, insiste il filantropo e fondatore della Open Society Foundation: “Nella mia lunga vita ho assistito a molti periodi di quello che definisco squilibrio radicale. Oggi stiamo vivendo uno di questi periodi” e il prossimo voto europeo sarà il banco d’esame su cui si deciderà la sopravvivenza dell’Ue.
Il miliardario che, a causa soprattutto delle sue posizioni pro-immigrazione, è il nemico numero uno del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, e di tutto il blocco dei cosiddetti sovranismi o neonazionalismi vede in un’Europa incapace di riformarsi e in un sistema di partiti obsoleto le principali cause di questa grave e costante perdita di consensi, con i cittadini comunitari che hanno sempre più abbracciato le istanze dei nuovi nazionalismi europei: “Ci sono diverse ragioni (che spiegano l’ascesa dei nazionalismi, ndr), inclusi il sistema dei partiti obsoleto nella maggior parte dei paesi europei, l’impossibilità pratica di modificare i trattati e la mancanza di strumenti legali per disciplinare gli stati membri che violano i principi su cui è stata fondata l’Ue – si legge nell’editoriale – L’Unione può imporre le sue leggi sui paesi candidati, ma manca di capacità sufficiente per farle rispettare agli Stati membri”.
Per motivare la sua convinzione, che in realtà non è supportata dai sondaggi che, seppur con uno scarto sempre meno marcato, vogliono ancora i cosiddetti partiti tradizionali ed europeisti in vantaggio rispetto al fronte sovranista, Soros prende a esempio le situazioni in alcuni stati. Il primo è quello che è considerato il motore d’Europa, la Germania, dove il consenso per la Cdu-Csu è in costante calo, con Alternative für Deutschland che si è imposta come alternativa di destra nello scacchiere politico nazionale. Il fatto che quest’ultimo sia un partito restio alle alleanze fa dormire sogni tranquilli all’Unione Cristiano Democratica, ma la sua ascesa ha imposto dei cambiamenti nelle politiche governative: “L’alleanza (tra Cdu e Csu, ndr) ha funzionato fino a quando non vi era alcun partito significativo in Baviera a destra della Csu – continua – Ciò è cambiato con l’avvento dell’estremista Afd. Ma l’alleanza non può essere sciolta senza innescare nuove elezioni che né la Germania né l’Europa possono permettersi. E la coalizione di governo non può rimanere solidamente europeista di fronte alla minaccia dell’Afd”. Una situazione, quella tedesca, resa meno grave dal grande successo ottenuto dai Verdi alle ultime elezioni nei Länder: “I Verdi tedeschi sono emersi come l’unico partito coerentemente europeista nel paese e continuano a crescere nei sondaggi d’opinione, mentre l’Afd sembra aver raggiunto il suo massimo”, conclude Soros.
Dopo aver ricordato come la Brexit abbia contribuito a spaccare internamente conservatori e laburisti in Regno Unito, il magnate ha piegato anche che, a suo dire, allo sgretolamento dei valori europei hanno contribuito proprio quei partiti e quei gruppi che dovrebbero rappresentare le fondamenta della nuova Unione. In particolare, Soros punta il dito contro il Partito Popolare Europeo (Ppe), colpevole di accettare tra le proprie fila formazioni come il Fidesz di Orbán “in cambio della maggioranza e del controllo delle poltrone chiave nell’Ue”.
Nell’analisi di Soros, infine, trova spazio anche un punto sulla situazione italiana. E sarebbe proprio l’Italia, a suo dire, un esempio di mala gestione delle controversie con gli Stati membri da parte delle istituzioni europee: “L’Ue ha commesso un errore fatale nel 2017 applicando rigorosamente l’accordo di Dublino che grava ingiustamente sui paesi di primo approdo come l’Italia – dice – Questo ha spinto il suo elettorato, prevalentemente pro-europeo e pro-immigrazione, tra le braccia dell’antieuropeista Lega e del Movimento Cinque Stelle. Inoltre, il Partito Democratico è nel caos, quindi gli elettori europeisti non hanno molte alternative di voto”.
Parole che in qualche modo si riallacciano alle dichiarazioni rilasciate a La Stampa e Repubblica nel 2013, quando era arrivato in Italia per ritirare il Premio Terzani. In quell’occasione, ribadendo di non essersi mai pentito per l’azione speculativa che provocò il crollo della Sterlina inglese e della Lira italiana, nel 1992, perché “gli speculatori fanno il loro lavoro, non hanno colpe, sono solo i messaggeri di cattive notizie”, aveva previsto un futuro buio per il Paese: “La tregua dei mercati verso l’Italia non durerà a lungo – aveva detto – siamo in una situazione lontana dall’equilibrio. L’Italia è in grave difficoltà anche se non è senza speranza. Con dei cambiamenti alla struttura dell’Euro potrà risolvere i suoi problemi”. In quell’occasione, il miliardario di origini ungheresi era tornato ad accusare l’Europa di politiche troppo rigide: “La grave recessione deriva dalle regole di austerità imposte dall’Europa”, aveva specificato. Parole che si scontrano con un’altra versione dei fatti, quella fornita nell’ottobre scorso dall’ex presidente del Consiglio, Mario Monti, che ospite a Otto e Mezzo dichiarò che “poco dopo l’insediamento come presidente del Consiglio (nel 2011, ndr), Soros mi chiamò molto preoccupato consigliandomi di chiedere aiuto all’Europa e al fondo Monetario Internazionale, cosa che abbiamo deciso di non fare”. Soros, quindi, consigliò a Monti di consegnare l’Italia in mano alla Troika.