“Prego il Signore che me la consegnino, farebbero un gesto meraviglioso”. Il gesto meraviglioso invocato, fra le lacrime, dal signor Bruno Carraro, 81enne di Santa Maria di Sala, è arrivato nella serata di ieri. La bici di Fausto Coppi, una Bianchi che il Campionissimo aveva utilizzato per correre la Parigi-Roubaix del 1948, è stata ritrovata. Il cimelio era stato rubato lunedì a Villa Farsetti: concesso per la prima volta dal signor Bruno per arricchire una mostra, era sparito fra la disperazione dell’anziano appassionato.
L’appello, diventato virale, ha portato al risultato sperato: la bici è stata ritrovata sul ciglio della strada statale nei pressi della Villa. “Ora me so cavà un groppo” pare abbia sospirato Bruno Carraro, che aveva promesso di ritirare la denuncia se la bici fosse tornata a casa. Di certo da casa sua non uscirà più, troppo forte il dolore provato ed esibito senza vergogna davanti alle telecamere: il pianto a dirotto di un signore di 81 anni cui veniva sottratto il simbolo della sua passione. La bicicletta del più grande campione del nostro ciclismo, sport che ama e che ha sempre sostenuto da imprenditore e promosso da organizzatore, è tornata da lui.
Rubare una bici appartenuta a Coppi, nel centenario della sua nascita (sarà il 15 settembre), ha un che di grottesco, per di più se il furto è stato perpetrato alla luce del sole, con la possibile presenza di telecamere. Un altro appassionato, ipotizzo io, che certamente non avrebbe rischiato di rimetterla in commercio ma l’avrebbe tenuta per sé, in casa.
La conclusione romantica di questa vicenda, se le indagini proseguiranno, porterà all’individuazione del ladro, in questo caso gentiluomo, che con destrezza ha fatto sparire da sotto il naso di tutti il pezzo più pregiato esposto fra 130 biciclette. La passione del signor Bruno e la coscienza (o la paura) del ladro gentiluomo riportano a tempi ed episodi genuini, che sono sempre più rari ai giorni nostri. La mente invece corre, per associazione d’idee, agli episodi storici di furti epici che hanno colpito l’immaginario di tutti. Quello della Gioconda dal Louvre di Vincenzo Peruggia nel 1911 rimane emblematico. Ma anche lo sport ha la sua leggenda, quella della Coppa Rimet, trafugata tre volte, nascosta, replicata, ricomprata all’asta, maledetta e forse sparita per sempre. Forse nessuno, come il signor Bruno, aveva mai pianto per riaverla.