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Il Volo, Gialuca Ginoble: “Sono giorni che alcuni giornalisti ci telefonano per scusarsi a nome di chi ci ha offeso. Siamo amareggiati e delusi”

Il ragazzo abruzzese si sfogato in un'intervista al Messaggero rivelando anche di aver ricevuto le scuse da alcuni: "Siamo dei ragazzi giovani, alcuni di loro potevano essere nostri padri, altri addirittura nostri nonni. Il loro comportamento è stato offensivo non solo per noi, ma per tutta la categoria"

di Giuseppe Candela

I conduttori annunciano il terzo posto a Sanremo 2019 per Il Volo, in sala stampa la vittoria mancata del trio fa partire gli applausi. Qualcuno si spinge oltre arrivando agli insulti: “Me**e”,”Vaffanc**o”, “In galera”. La scena viene ripresa dai presenti e rilanciata sui social da Francesco Facchinetti, la polemica, come immaginabile, esplode sul web e nei contenitori televisivi. “Prima di tutto vorrei chiarire una cosa: noi non ce l’abbiamo con i giornalisti, ma siamo rimasti delusi e amareggiati per il comportamento solo di alcuni giornalisti che ci hanno insultato pesantemente con epiteti irripetibili. Va bene il diritto di cronaca e di critica, ma le offese non sono ammissibili”, ha dichiarato Gianluca Ginoble in un’intervista a Il Messaggero.

Il ragazzo abruzzese ha continuato il sfogo rivelando anche di aver ricevuto le scuse da alcuni: “Siamo dei ragazzi giovani, alcuni di loro potevano essere nostri padri, altri addirittura nostri nonni. Il loro comportamento è stato offensivo non solo per noi, ma per tutta la categoria. Sono giorni che alcuni dei loro colleghi ci telefonano scusandosi anche a nome loro. Fa male vedere il video dove un giornalista urla ‘in galera, in galera’, con gli altri che lo incitavano. È stato un vero e proprio gesto di bullismo.”

Un concetto che aveva già ribadito in un post su Facebook firmato con Ignazio Boschetto e Piero Barone, questa volta Ginoble incalza sull’argomento ricordando quanto fatto negli ultimi anni: “Noi in dieci anni di carriera siamo sempre stati criticati nel nostro Paese, eppure i giornalisti dovrebbero essere orgogliosi di noi che portiamo con la nostra musica l’Italia in giro per il mondo. Abbiamo avuto l’onore di cantare per il Papa. Di esibirci con artisti del calibro di Barbra Streisand e Placido Domingo.

“Chiudo questo mio sfogo leggendo le ultime due righe della nostra lettera: essere chiamati “merde” o vedere qualcuno che sbraita “in galera” solo perché stiamo facendo quello che ci piace nella vita è irrispettoso non solo nei nostri confronti, ma soprattutto nei confronti della libertà di espressione“, ha concluso il ragazzo.

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