Il professore a capo del gruppo di lavoro che ha redatto il documento sulla Torino-Lione parla in audizione alla Camera e risponde alle critiche dei favorevoli: "Non credo che ci stato alcun atteggiamento ideologico. I numeri parlavano questo linguaggio già prima e su questi si basa il parere negativo"
L’analisi costi-benefici “non è perfetta, con mille difetti, però è sicuramente lo strumento migliore“. “Noi riteniamo comunque che fare i conti, con tutti i difetti che possono avere, è meglio di agire per ideologia“. Il professore Marco Guido Ponti in audizione alla commissione Trasporti della Camera presenta il documento redatto dal gruppo di lavoro che ha diretto sul Tav Torino-Lione. L’analisi è stata pubblicata martedì dal ministero delle Infrastrutture e le conclusioni dicono che nel migliore dei casi si arriva a un effetto negativo (sbilancio tra costi-benefici) di 5,7 miliardi, nel peggiore si sfiorano gli 8 miliardi, in quello “realistico” si arriva a 7 miliardi tondi. I risultati hanno scatenato le critiche delle opposizioni e anche interne al Governo, con Matteo Salvini che ha parlato di “dati strani” e il viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi, che dice: “Il vero tema è se si vuole fare l’opera oppure no. I modi per risparmiare ci sono”. In Commissione però Ponti ha dovuto rispondere soprattutto alle accuse di conflitto d’interesse, difendo la “neutralità” del suo gruppo di lavoro e del suo metodo. E poi di aver prodotto conti ad hoc inserendo tra i costi anche i mancati introiti delle accise sul carburante: “Un metodo standard”, ha replicato il collega Francesco Ramella.
Il parere negativo formulato dal gruppo di lavoro per la valutazione della Tav si basa sui “numeri” e non su un “atteggiamento ideologico”. Ponti ha risposto proprio alle critiche di chi sostiene che la commissione che ha redatto l’analisi sia di parte: “Si è molto parlato della neutralità di questo gruppo di lavoro, perché dicono che molti si sono già espressi contro la Tav. Il motivo per cui ci siamo espressi? È come quando un medico vede un quadro clinico di un paziente che viene con radiografie e lo vede come molto ammalato, quel medico deve dire che è molto ammalato”, ha spiegato il professore in audizione. “Io non credo che ci stato alcun atteggiamento ideologico da parte della Commissione. Possiamo discutere di conti oggi, i conti secondo noi migliorano il dibattito anche se non risolvono tutti i problemi”, ha ribadito. “Eticamente non è corretto non fare i conti prima di decidere. E’ un dovere politico per esigenze di trasparenza democratica”, ha aggiunto Ponti. Il lavoro svolto in questi mesi, ha spiegato, ha permesso di raggiungere l’obiettivo di “far avanzare nel Paese la cultura dell’accountability per basare le decisioni sui conti”.
Ponti ha poi sottolineato come sull’analisi costi-benefici “c’è completa continuità con quanto fatto dal ministro precedente. Ci riteniamo in perfetta continuità metodologica con quanto operato dall’amministrazione precedente” del ministro Graziano Delrio. “Occorre scegliere tra gli investimenti pubblici – ha continuato – visto che sul tavolo ci sono interventi per 132 miliardi di euro. Bisogna determinare le priorità di scelta. Non ho detto come scegliere, solo che occorre scegliere”. “L’analisi costi-benefici è certamente manipolabile, ma molto meno di altri strumenti. I parametri di ingresso possono variare, ma sono oggetto di standard internazionale“, ha sottolineato Ponti. “I numeri parlavano questo linguaggio già prima e su questi si basa il parere negativo. Non c’è un atteggiamento ideologico. Se i numeri fossero stati diversi, sarei stato un pro Tav sfegatato”, ha detto ancora il professore.
“Nessun progetto è totalmente inutile. Ogni progetto ha dei benefici e questo ne ha per i passeggeri. Ma i benefici sono troppo pochi per giustificare la realizzazione dell’opera”, sintetizza in poche parole Francesco Ramella, componente del gruppo di lavoro sulla Torino-Lione che affianca il professor Ponti in audizione. “Quanto traffico oggi su gomma potrà attirare la nuova linea?“, chiede Ramella. “Molto meno del 50% calcolato dall’Osservatorio, un dato secondo noi inverosimile. La media dei tragitti nei trasporti est-ovest sono 1.300 km, se io miglioro una tratta da 60 km incido solo su un pezzetto, ma non cambio radicalmente l’assetto della rete. La ferrovia ha minori costi, sì, ma aumentano le difficoltà logistiche e diminuisce la flessibilità, per l’azienda che deve trasportare e per gli operatori di trasporto”. Quanto ai flussi di passeggeri, “ci vorrebbero 10 milioni di passeggeri per giustificare l’opera. Ora siamo a 600 mila su quella linea, molto lontani da quei livelli”, ha detto Ramella.
Le risposte ai deputati dell’opposizione
Ponti ha poi risposto alle domande che gli sono state rivolte dai deputati della commissione Trasporti. In particolare alle domande di Davide Gariglio (Pd), che gli chiedeva se sia vero che 5 membri su 6 del gruppo di lavoro sull’analisi costi-benefici fanno parte della sua società Trt srl e se non ci sia un conflitto di interesse, visto che tra i suoi clienti ci sono molte concessionarie autostradali. Così ha risposto Ponti: “Alcuni dei professori che lei ha nominato hanno lavorato per la mia società 15 anni fa, per un mese, poi mai più. Due di loro sono oggi dei duri concorrenti della mia società. Alcuni nomi li ho suggeriti io al ministro Danilo Toninelli, ma poi ha scelto lui in base ai curricula e alcuni non li ha nominati“. “Sui miei orrendi conflitti di interessi – ha aggiunto – dico che di autostrade ne ho stroncate non poche con l’analisi costi-benefici. Sicuramente non amo le autostrade, metterebbero gli spilli sulla mia foto”, ha risposto, rimarcando anche che “le autostrade le ho trattate molto peggio delle ferrovie”. “Non sono un buon giudice di me stesso – ha aggiunto – ma credo di essere bravo a fare le analisi costi-benefici”. Ponti ha anche ricordato che “noi siamo stati entusiasti di lavorare con Delrio (l’ex ministro dei Trasporti, ndr), Delrio ha messo in moto l’analisi costi-benefici, c’è davvero una continuità di pensiero con il suo approccio”.
“Questa è un’analisi economica e non politica, dobbiamo parlare di questo”, ha poi esortato il professore. “Ha tutti i vizi e le virtù di un’analisi economica, ma pretendere la perfezione per una cosa che tende al futuro è impossibile”, ha aggiunto. “Certo che le analisi sono contestabili, ma i numeri sono lì e bisogna leggerli“, ha ricordato Ponti. In merito all’intervista al Corriere della Sera rilasciata da Pierluigi Coppola, l’altro membro del gruppo di lavoro che non ha firmato l’analisi, il professore ha spiegato che “Coppola non ha partecipato a questo lavoro” e la sua contro-relazione “non l’ho vista“, ma “è perfettamente libero di esprimere le sue opinioni: ricordo però che è uno su sei”.
Sull’analisi manca la sua firma, ha spiegato Coppola al Corsera, perché “non condivido la metodologia utilizzata”. “Si tratta – ha detto – di un assemblaggio di approcci diversi. In alcuni punti si seguono le linee guida della Commissione europea. Poi si passa a un altro metodo, molto più inusuale”, è “il metodo del professor Ponti”. “Abbiamo alcuni premi Nobel che ci sostengono. Forse non è proprio il metodo Ponti”, ha replicato il professore a margine dell’audizione.
Un’altra accusa mossa da Coppola riguarda “l’inserimento nei costi del mancato incasso delle accise sui carburanti”, “una procedura inedita”, ha sostenuto al Corriere. Una critica avanzata anche da molti dei deputati presenti in commissione. “Non è vero che non abbiamo calcolato i benefici ambientali, lo abbiamo fatto stimando la domanda da strada e ferrovia”, ha replicato Ramella, ricordando che “uno degli elementi più critici riguarda la previsione di domanda e di traffico” e che “sulle accise e i pedaggi abbiamo usato un metodo standard, come già usato nel 2011” per la precedente analisi costi-benefici sul Tav. “Quando si dice che noi abbiamo adattato la metodologia per arrivare ad un risultato è una cosa non vera“, ha concluso Ramella.
Il viceministro Rixi: “Non realizzarla scenario che non voglio prendere in considerazione”
Il vero tema sulla Tav è “se si vuole fare l’opera oppure no. Se la si vuole fare, i modi per risparmiare sui costi ci sono. Se non la si vuole fare è un altro conto: ma è uno scenario che non voglio prendere neanche in considerazione“, afferma il viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi, in un’intervista a La Stampa. Rixi sconfessa il metodo dell’analisi costi-benefici non è convinto da alcuni aspetti del documento, “come l’aver inserito i mancati introiti per le accise e i pedaggi”. Secondo Rixi, il Governo non è a rischio ma apre alla possibilità di un referendum, “ma ripeto, non ci voglio neanche pensare che siano i cittadini e non il governo a fare sintesi”.
L’idea di una consultazione Rixi la ribadisce ai microfoni di Radio Anch’io su Rai Radio Uno: nel caso in cui si andasse a un blocco della Tav “bisognerebbe chiedere ai cittadini perché il blocco non è previsto nel contratto di governo“. Per Rixi, comunque con “la relazione Ponti si può per far capire all’Unione europea che per l’Italia è necessario avere più risorse europee e quindi scaricare alcuni costi perché c’è un sovra finanziamento da parte italiana”. Inoltre “si possono risparmiare circa 1,5 miliardi su opere in territorio italiano”. Ma tornando all’analisi costi-benefici Rixi ha detto “Ponti ha messo una quota di accise che non esistono perché il governo ha confermato l’abbattimento per quest’anno e per i prossimi di accise sull’autotrasporto. Disposti a rinunciare alla Tav? “Non è un problema della Lega, ma del Paese, il tema è di interesse nazionale“, ha concluso il viceministro.