24,5 miliardi di euro: è il volume d’affari complessivo annuale delle agromafie, che nel 2018 ha avuto un aumento del 12,4%. Una crescita che sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, immune alle tensioni sul commercio mondiale e alle barriere per la circolazione delle merci e dei capitali. Non solo, dati della Guardia di Finanza, diffusi in occasione della presentazione del VI Rapporto sulle Agromafie 2018, emerge che la quota più consistente di denunce a riguardo (561 negli ultimi 18 mesi) è stata registrata per il reato di favoreggiamento delle condizioni di illegalità dello straniero. Seguono l’impiego da parte del datore di lavoro di stranieri privi del permesso di soggiorno e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Le persone denunciate sono per l’80% di nazionalità italiana e fanno parte di un sistema complesso e organizzato.
Questa rete criminale si insinua nella filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, con tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse di organizzazioni che via via abbandonano l’abito “militare” per vestire il “doppiopetto” e il “colletto bianco”, riuscendo così a scoprire e meglio gestire i vantaggi della globalizzazione, delle nuove tecnologie, dell’economia e della finanza tanto che ormai si può parlare ragionevolmente di mafia 3.0, come spiegano Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare nel Rapporto.
L’analisi: “Organizzazioni hanno governance multilivello” – Le nuove leve mafiose in parte provengono dalle tradizionali famiglie che hanno indirizzato figli, nipoti e parenti agli studi in prestigiose università italiane e internazionali e in parte sono il prodotto di una operazione di ”arruolamento”, riccamente remunerato, di operatori sulle diverse piazze finanziarie del mondo. Nel 2018 si è confermata anche l’impennata di fenomeni criminali con furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti e animali con un ritorno dell’abigeato e veri e propri raid organizzati strettamente connessi alla macellazione clandestina. A tutto questo – osserva ancora il Rapporto Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare – si aggiungono racket, usura, danneggiamento, pascolo abusivo, estorsione nelle campagne mentre nelle città, silenziosamente, i tradizionali fruttivendoli e i fiorai sono quasi completamente scomparsi, sostituiti da egiziani indiani e pakistani che controllano ormai gran parte delle rivendite sul territorio.
“Siamo ormai di fronte ad organizzazioni che esprimono una ‘governance multilivello’ o più ‘governance multilivello’ sempre più interessate a sviluppare affari in collaborazione che non a combattersi -spiegano Gian Maria Fara, presidente di Eurispes e Gian Carlo Caselli, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie – e il comparto agroalimentare si presta ai condizionamenti e alle penetrazioni: poter esercitare il controllo di uno o più grandi buyer significa poter condizionare la stessa produzione e di conseguenza il prezzo di raccolta, così come avere in proprietà catene di esercizi commerciali o di supermercati consente di determinare il successo di un prodotto rispetto ad altri”.
Vino e carne i settori più colpiti – I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono il vino con +75% nelle notizie di reato, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode. Nell’ultimo anno sono stati sequestrati 17,6 milioni di chili di alimenti di vario tipo per un valore di 34 milioni di euro con lo smantellamento di un’organizzazione fra Campania, Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Veneto che importava zucchero da Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia e poi lo immetteva nei canali del mercato nero attraverso fatture false per rivenderlo a prezzi stracciati a imprenditori che lo usavano per adulterare il vino.
Quanto alle operazioni dei carabinieri del Nas, tra il 2017 e il 2018, nel settore della “sicurezza alimentare” si caratterizza per i ben 53.526 controlli, di cui 19.218 con risultati di non conformità. Gli arresti sono stati 28 mentre le persone segnalate all’Autorità giudiziaria 2.509 e all’Autorità amministrativa 16.685. Sono state contestate sanzioni amministrative per oltre 26 milioni di euro per un valore dei sequestri pari ad oltre 638 milioni di euro. Nello stesso periodo, i controlli nel settore dei farmaci sono stati 6.591 con 1.421 situazioni di irregolarità, con sanzioni per circa 2,3 milioni di euro e un valore sei sequestri di oltre 30 milioni di euro. Nel settore della sanità i controlli sono stati invece 26.820 per un totale di irregolarità riscontrate pari a 4.225, il valore delle sanzioni è stato di circa 3,8 milioni di euro, mentre quello dei beni sequestrati di oltre 400 milioni di euro.