Inizia l’iter dei testi sulle autonomie regionali, anche se dentro il governo ancora non c’è l’intesa definitiva. Il Consiglio dei ministri di questa sera aveva in agenda le comunicazioni sui tre disegni di legge che recepiranno le intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. “Con un giorno di anticipo abbiamo chiuso la fase tecnica. Tutti i ministeri hanno dato il loro contributo. L’impianto generale e la parte finanziaria delle intese sono chiuse con il via libera del Mef”, ha dichiarato la ministra degli Affari regionali Erika Stefani al termine del cdm. La ministra annuncia anche che “questa settimana si riunisce il tavolo del governo sull’autonomia per formulare la proposta definitiva” e, di fronte alle polemiche per il mancato coinvolgimento del Parlamento, dice: “È difficile che i ddl siano emendabili dopo l’intesa” perché cambierebbero l’intesa stessa ma “ci sarà un confronto con le Camere prima della firma”. Stefani va veloce e si dice “positiva” sull’esito della discussione, ma il M5s esprime perplessità, sia con il deputato Luigi Gallo che parla di “fretta senza senso” e un dossier dei gruppi di Camera e Senato pentastellati che sottolinea il rischio che si creino “cittadini di serie A e di serie B“.
“Io ultimamente i dossier li vedo sempre in ritardo, quindi chiedetelo a chi lo ha fatto”, ha risposto ironicamente Matteo Salvini, lasciando Palazzo Chigi. “La prossima settimana ci sarà un vertice politico” sull’Autonomia, ha annunciato Salvini che ha specificato: “Stiamo valutando come coinvolgere il Parlamento”. Una richiesta sui cui premono appunto i Cinquestelle, come ha sottolineato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro sempre al termine del cdm: “Il testo finale” sulle autonomie “verrà vagliato dalle Camere che saranno coinvolte in maniera adeguata nell’iter di approvazione, con i modi e i tempi che il Parlamento riterrà opportuno”. “Con il modello autonomista che abbiamo in mente renderemo le amministrazioni locali più efficienti a vantaggio di tutto il sistema-Paese, rispettando il principio della coesione nazionale alla base di qualunque meccanismo di compartecipazione tributaria”, ha aggiunto.
I tre disegni di legge “inemendabili”
I tre disegni di legge che recepiranno le intese per l’Autonomia di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, vanno considerati inemendabili dal Parlamento. E’ quanto si evince nelle bozze delle tre intese che esaminati dal Consiglio dei ministri. Affermano infatti che l’approvazione da parte delle Camere “avverrà in conformità” del procedimento “per l’approvazione delle intese tra lo Stato e le confessioni religiose” che per prassi parlamentare sono inemendabili. “In mancanza di una disciplina attuativa dell’art. 116, comma terzo, della Costituzione – si legge nelle bozze – alla sottoscrizione dell’Intesa tra il governo e la Regione interessata deve conseguire l’approvazione di una legge rinforzata, l’iniziativa su tale provvedimento legislativo spetta al Governo”. “A tale scopo – prosegue il testo – il governo presenta alle Camere un apposito disegno di legge che recepisce i contenuti dell’Intesa da approvare a maggioranza assoluta dai componenti di entrambe i rami del Parlamento”.
Gallo (M5s): “Fretta non ha alcun senso”
In realtà sul fronte Cinquestelle non mancano forti perplessità. A intervenire oggi è stato il deputato Luigi Gallo (M5s): “Tutta questa fretta e riservatezza nel definire una trasformazione epocale del nostro Paese non ha alcun senso. Il dibattito sulle autonomia differenziata va reso pubblico e va parlamentarizzato. Affrontiamo ogni singolo tema in modo trasparente sotto gli occhi dei cittadini in Parlamento perché l’operazione può essere solo chirurgica. Sulla trasformazione di aspetti delicatissimi dello Stato non si può fare né propaganda, né lotta di partito. Prima affrontiamo i disequilibri su Università e Scuola e poi le autonomie”, ha detto. “Immaginatevi ogni Regione che decide un modello organizzativo del personale della scuola, più o meno precario, più o meno privato, più o meno verticistico. Non saremmo più un Paese unito e in ogni regione si realizzerebbero delle discriminazioni incontrollabili per docenti, dirigenti e studenti. Avremmo un diritto allo studio differenziato”. Un pericolo “che potrebbe produrre ben presto fratture e divisioni territoriali drammatiche” anche per le Università. “Mi associo alle parole di Monica Barni della Conferenza delle Regioni, che oggi in Commissione Cultura ha chiesto al più presto la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) che garantisce la creazione di un fondo per i disequilibri regionali. E’ nel nostro contratto di governo e va fatto prima delle autonomie”.
M5s: “No cittadini di serie B”. Salvini: “Non ci saranno”
“Per il M5S, sempre in direzione del rispetto della Costituzione, ogni percorso di autonomia non può prescindere dalla prioritaria individuazione dei Lep”, cioè dei livelli essenziali delle prestazioni per evitare che “ci siano cittadini di serie A e di serie B”. È quanto si legge in un dossier dei gruppi parlamentari di M5s sulle intese con Veneto, Lombardia e Emilia Romagna sul regionalismo differenziato. Il dossier critica anche la tesi dell’inemendabilità da parte del Parlamento dei ddl che recepiscono le tre intese. “Non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Chi dice queste cose non ha letto” le bozze delle intese, ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini lasciando Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri. “Chi spende meglio – ha detto Salvini – avrà servizi più efficienti, risparmierà e avrà così i soldi per dare di più ai cittadini”.
Intanto stanno facendo una riforma che ha un impatto superiore a quella costituzionale del 2016, senza discuterne, senza approfondire, senza forse nemmeno capirla. Lo chiamano federalismo differenziato invece è secessione unilaterale.
— Giuseppe Civati (@civati) February 14, 2019
In mattinata il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha organizzato una conferenza stampa per protestare contro il governo. “Il Movimento 5 stelle”, ha detto, “sta approvando questo disegno di legge e sta dalla parte sbagliata. Io penso che se il M5s vuole recuperare quel giusto consenso che ha avuto nel Paese e nell’Italia meridionale per il cambiamento, dovrebbe rompere il contratto con la Lega. Ormai – il numero di promesse non mantenute – e potrei parlare anche di tradimenti, perché poi quando si tradisce su valori importanti in politica, come sul terzo valico, le trivelle, a Taranto, l’onestà, i temi delle disuguaglianze di cui stiamo parlando adesso, a quanto pare alle autorizzazioni a procedere, alla restituzione dei 49 milioni e altro ancora – mi fa pensare che stiano perdendo tutto quel bel voto che hanno ottenuto. E è difficile poi recuperare e l’unico modo per farlo è connettersi con chi invece ha dimostrato di saper lottare non tradendo, con coerenza e credibilità, invece hanno scelto la Lega”.