Urla, fogli scagliati contro la segreteria della Camera e il deputato Pd Luigi Marattin che mette per due volte le mani addosso al collega M5s. Scene di tensione a Montecitorio durante la discussione del disegno di legge di riforma costituzionale sul referendum propositivo. Tutto è nato con i democratici che hanno chiesto l’espulsione del deputato M5s Giuseppe D’Ambrosio con l’accusa di aver fatto il gesto delle manette rivolto al dem Gennaro Migliore. E’ seguito l’assalto al banco della presidenza, con capannelli di parlamentari che hanno iniziato ad affrontarsi fino all’arrivo dei commessi. Sotto accusa il parlamentare del Pd che, in un video registrato dai 5 stelle, si vede per due volte avvicinarsi al portavoce grillino mettendogli le mani addosso. “Sono andato a dirgli che secondo il regolamento non può fare riprese”, si è difeso Marattin, “e ho ricevuto in cambio i soliti insulti che da 15 minuti ci stavano rivolgendo, con lo scandaloso beneplacito del Presidente Fico. Patetico il tentativo di passare per vittima; manco fosse il grande Pippo Inzaghi quando faceva simulazione in area”.
Tutto è iniziato con la notizia del rifiuto da parte del presidente Fico di espellere D’Ambrosio. A quel punto i deputati Pd sono andati a protestare sotto il banco: un deputato ha lanciato fogli al presidente, colpendo la segretaria Lucia Pagano, un altro ha fatto volare una delle sedie del governo. I commessi si sono messi in mezzo per fermare l’assalto, guidato dal deputato Pd Emanuele Fiano. I dem hanno quindi abbandonato l’Aula e uno dei parlamentari ha fatto il segno del saluto al presidente della Camera: “Arrivederci”, gli ha risposto Fico. Salvo poi intervenire per scusarsi: “Siccome c’è stata un po’ di tensione con il Pd che salutava mentre lasciava l’Aula, chiedo scusa per aver risposto ‘arrivederci’. Quando sbaglio pago e chiedo scusa. E’ stata mia colpa e mio errore”. L’esame del ddl riprenderà martedì 19 febbraio alle 14, mentre domani alle 9,30 ci saranno le interpellanze.
L’intervento che ha provocato le polemiche è stato quello di D’Ambrosio che se l’è presa con Pd e Fi a proposito delle preferenze. “E’ un dibattito divertente, surreale quasi a tratti”, ha esordito. “In quest’Aula Pd e Forza Italia parlano di preferenze e sono proprio i partiti che le hanno cancellate per fare i listini bloccati nei quali mettere i peggiori parlamentari della vergogna di questo Paese. Voglio ricordare come Pd e Fi selezionano attraverso le preferenze la classe politica di questo Paese”. Qui c’è stato un primo intervento di Fico che ha chiesto fossero usate “parole appropriate”. “Il nome peggiore devo ancora farlo”, ha continuato D’Ambrosio, “perché voglio parlare in quest’Aula di Franco Antonio Genovese, condannato in primo grado a 11 anni, deputato del Pd, cacciato dal Pd, passato in Forza Italia che naturalmente lo ha accolto a braccia aperte”. Da qui le telecamere della Camera non inquadrano più l’emiciclo, ma solo il presidente della Camera. Che prova a riportare ordine senza ottenere risultati. I 5 stelle hanno poi diffuso un altro video, girato con un cellulare dai parlamentari, in cui si vede il deputato Pd Marattin e i colleghi protestare dai banchi e cercare il M5s per un confronto molto teso.
Contro Fico è poi intervenuto il capogruppo Pd Graziano Delrio: “D’Ambrosio, per aver fatto il gesto delle manette verso di noi, andava espulso e Fico si è rifiutato”, ha detto in Transatlantico circondato dai colleghi. “Non ha difeso la dignità di noi deputati, non può dirci, mentre usciamo dall’Aula: ‘arrivederci'”. Così anche il presidente del gruppo Pd alla Camera Emanuele Fiano: “Ci fanno lezioni sulla Costituzione e sul diritto, ma alla prima occasione viene fuori tutto il loro desiderio di considerare comunque e sempre che il posto giusto per i loro avversari è la galera. Nel bel mezzo della discussione sulla riforma costituzionale promossa dai 5 stelle nell’intento dichiarato di aumentare la partecipazione popolare, la trasparenza dei processi decisionali, la qualità della democrazia, il collega D’Ambrosio del M5s non ha trovato niente di meglio che rivolgersi verso il gruppo del Pd facendo il gesto delle manette. Questo è un indice di ciò che per loro debba essere il livello dei rapporti fra i partiti presenti in Parlamento”.