Aveva ricoperto ruoli dirigenziali del Pd in Puglia e poi si era candidato alla segreteria nazionale del partito contro Matteo Renzi. Per questo motivo la sezione disciplinare del Csm ha condannato il governatore della Puglia Michele Emiliano alla sanzione dell’ammonimento, che è la più lieve.
Secondo l’atto di incolpazione della procura generale della Cassazione, il presidente della Regione Puglia ha violato la norma che vieta alle toghe di fare vita attiva nelle formazioni partitiche, visto che è ancora magistrato ma è anche iscritto al Partito democratico e partecipa alla sua attività in “forma sistematica e continuativa”. Nelle scorse settimane sulla vicenda Emiliano aveva replicato: “Sono l’unico magistrato nella storia della Repubblica italiana eletto democraticamente dal popolo come presidente della Regione, al quale la procura generale della Cassazione contesta l’iscrizione ad un partito politico nonostante non svolga le funzioni di magistrato da 13 anni causa l’espletamento di mandato elettorale”.
Emiliano, durante i mandati prima di sindaco di Bari (dal 2004 al 2014), poi di assessore al comune di San Severo e infine di governatore (dal 2015 ad oggi), ha ricoperto contemporaneamente gli incarichi di segretario (dal 2007 al 2009 e dal 2014 ad oggi) e di presidente (dal 2009 al 2014) del Pd della Puglia. Queste cariche dirigenziali, evidenziava nell’atto di incolpazione la procura generale della Cassazione, “presuppongono per statuto l’iscrizione al partito politico di riferimento” ma, “per converso, non sono coessenziali all’espletamento dei mandati” che Emiliano ha svolto presso gli enti territoriali.
“Iscrivendosi a un partito e svolgendovi attività partecipativa e direttiva in forma sistematica e continuativa”, l’attuale presidente della Puglia ha violato “la disposizione del decreto legislativo 109 del 2006 che prevede come illecito disciplinare questi comportamenti; norma – faceva notare ancora la procura generale della Cassazione – a sua volta attuativa della prescrizione posta nell’art.98, terzo comma, della Costituzione, posta a garanzia dell’esercizio indipendente e imparziale della funzione giudiziaria e valevole anche in relazione ai magistrati che non svolgano temporaneamente detta funzione, per essere collocati fuori del ruolo organico della magistratura”.
“In 13 anni ho sempre fatto politica all’interno di formazioni politiche assimilabili a partiti politici, prima liste civiche e poi nel Pd a partire dal 2007”, era la difesa di Emiliano in attesa della decisione del Csm. “L’ho fatto sin dall’inizio – prosegue la sua replica – richiedendo l’aspettativa anche se la legge non mi obbligava a farlo. L’aspettativa infatti serviva a far cessare l’esercizio delle funzioni ed a rispettare il divieto di iscrizione ai partiti per i magistrati.