Secondo la Procura Vittorio Baglioni, Mario e Dino Tredicine si rivolgevano al funzionario comunale Alberto Bellucci per ottenere le autorizzazioni e conoscere informazioni “sensibili”, poi si facevano pagare dagli associati dei sindacati di cui erano dirigenti per veicolare i singoli permessi. Per il pm Antonio Clemente, che ha disposto i decreti di perquisizione, i quattro erano parte di sodalizio composto almeno da 16 persone
“Sistematica omissione sul controllo della regolarità dei procedimenti amministrativi” e “divulgazione di informazioni riservate relative a procedimenti amministrativi a carico di commercianti ambulanti”. Tutto ciò attraverso “l’induzione a dare e promettere denari ed altre utilità”. Secondo gli inquirenti, è Alberto Bellucci il dirigente capitolino gancio dei cosiddetti “bancarellari” romani, in grado di “indirizzare le autorizzazioni rilasciate da Roma Capitale per l’occupazione di postazioni per il commercio ambulante e relative turnazioni su area pubblica”.
A beneficiarne, per la Procura di Roma, i rappresentanti di organizzazioni sindacali, fra cui la Fivag Cisl attraverso Vittorio Baglioni e le sigle create ad hoc da due esponenti storici della famiglia Tredicine, Dino e Mario. In particolare, “Baglioni, in funzione della propria carica, utilizzava la sede della Fivag Cisl (…) quale base logistica di raccordo dell’organizzazione della gestione illecita delle licenze e turnazioni di posteggio”. Stessi uffici utilizzati anche da Dino Tredicine.
Per il pm Antonio Clemente, che ieri ha disposto i decreti di perquisizione, i quattro erano parte di un “sodalizio criminoso” composto almeno da 16 persone, fra cui soprattutto ambulanti e sub-gestori delle autorizzazioni. I tre sindacalisti, infatti, a loro volta rendevano “servizi nei confronti dei singoli associati” e incassavano da loro, “somme di denaro per l’utilizzazione di titoli autorizzativi all’occupazione delle postazioni per l’esercizio del commercio ambulante”. In estrema sintesi: Vittorio Baglioni, Mario e Dino Tredicine si rivolgevano a Bellucci per ottenere le autorizzazioni e conoscere informazioni “sensibili”, poi si facevano pagare dagli associati dei sindacati di cui erano dirigenti per veicolare i singoli permessi.
Da considerare che se la Fivag Cisl (Federazione italiana venditori ambulanti e giornalai della Cisl) è un sindacato strutturato in maniera piuttosto eterogenea, i Tredicine annoverano nelle loro sigle per la maggior parte esponenti della loro vasta famiglia – di lontana origine sinti italiana – per lo più impiegati nello stesso business, o comunque persone a loro collegate. Una rappresentanza storica se si pensa che Mario e Dino in un passato recente hanno fatto parte della Confcommercio romana e che da tempo la loro famiglia mantiene rapporti molto stretti con la comunità bengalese in città.
IlFattoQuotidiano.it ha provato a rintracciare telefonicamente Mario e Dino Tredicine e Vittorio Baglioni, ma nessuno di loro si è reso raggiungibile o ha voluto rilasciare dichiarazioni. Idem per l’avvocato dei Tredicine, Gianfranco Di Meglio. Sebbene gli inquirenti non abbiano fornito ulteriori informazioni, l’ampio coinvolgimento del X Gruppo Mare della Polizia Locale di Ostia nelle attività di perquisizione lascia pensare che il grosso delle autorizzazioni “incriminate” faccia riferimento all’area del litorale romano.
Un territorio, quest’ultimo, dove da tempo insiste un’aspra lotta nelle sedi locali istituzionali per lo spostamento degli ambulanti e degli operatori del commercio a rotazione (fra l’altro dislocamenti quasi sempre falliti). Intanto, il Codacons annuncia che si costituirà parte offesa nell’inchiesta. “Si tratta di una vicenda molto grave perché vede coinvolti funzionari comunali che dovrebbero operare nel rispetto della legalità e nell’interesse dei cittadini – spiega il presidente Carlo Rienzi – Pertanto il Codacons si costituirà parte offesa nell’inchiesta in rappresentanza dei cittadini romani, e se saranno accertati gli illeciti contestati chiederà un equo risarcimento danni ai responsabili per conto della collettività”.