L’Antitrust ha aperto un’istruttoria sui prezzi del latte sardo di pecora destinato alla produzione di pecorino romano Dop. A cinque giorni dall’inizio della protesta dei pastori in Sardegna, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso di avviare un procedimento nei confronti del Consorzio per la tutela del formaggio pecorino romano e di 32 imprese di trasformazione ad esso aderenti, tutte con sede nell’isola.

Infatti, se la protesta è per il prezzo del latte, alla base c’è un eccesso di produzione di pecorino romano. La rabbia dei pastori sardi, che nei giorni scorsi hanno sversato il loro prodotto sulle strade pur di non venderlo a meno di 60 centesimi al litro, nasce infatti dallo sforamento delle quote approvate dal Consorzio per la tutela del formaggio che si ottiene con il loro latte. La sovrapproduzione ha fatto crollare il prezzo del pecorino e a quel punto i caseifici hanno deciso di abbassare a loro volta le cifre pagate per la materia prima ai pastori. Che ora chiedono il ripristino delle “restituzioni alle esportazioni” del pecorino, una forma di sussidio abolito nel 1996, e la gestione diretta delle quote di produzione in modo da avere più potere contrattuale.

In questo senso, l’intervento dell’Antitrust potrebbe portare a una svolta. Lo scopo dell’istruttoria è infatti verificare se gli operatori abbiano imposto agli allevatori un prezzo di cessione del latte al di sotto dei costi medi di produzione. Ai sensi della normativa sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare, questa pratica potrebbe inquadrarsi in una situazione di significativo squilibrio contrattuale tra i caseifici e gli allevatori, questi ultimi parte debole del rapporto in ragione della natura altamente deperibile del latte e delle caratteristiche dimensionali e organizzative delle imprese di allevamento. L’istruttoria dell’Antitrust dovrà concludersi entro quattro mesi.

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