Polemica accesa a Piazzapulita (La7) tra Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it e di FQ Millennium, e l’ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. Casus belli: l’accordo Ilva, per il quale Calenda rivendica meriti contestati dal direttore de La Verità, Maurizio Belpietro, e dallo stesso Gomez.
Il direttore del Fatto online cita, a riguardo, una intervista rilasciata il 13 settembre scorso alla trasmissione L’Aria che Tira dall’attuale segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che, ad accordo chiuso, dichiarò: “Do atto al ministro Di Maio che ha fatto il ministro, lasciando fare al sindacato la sua parte. E, anche nei momenti critici nella notte, ha dato un contributo per fare in modo che le soluzioni fossero trovate. Quindi, ha sostenuto le nostre posizioni per far cambiare idea all’azienda. Vorrei far notare che quell’accordo Di Maio non l’ha firmato. Quell’accordo è stato firmato dal sindacato, da ArcelorMittal e dai commissari”. E aggiunse: “Mittal era partita che assumeva solo 10mila lavoratori e non voleva prendersi nessun impegno rispetto a quelli che sarebbero stati ancora lì nel 2023, quindi ci sarebbero stati dei licenziamenti. Noi abbiamo detto che un accordo così non lo firmavamo. Non voleva dare l’articolo 18. E anche sugli investimenti ambientali non c’era una serie di vincoli, che successivamente sono stati invece ottenuti”. Sull’accordo fallito durante il precedente esecutivo, Landini precisò: “Non abbiamo fatto l’accordo col ministro Calenda non per una ragione politica, ma perché alla fine erano previsti licenziamenti. Mittal cioè non aveva l’impegno di assumere, i numeri iniziali erano diversi e sull’ambiente c’era bisogno di forzare qualcosa in più. Quando ci siamo incontrati la prima volta col nuovo governo, e in particolare col ministro Di Maio, gli abbiamo detto con molta chiarezza che per noi quello stabilimento e il gruppo non andavano chiusi. E gli abbiamo spiegato chiaramente perché non avevamo fatto l’accordo prima, chiedendo al governo di battersi insieme a noi per far cambiare idea a Mittal”.
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