Si nascondeva in appartamento all’ultimo piano di un condominio a Rose, nel Cosentino. Deve scontare una condanna a 14 anni di reclusione per narcotraffico internazionale. Il ministro Salvini: "Non ci fermeremo qui"
Francesco Strangio, pluripregiudicato latitante della ‘ndrangheta, è stato arrestato nella notte tra giovedì e venerdì dai carabinieri di Reggio Calabria e Cosenza. Si nascondeva in un appartamento all’ultimo piano di un condominio a Rose, piccolo centro nel Cosentino. Era solo, disarmato e si è arreso subito ai militari della compagnia di Bianco e dei cacciatori di Calabria che hanno fatto irruzione nell’appartamento. Strangio, 38 anni, era latitante dal 17 gennaio 2018 quando nei suoi confronti è stato emesso un ordine di carcerazione in seguito alla sentenza della Cassazione che ha confermato i 14 anni di carcere per narcotraffico internazionale. Da quel momento, Strangio era sparito e grazie a una rete di fiancheggiatori, sulla quale sta indagando il procuratore Giovanni Bombardieri e il pm Francesco Tedesco, era riuscito ad avere la disponibilità di una mansarda al terzo piano di una palazzina.
Nel blitz, i carabinieri hanno trovato quasi 8mila euro in contanti, tracce di cocaina sui mobili, un passaporto e alcuni documenti intestati a terze persone. Carte d’identità, sulle quali adesso la Dda sta facendo delle indagini per capire se sono state rubate o se sono state messe a disposizione del latitante che, modificando la foto, le avrebbe potute utilizzare per i suoi spostamenti. Prima di essere ammanettato, è riuscito la lanciare nel camino i cellulari che aveva con sé e che probabilmente servivano per continuare la sua attività di trafficante. Anche se parzialmente bruciati, i carabinieri sono riusciti a recuperare i telefoni e adesso tenteranno di risalire al contenuto nella speranza di ricostruire la rete di favoreggiatori. Contiguo alla cosca Strangio-Janchi di San Luca, il ricercato era stato coinvolto nelle inchieste “Revolution” e “Dionisio” coordinate dalle Dda di Reggio Calabria e Milano secondo cui Strangio era un broker della droga in grado di negoziare e gestire l’importazione di tonnellate di cocaina dal Sudamerica. I carichi venivano nascosti all’interno di container che poi venivano scaricati nei porti del Nord Europa come ad Anversa e Amburgo.
Durante il processo, nato dalle inchieste della guardia di finanza, è emerso che Strangio era un fedelissimo del broker Bruno Pizzata, anche lui di San Luca, che è stato condannato a 30 anni di carcere. L’organizzazione di trafficanti aveva basi logistiche ed appoggi in tutta Italia, ma anche in Germania, Olanda e Belgio dove i “santolucoti” riuscivano ad assicurare l’ingresso e lo smistamento dei carichi di cocaina in Europa. Strangio era esperto nelle trattative d’acquisto direttamente con i narcos sudamericani e, secondo la Dda, ha avuto un ruolo attivo anche nel finanziare le importazioni, coinvolgendo altri “investitori” nel business della cocaina. Ritornando alla sua cattura, secondo gli inquirenti, il latitante aveva trovato rifugio in diversi centri del cosentino da oltre un anno. Nella palazzina di Rose dove è stato arrestato sembrerebbe che si fosse trasferito un paio di settimane fa. Soddisfazione è stata espressa dal ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Grazie alle forze dell’ordine, che ogni giorno ci fanno essere orgogliosi di loro. L’arresto di questo criminale ne è la conferma. Non ci fermeremo qui”.