Vi mancava qualche storia virale sull’Italia che offre lavoro contro l’Italia che vuole il reddito di cittadinanza? Tra agenti di commercio, baristi, commessi e tante altre allettanti posizioni disponibili senza lavoratori, tra poco le categorie merceologiche saranno esaurite. E visto che mancava, ecco appena sfornata – è il caso di dire – la storia del panettiere che non trova apprendisti.
La vicenda l’ha raccontata il Gazzettino: a Reschigliano di Campodarsego, in provincia di Padova, un forno cerca da tempo un apprendista disperatamente ma nessuno vuole lavorare per 1400€ al mese. Tutti già sognano la poltrona, le vacanze e il reddito di cittadinanza e guai a parlare di lavoro! D’altronde se c’è crisi, si prende ciò che passa il convento, in tanti direbbero (conoscendo un po’ i connazionali, direi in tantissimi). Questo vorrebbe il senso comune all’italiana.
Proviamo, invece, a leggere con attenzione quanto riportato dal Gazzettino: orario di lavoro 2-9 dal lunedì al sabato. 2-9 del mattino, dal lunedì al sabato che – calcolatrice alla mano – fanno almeno 42 ore settimanali. Dividendo lo stipendio offerto di 1400€ al mese, il risultato è poco più di 8€ l’ora. Che saranno anche molte per l’Italia (a giudicare dal costo della vita, diciamo di no) ma il sacrificio richiesto è quello di rinunciare alla vita, non quello di rimboccarsi le maniche.
Lavorare di notte non fa bene alla salute e non fa bene alla vita sociale (che può curare depressioni, ansia e solitudine). Il benessere fisico e quello mentale sono patrimoni che vanno preservati e se qualcuno decide (o è costretto) di metterli a rischio, deve essere per una ragione valida, non per guadagnare 8€ l’ora che sarebbero – addirittura – il 50% in più della paga gentilmente elargita dall’artigiano in questione.
Diciamolo, il mondo è rovesciato: questa storia è diventata virale, come tante altre della saga “L’Italia che lavora contro l’Italia che aspetta il reddito di cittadinanza” ma ad essere obiettivi dov’è la notizia? Ci sarebbe, questo sì, se qualcuno accettasse di lavorare per quella somma, sei notti su sette, non se la maggioranza dei giovani dice “no, grazie”.
Si potrebbe obiettare: il pane che mangi ogni giorno qualcuno deve pur farlo. Giusto. Ma evidentemente, le condizioni proposte non sono accettabili e in questo caso il panettiere deve rivedere l’organizzazione della sua azienda. Magari pretendere sei notti su sette è troppo; magari gli orari di lavoro possono essere ripensati. Magari – e qui torniamo al punto di partenza – la paga è troppo bassa.
L’Italia, si conferma, l’unico Paese con economia di mercato dove le imprese perdono le staffe se la legge della domanda e dell’offerta finisce per funzionare; che i contratti debbano essere flessibili per favorire le assunzioni è una religione ma se i lavoratori snobbano le offerte perché troppo basse, finiscono per essere etichettati come fannulloni che vogliono il reddito di cittadinanza. Una vera e propria retorica populista al rovescio.
“Già perché, che sia una michetta o un ricercatissimo sfilatino farcito di olive, il pane sulla tavola non manca mai”. Ha ragione ma evidentemente le reclute si sognano la notte di fare la fine di Cecco, il nipote del fornaio in Fantozzi contro Tutti. E allora, invece di andare a lavorare per un tozzo di pane, si girano dall’altra parte e ricominciano a dormire. Provate a dar loro torto.