Secondo l'ex premier l'iter è stato aperto dal governo successivo al suo. La smentita del senatore Pd: "Trattativa cominciata il 16 maggio del 2016 con una lettera dell’allora ministro Enrico Costa". Nel frattempo a criticare il provvedimento arriva una nota di otto consiglieri del M5s Puglia: "No cittadini di serie A e di serie B"
Matteo Renzi sostiene di non avere nulla a che fare con la riforma dell’Autonomia. Il suo ex sottosegretario agli affari regionali lo smentisce: l’iter iniziò nel maggio del 2016, quando Renzi sedeva ancora a Palazzo Chigi. Il commento dell’ex premier arriva da San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, dove ha presentato il suo nuovo libro. A proposito della richiesta di maggiore autonomia presentata dall’Emilia-Romagna, Renzi ha detto: “Non ho mai apprezzato quel disegno e di conseguenza rispetto il percorso che stanno facendo, ma è un percorso che non ho fatto e non avrei fatto. È un tema che si pone non da oggi, è una discussione aperta col governo Gentiloni… è stata aperta col governo Gentiloni, non con quello Renzi…”.
Bressa: “Iter cominciato con Renzi premier” – A distanza arriva la smentita di Gianclaudio Bressa, sottosegretario al Ministero per gli affari regionali e le autonomie nei governi Renzi e Gentiloni. “L’intera trattativa – dice l’attuale senatore del Pd all’agenzia Ansa – è cominciata il 16 maggio del 2016 con una lettera dell’allora ministro Enrico Costa, quindi in pieno governo Renzi”. Le parole di Renzi hanno provocato la replica del governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che peraltro è stato un renziano di ferro. “Non chiediamo un euro in più di quello che già oggi spende lo Stato, né vogliamo togliere alcunché ad altri, ma pretendiamo di essere messi nelle condizioni di fare bene e fare meglio, visto che siamo regione virtuosa, con i conti in ordine e capace di garantire servizi di qualità. Nel rispetto della Costituzione, questo è un progetto che farebbe bene all’Emilia-Romagna e ai i suoi cittadini, alle sue imprese e ai suoi lavoratori. Lo abbiamo concertato e condiviso con i comuni e le province, le associazioni delle imprese, le organizzazioni sindacali e il terzo settore, le università e le camere di commercio”.
M5s Puglia: “No a cittadini di serie A e di serie B” – La riforma sull’Autonomia delle regioni ha creato fibrillazioni anche nella maggioranza di governo. “Guai alla creazione di un contesto in cui ci sono cittadini di serie A e di serie B, espressamente vietato dalla Costituzione”, è il senso di una nota di otto consiglieri regionali della Puglia del Movimento 5 stelle. In linea con quanto sostenuto negli ultimi giorni dai colleghi al governo, gli otto rappresentanti, tornano a parlare del rischio che si corre con il provvedimento, secondo molti esponenti M5s: creare disparità tra regioni più ricche e meno ricche. La riforma, sottolinea però il ministro dell’Agricoltura, Gianmarco Centinaio, “è nel contratto di governo”, un documento che, dice ancora il titolare del dicastero, “consiglio sempre agli amici della Lega e del M5s di tenerlo sul comodino, e tutte le volte che si ha un dubbio, si vada a consultarlo”.
La nota degli 8 M5s – “Il trasferimento di funzioni non può e non deve essere un modo per sbilanciare l’erogazione di servizi essenziali a favore delle regioni più ricche”, rimarcano i consiglieri pugliesi nella nota, in cui sottolineano anche che il percorso di autonomia “non può prescindere dalla prioritaria individuazione dei Lep (Livelli essenziali di prestazione) per garantire servizi essenziali in misura uguale a tutti i cittadini, in qualsiasi Regione vivano”. Una volta individuati i Lep, “si potrà procedere con il calcolo dei fabbisogni standard sulla base delle oggettive esigenze di un territorio e di una popolazione, senza introdurre elementi in contrasto con la carta costituzionale, come l’attribuzione di maggiori fabbisogni dove c’è maggiore gettito fiscale”, scrivono ancora gli otto. Il paragone è con il debito pubblico italiano. “Altrimenti – proseguono – non si capisce perché non si proponga altresì di ‘regionalizzare’ anche il debito pubblico italiano, facendolo ‘pagare’ in proporzione alla ricchezza prodotta da ciascuna Regione e alla residenza territoriale dei possessori dei Titoli di Stato”.
Un rischio di differenze che per il sottosegretario agli esteri Manlio di Stefano non c’è. “Non creeremo mai regioni di serie A o di serie B”, rimarca l’esponente del Movimento 5 stelle, sottolineando che la riforma non “minerà il principio costituzionale” e che Matteo Salvini “ha il dovere di occuparsi di tutti gli italiani”. Nella nota i rappresentanti pugliesi tornano anche a parlare dell’ultimo tema caldo, terreno di scontro del governo gialloverde: il ruolo del Parlamento nella discussione del Ddl. “Auspichiamo che le decisioni sulle autonomie non siano prese da una Commissione paritetica Governo-Regioni interessate, dal momento che il provvedimento avrebbe effetti sull’intero Paese – scrivono ancora nella nota – Ma che sia il Parlamento a mantenere un ruolo centrale nella valutazione delle legge che recepisce le intese, con la possibilità di correggerle se necessario”. Una questione seria, evidenziano gli otto consiglieri, che “richiede riflessioni serie”. “Rimaniamo basiti dal governatore Emiliano che, anche in questo caso, ci ha capito poco e riesce a ridicolizzare tutto rimbalzando da una posizione all’altra nel giro di pochi giorni, riuscendo nell’ardua impresa di scatenare un dibattito con se stesso”, concludono nella nota, riferendosi alla posizione del presidente della Regione Puglia, che ieri ha suggerito ai colleghi di “chiedere al Governo di stoppare il disegno di legge, per fare le nostre proposte di autonomia rafforzata che devono essere uguali su tutto il territorio nazionale”.
Fraccaro: “Parlamento potrà intervenire” – Intervistato dal Fatto quotidiano, anche il ministro dei rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, assicura che l’Aula avrà un ruolo centrale nel regolamento. “La Costituzione, all’articolo 116 comma 3, consente intese tra Stato e Regioni e, ovviamente, per lo Stato deve parlare anche il Parlamento, che ha un ruolo preminente nel processo legislativo – ricorda – Il governo ovviamente non può indicare alle Camere quali tipologie di intervento scegliere, ma il suo compito sarà quello di favorire questo intervento, tanto più che l’autonomia differenziata riguarda le competenze legislative delle Regioni e dunque, di riflesso, anche quelle del Parlamento”.
Berlusconi: “Governo cadrà su questo” – Il dibattito tra Lega e Movimento 5 stelle, invece, secondo Silvio Berlusconi potrebbe far cadere il Governo. “Ho già detto che questo governo sarebbe caduto sui fatti, l’Autonomia è uno di quei provvedimenti che potrà costituire un fatto su cui è pensabile e possibile che questo governo cada, io me lo auguro di cuore”, ha detto l’ex Cavaliere a Cagliari per un tour elettorale a sostegno del candidato del centrodestra per le regionali del 24 febbraio, Christian Solinas.