È noto come Mussolini usasse spostare di continuo i pochi e inefficienti carri armati di cui disponeva per far credere a tutti, e a Hitler in particolare, di avere un esercito ben più potente della misera realtà che la guerra dimostrerà ben presto. Mi è giunta segnalazione dai cittadini del Comitato Civico Vomero Arenella che l’Arpac di De Luca si sia comportata in maniera analoga per affrontare con “efficienza” l’ennesima gravissima crisi ambientale con sforamenti eccezionali di polveri sottili, in questo periodo particolarmente grave nel nolano (Nola Acerra Marigliano = triangolo della morte, Lancet Oncology 2004).
Sono venuti a conoscenza che l’analizzatore orario per le cancerogene Pm 2.5 è stato trasferito a Pomigliano, a giustificazione di situazioni delle ultime criticità ambientali con sforamenti record a San Vitaliano di Nola (122 nel 2018, record italiano). Una centralina per il monitoraggio dell’aria che deve oggi obbligatoriamente includere le Pm 2.5, dichiarate cancerogene certe nel 2013, costa non più di 150mila euro. È la cifra che oggi impegniamo soltanto per curare (non guarire!) non più di due pazienti con cancro al polmone, con i costosissimi ma efficaci farmaci oggi disponibili.
Lo studio Viias (epidemiologi laziali) certifica che almeno sino al 2020 l’area della provincia di Napoli, e in particolare l’area del porto di Napoli, registreranno un inquinamento pari a quello della Lombardia. Uno studio del ministero dell’Ambiente francese (epidemiologi francesi), secondo quanto pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno del 23 gennaio, certifica il porto di Napoli come il porto più inquinato del Mediterraneo e calcola in non meno di 600 cittadini napoletani all’anno le morti (evitabili!) da inquinamento dell’aria. Quindi, circa due napoletani al giorno! Il costo di una centralina moderna ed efficiente per prevenire i danni da inquinamento dell’aria costa non più di quanto ci costa curare non più di due cittadini ammalati di cancro al polmone evitabile.
In questi giorni girano già notizie in anteprima in prima pagina dei dati allarmanti che saranno prodotti dal Registro tumori di Napoli centro, che in 30 anni non ha mai prodotto alcun dato, con valori shock per eccesso di mortalità e incidenza di cancro, specie per polmone e colon retto. Non hanno il coraggio di pubblicare i dati perché non sanno se dare maggiore importanza all’eccesso di mortalità (e quindi alla gravissima disorganizzazione delle cure) o all’eccesso di incidenza (e quindi ammettere i disastri ambientali sinora negati solo perché le pummarole stanno tutte bene).
Ma mentre ancora nessun dato appare da discutere in trasparenza, dopo oltre 30 anni di nulla, veniamo a sapere pure che per affrontare la gravissima situazione di inquinamento dell’aria certificata dalle centraline ubicate nelle scuole del nolano, la soluzione migliore è stata quella di togliere le centraline ubicate nelle scuole del centro di Napoli! Si legge nella relazione tecnica Arpac che è stata fatta questa scelta sulla base di valori orari di Pm 2.5, riscontrati costantemente inferiori ai valori massimi di legge (25 mcg) con una media di circa 15 mcg.
La letteratura scientifica internazionale ha da tempo certificato che il valore limite sinora considerato di 25 è assolutamente inadeguato e ha dichiarato azione di danno alla salute pubblica e azione cancerogena certa sino a valori pari e finanche inferiori a 10 mcg. Pertanto i valori registrati nelle centraline delle scuole del Vomero rientrano assolutamente in valori certamente dannosi alla salute pubblica, ancorché purtroppo ancora all’interno dei drammaticamente obsoleti valori limite di legge italiani. Non esiste quindi alcuna giustificazione tecnica valida per tale spostamento.
Le centraline ed i sensori che mancano vanno comprati e installati ad horas
Consiglieri dell’opposizione in Regione Campania (On. Muscarà del M5s) dichiarano che i dirigenti amministravi dell’Arpac hanno stabilito incrementi dei propri stipendi per molti milioni di euro, mentre i sensori delle centraline, non si comprano ma si spostano sul luogo del bisogno. Ad horas chiediamo quindi il “ripristino dello stato dei luoghi” al Vomero e l’installazione anche dell’analizzatore del benzene necessario in un’area congestionata dal traffico, dove testimonianze di chi vive in loco affermano di non poter aprire le finestre tanta è l’irrespirabilità dell’aria.
Chiediamo che il monitoraggio orario del Pm10 e Pm 2,5 venga esteso a tutta l’area dell’inceneritore di Acerra nonché a San Vitaliano e Pomigliano, da sempre scandalosamente assente. Siamo in guerra vera per l’inquinamento dell’aria! Anche a Napoli e in Terra dei Fuochi, non solo in Pianura Padana!
Nella seconda guerra mondiale in Italia, in cinque anni e mezzo, sono morti per cause dirette e indirette 291.376 militari e 153.147 civili. In totale sono 444mila morti. Ora in Italia, ogni anno, muoiono prematuramente per inquinamento dell’aria poco meno di 85mila persone (Eea). Quindi in cinque anni e mezzo (teniamo lo stesso periodo della seconda guerra mondiale per avere un confronto omogeneo) sono 478mila morti (evitabili).
Come se non bastassero i morti, ci sono poi i “feriti”. Le morti premature sono solo la punta dell’iceberg di un problema sanitario che devasta il Sistema sanitario nazionale. Uno studio italiano del 2016 ha mostrato come l’incidenza delle malattie respiratorie sia più che raddoppiata in 25 anni (dal 1985 al 2011):
1. Attacchi d’asma +110%
2. Rinite allergica +130%
3. Espettorato frequente +118%
4. Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) +220%.
I bambini sono particolarmente esposti e sensibili all’inquinamento dell’aria. Come tutte le guerre, anche questa ha un costo, ma è negativo: non spendiamo nel combatterla, ma nel perderla. E in Campania, mentre non si ha neanche il coraggio di pubblicare quanti morti per cancro stiamo subendo a Napoli centro, le centraline si spostano e si fanno ruotare, come i carri armati di Mussolini appunto.