Venticinque in tutto gli indagati tra cui 11 arrestati. Prevalentemente di origine somala, gestivano il traffico di clandestini e li aiutavano, con l'aiuto di un passeur, a oltrepassare le frontiere
Avevano come base l’ex Moi di Torino e gestivano il traffico di migranti, in arrivo dal Sud Italia e diretti al Nord Europa. La squadra mobile del capoluogo piemontese ha smantellato un’organizzazione criminale internazionale, dopo oltre tre anni di indagine. Un “tour operator” per migranti che aveva come sede l’ex villaggio olimpico, in parte sgomberato, e che organizzava viaggi della speranza, pagati migliaia di euro, per chi volevano passare le frontiere. Venticinque in tutto gli indagati, di cui 11 arrestati. Tutti prevalentemente di origine somala, sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, di contraffazione di documenti di identità ed di traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dalla transnazionalità.
È stata una segnalazione della polizia francese, che aveva intercettato un “passeur” partito dalle palazzine di via Giordano Bruno, a far scattare l’operazione ‘Mogadiscio’, come è stata battezzata dalla squadra mobile di Torino coordinata dal dirigente Marco Martino. Alle indagini, condotte col supporto di Europol e di Eurojust, hanno collaborato anche la squadra mobile di Ragusa – che ha segnalato un sospetto flusso di migranti verso il capoluogo piemontese – nonché quelle di Firenze e di Gorizia.
“Questa è l’ennesima prova che l’immigrazione irregolare è un business che va stroncato – ha commentato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini – L’ex Moi è un’area che, dopo anni di incertezze, abbiamo iniziato a sgomberare e che libereremo completamente nei prossimi mesi”. “Le nostre attività all’ex Moi continuano per tenere fuori i delinquenti e accogliere chi ha bisogno”, ha aggiunto il questore di Torino, Francesco Messina, che ha puntato il dito sulla pericolosità del sodalizio smantellato, ritenuto “potente e forte”.
Secondo quanto ricostruito, i migranti, giunti in Italia, in un primo momento venivano nascosti presso alloggi messi a disposizione dagli associati, alcuni dei quali ubicati nelle palazzine dell’ex Moi di Torino, poi venivano trasferiti nello Stato (Francia, Austria e Germania) di destinazione utilizzando documenti e credenziali di viaggio predisposti appositamente e accompagnati da ‘passeur’, che li aiutavano ad oltrepassare le frontiere utilizzando treni, autobus o autovetture. I documenti utilizzati dai migranti in alcuni casi erano falsi, mentre in altre circostanze venivano contraffatti attraverso la sostituzione della fotografia. I documenti, poi, al termine del viaggio, venivano restituiti agli associati per poter esser nuovamente utilizzati. Secondo quanto scoperto dagli investigatori, inoltre, i migranti venivano istruiti sul comportamento da tenere in caso di controlli delle Forze di Polizia e sulle dichiarazioni da rendere in caso di colloqui per la richiesta dello status di rifugiato.
Il gruppo era specializzato anche nell’abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, effettuando in particolare il trasferimento di somme di denaro come intermediari per conto e in favore di soggetti terzi in cambio di una percentuale sulle somme trasferite, ricevendo rimesse ed effettuando versamenti sia a mezzo postepay sia nell’ambito dell’istituto giuridico di pagamento che trae origine dalla legge islamica denominato Hawala. La Hawala consente che le transazioni di denaro, tra soggetti dimoranti in paesi diversi, avvengano tramite agenti di scambio (hawaladar) che, in seguito, regolano poi i loro rapporti effettuando operazioni di compensazione tramite piattaforme informatiche riferite a Money Transfer Operators, senza trasferimento materiale di denaro da un intermediario all’altro. Ad alcuni degli indagati viene contestato anche di associazione finalizzata al traffico di droga, principalmente marijuana e hashish, sul mercato torinese. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati circa 30 documenti falsificati, 21 chili di hashish, materiale informatico e appunti vari.