Se voti Si vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!”. Con un post sarcastico Beppe Grillo ironizza sul  quesito scelto dal blog delle Stelle per presentare il voto del caso Diciotti agli iscritti del M5s. La consultazione per decidere se concedere o meno l’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini è fissata per lunedì dalle 10 alle 19. Gli iscritti del M5s dovranno rispondere a una domanda: “Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?”. Due le possibili risposte al quesito: “Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere” oppure “No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere“. In pratica per mandare Salvini a processo bisognerà votare No. Una formulazione che ha raccolto l’ironia di Grillo. E ha irritato alcuni esponenti del M5s sul territorio.

 

Consiglieri M5s Torino: “Quesito imbarazzante” – A cominciare da alcuni consiglieri comunali eletti dai pentastellati a Torino, che già ieri avevano annunciato l’intenzione di votare a favore del processo a Salvini.”Siete ridicoli. Fate pena! Dovete solo vergognarvi!” attacca su Facebook la consigliera Maura Paoli mentre il collega di gruppo Damiano Carretto parla di “quesito imbarazzante e mal posto. Non sto capendo se a Roma stiano facendo di tutto per distruggere il Movimento 5 Stelle in maniera inconsapevole o consapevole. A volte il dubbio viene”. Per Daniela Albano “i magistrati devono poterci dire se le decisioni di Salvini, oltre ad essere moralmente inaccettabili, costituiscano anche un reato penale. Per questo voterò per consentire l’autorizzazione a procedere e – precisa – sarà un voto per chiedere verità e giustizia sul caso Diciotti ma non per salvare la dignità del M5s che a mio parere l’ha persa nel momento in cui chiede agli iscritti di esprimersi su uno dei principi cardine della propria ideologia politica. Non è leale costruire un movimento politico su pochi principi cardine condivisi e poi rimetterli in discussione a seconda delle esigenze politiche del momento”.

Nugnes: “Dobbiamo votare no per dire sì?” – Critica col quesito online è anche la senatrice Paola Nugnes. “Dobbiamo votare NO per sostenere il SI?“, scrive, accompagnando la scritta con una emoticon che imita l’urlo di Munch. La parlamentare già nei giorni scorsi aveva criticato la decisione dei vertici pentastellati di affidare al voto sulla piattaforma Rousseau il compito di decidere sulla richiesta del Tribunale dei ministri di processare il ministro dell’Interno: “Non sono temi sui quali si possa ricorrere al voto online “, aveva detto. Attacca la decisione di affidarsi al voto online su un argomento simile anche la senatrice dissidente Elena Fattori. “Voterò sì. Nel nostro programma è prevista l’abolizione di ogni tipo d’immunità per ministri e parlamentari. Non sono dissidente  sono coerente. Il nostro programma parla chiaro, non sono stata eletta in base al contratto di governo. Io ho un vincolo rispetto al programma del Movimento e basta”, dice in una intervista al Quotidiano Nazionale. L’8 febbraio scorso Nugnes e Fattori hanno scritto una lettera – ora pubblicata dall’Huffington Post – a Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Roberto Fico per chiedere ai leader di esprimersi in modo netto sull’ipotesi di voto online sul caso Diciotti. Una consultazione definita “inopportuna“.

Roberta Lombardi: “Votare per il processo” – Diversi gli umori a Roma, dove la maggioranza M5S in Campidoglio non ha stabilito un indirizzo comune per il voto. Consiglieri, anche con diverse sensibilità, non si espongono sul loro indirizzo di voto. “Non c’è un indirizzo scelto, non a livello di gruppo. Ognuno di noi ha una sua opinione – spiega la presidente della commissione Sociale di Roma Agnese Catini -. Stiamo studiando gli atti e voteremo secondo coscienza in maniera ponderata, senza pubblicizzare la nostra posizione per non influenzare altri attivisti sul social. Ci sono prese di posizioni collettive, per quanto ci riguarda ognuno voterà secondo coscienza”. “Non c’è nulla di concordato. Mi prenderò una notte di riflessione sul da farsi, rifletterò molto accuratamente e con molta ponderazione”, risponde la consigliera pentastellata Teresa Zotta. Al contrario Roberta Lombardi invita “tutti gli iscritti domani a votare e a votare a favore dell’autorizzazione a procedere”. “Personalmente convinta che il governo abbia ben agito, così come sono assolutamente convinta che la correttezza delle sue azioni debba essere dimostrata nel processo. Magistratura e potere esecutivo trovano forza e legittimazione solo se continueranno entrambi a godere delle prerogative che la Costituzione assegna loro: il potere di giudicare ogni cittadino (perchè siamo tutti uguali di fronte alla legge) e il potere di svolgere il compito che l’elettorato ha affidato alla maggioranza del Parlamento che sostiene il Governo, e quindi al Governo stesso”, scrive su facebook l’ex capogruppo del M5s alla Camera, e attuale capogruppo in Regione Lazio.

D’Uva: “Perseguito interesse pubblico – Sono a favore della scelta del blog delle Stelle – e contrari all’autorizzazione a procedere per Salvini – due sottosegretari come Mattia Fantinati e Vincenzo Santangelo. “Il quesito non è fuorviante anzi è chiarificatore, perché chiede ai nostri iscritti se il governo abbia agito per l’interesse del paese. Non capisco quale sia la polemica, il quesito è molto chiaro. Nugnes e anche altri fanno polemica tanto per farlo. Vogliamo dire sempre il contrario? Anche Nugnes allora si dovrebbe chiedere cosa fa il Movimento 5 Stelle”, dice il primo. “Ritengo che l’autorizzazione a procedere contro Salvini non vada concessa perché si tratta di una scelta collegiale del consiglio ministri.  La scelta finale spetterà comunque alla base. Voteremo sì se questa sarà la volontà che emergerà dalle consultazioni onlin”, spiega il secondo. “In merito al caso Diciotti abbiamo ribadito più volte che il ministro dell’interno ha agito in nome di tutto il governo. Questo perché, a nostro avviso, è stato perseguito un interesse pubblico. Per la decisione finale abbiamo sentito il dovere di coinvolgere i cittadini tramite il voto online sul blog, seguendo i principi del MoVimento 5 Stelle. Questo significa partecipare e decidere insieme. Continuiamo ad essere un esempio di democrazia partecipata per tutti”, scrive su facebook Francesco D’Uva, capogruppo M5s alla Camera. “Con la piattaforma Rousseau abbiamo fatto vedere a tutti, nel corso di questi anni, cosa vuol dire essere un ‘cittadino attivo’. Per questo rigettiamo al mittente le accuse che stanno arrivando e che riguardano la votazione di domani. Anche su un caso delicato come quello della Diciotti, crediamo sia giusto chiedere agli iscritti se il Ministro dell’Interno e il Governo abbiano agito o meno nel perseguimento di un preminente interesse pubblico”, sostiene il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli. Annuncia il suo voto contro il processo il senatore Gianluigi Paragone: “Il governo ha agito nell’interesse nazionale? E’ questa la domanda che poniamo su Rousseau. E io dico di sì”.

Polemiche nei commenti sul blog – Anche sul blog delle Stelle, alcuni commentatori hanno attaccato la scelta del quesito. “Ma state orientando il voto. Che cazzo ci sta succedendo ragazzi?”, chiede Roberto CherubiniGiorgio Masari si domanda “Idioti o furboni?”, mentre Niccolò Bellandi ragiona: “Ma vi siete accorti che le risposte sono formulate in maniera opposta rispetto a come vengono poste sui media?!! É sempre stato detto che il No era per impedire l’autorizzazione, invece qui é formulata nel senso opposto. In questo modo non può che generare confusione!”. E Randa: “Continuate a fare le domandine trabocchetto da prima Repubblica. Avanti così. Alle prossime elezioni prevedo che nostri molti politici emigreranno verso la Lega (dato che il movimento morirà) per non perdere la poltrona”.

Il nuovo post sul blog: “Stesso quesito posto alla giunta” – Al termine di una giornata di polemiche, sul Blog delle Stelle spunta un nuovo post: “Nessun allarmismo – si legge – La questione è semplice. La risposta chiesta agli iscritti a Rousseau per il voto di domani è uguale a quella che sarà chiesta martedì ai senatori della Giunta. Cioè se in quel caso si sia agito o meno ‘per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo'”. “I senatori martedì in giunta dovranno votare sì per dire che c’è stato quell’interesse e negare l’autorizzazione a procedere e no per dire che non c’è stato e concedere l’autorizzazione a procedere, esattamente come sarà per gli iscritti del MoVimento 5 Stelle che parteciperanno al voto su Rousseau. Proprio questa complessa articolazione dimostra che non stiamo parlando dell’immunità di un politico. È giusto prendere le decisioni importanti con cittadini informati e che sappiano anche prendere coscienza della complessità del tema”.

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