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‘Il pesto alla genovose è cancerogeno’. Non è vero, sul basilico girano parecchie bufale

Il pesto alla genovese potrebbe essere cancerogeno? Si tratta di un allarme che riemerge periodicamente, anche se la notizia non è nuova. Lo studio italiano che denunciava la presenza nelle profumate foglie di una concentrazione 600 volte superiore ai limiti di sicurezza di metil-eugenolo, una sostanza riconosciuta come genotossica e cancerogena, è del 2001, ma a renderlo popolare è stata nel 2004 una dichiarazione di Umberto Veronesi, che in un confronto dedicato alla sicurezza degli organismi geneticamente modificati menzionò i possibili rischi legati all’uso del “naturalissimo basilico”, scatenando allarmi e polemiche che non si sono ancora spenti.

In cosa consiste il problema? Il profumo del basilico che tanto apprezziamo è dovuto a una combinazione di sostanze attive, tra cui il metil-eugenolo – e altre sostanze individuate come cancerogene come l’estragolo – che le piante sviluppano per proteggersi da insetti e altri parassiti. Il metil-eugenolo è appunto una di queste sostanze, particolarmente attiva perché destinata a proteggere la pianta nella prima fase di sviluppo, all’incirca fino a un’altezza di dieci centimetri. Quando poi la pianta cresce e le foglie si fanno più grandi, la sostanza si trasforma in eugenolo che non presenta questi rischi.

È chiaro quindi che non è il caso di rinunciare al pesto. Al massimo, per prudenza, possiamo scegliere piante ben sviluppate – sopra i 16 centimetri di altezza, suggeriscono i ricercatori – e con foglie di grandi dimensioni in cui le sostanze nocive non sono più presenti.

Per capire fino a che punto sia necessario prendere precauzioni, può essere utile fare qualche considerazione. Intanto i dati disponibili, che riguardano esperimenti su ratti e topi, non dicono che il basilico faccia venire il cancro, ma che contiene sostanze in grado di aumentare la probabilità di averne uno. Il problema ovviamente è la quantità che ne assumiamo e le dosi utilizzate a livello sperimentale sono molto maggiori di quelle abituali per uso alimentare, senza contare che sono somministrate agli animali in vena o iniettate nel peritoneo. Uno studio sulla tossicità del metil-eugenolo nei cibi pubblicato nel 2006 faceva notare che le dosi a cui questa sostanza è cancerogena nei topi è comunque 100-1.000 volte superiore a quella tipicamente assunta dagli esseri umani attraverso l’alimentazione. Tanto che i ricercatori concludevano che “non si conoscono danni alla salute umana derivanti dal consumo alimentare di metil-eugenolo”.

D’altronde il basilico – il cui nome fa riferimento alla “regalità” di questa pianta – fa parte da millenni della nostra alimentazione: anticamente era considerato una pianta sacra ed era utilizzato per curare disturbi intestinali e digestivi. Inoltre, come emerge anche da un report realizzato nel 2001 dalla Commissione Europea, il metil-eugenolo si trova anche in altre piante usate come spezie o aromatizzanti, come l’anice stellato, la noce moscata o il finocchio, oltre che nelle banane e nelle arance. Tutti vegetali che contengono anche, e in misura maggiore, sostanze utili per la nostra salute oltre che protettive nei confronti dei tumori. La soluzione migliore, dunque, resta quella di puntare su una dieta variata e ricca di vegetali di ogni tipo, e consumare tranquillamente un buon piatto di pasta al pesto – comunque ricco d’ingredienti benefici come aglio, pinoli e olio di oliva – preferendo magari quello preparato a casa per avere la garanzia di utilizzare ingredienti di qualità.

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