Secondo le tre sigle, l’emendamento messo a punto dal M5S oltre a non rispettare la libertà di attività sindacale tutelata dalla Costituzione, viola anche i criteri "di parità di trattamento e di ragionevolezza" previsti dalla Carta
Limitare la libertà sindacale. Sarebbe questo l’intento della proposta di intervento sulle pensioni dei sindacalisti. Lo sostengono Cgil, Cisl e Uil che si sono espressi sull’emendamento del Movimento 5 Stelle al cosiddetto Decretone – proposto e al momento ritirato -, in un documento unitario riportato dall’Ansa. Sottolineando che la norma “si sostanzia nell’intento di comprimere in modo significativo la libertà di esercizio dell’azione sindacale, penalizzando pesantemente” chi ha fatto o chi vorrebbe fare attività sindacale.
La proposta, sulla quale il governo ha assicurato di volere andare avanti, ha tra l’altro “gravi problemi di legittimità costituzionale“, aggiungono le sigle riunite. Secondo i sindacati l’emendamento messo a punto dal M5S oltre a non rispettare la libertà di attività sindacale tutelata dalla Costituzione, viola anche i criteri “di parità di trattamento e di ragionevolezza” previsti dalla Carta. Il testo al momento è stato ritirato dai senatori pentastellati in commissione Lavoro, in attesa di una nuova formulazione “inappuntabile”, come ha spiegato lo stesso governo. Nel documento che analizza punto per punto la proposta si evidenzia tra l’altro anche che gli effetti retroattivi delle nuove norme sono “affetti da ulteriori dubbi di costituzionalità”.