Il percorso del Decretone rallenta la sua marcia al Senato. La commissione Lavoro avrebbe dovuto riunirsi alle 18 e alle 21 ma è stata sconvocata entrambe le volte: riprenderà i lavori martedì, con due sedute al momento previste alle 14 e alle 21. Ma gli attacchi dell’opposizione arrivano in commissione Bilancio, che deve dare i pareri su oltre 60 emendamenti: le convocazioni sono slittate per tutto il giorno e alla fine il presidente Daniele Pesco (M5s) ha riconvocato la seduta martedì mattina. Vasco Errani (LeU), di fronte all’ennesimo rinvio, ha chiesto le dimissione di Pesco. Che si è scusato: “Non me lo aspettavo neanche io che si arrivasse a tanto. Se mancano le risposte del governo è perché stanno ragionando sugli emendamenti. Mi dispiace ammettere che alla fine c’è qualcosa che non va, tra noi, il governo e gli uffici”. “È una sofferenza ammettere che c’è qualcosa di questa portata che non va”, replica.
Il decreto su reddito di cittadinanza e quota 100 dovrebbe arrivare all’esame dell’Aula di Palazzo Madama martedì alle 9.30, ma non è stata ancora effettuata nessuna votazione in commissione: la conferenza dei capigruppo, viene spiegato, sarà chiamata a decidere come modificare il calendario. A questo punto appare scontato un rinvio dell’esame in Aula, previsto per martedì mattina. Ma il governo non esclude un blitz per il primo via libera in settimana: le modifiche più corpose saranno rinviate alla Camera.
“Mancano i pareri di alcuni ministeri“, ha spiegato Pesco in apertura di seduta in commissione Bilancio. E ha aggiornato la convocazione alle 8.30 di domattina. Poi, su richiesta di tutti i gruppi di opposizione, ha fissato la riunione a dieci minuti dopo la fine della seduta d’Aula che è in calendario alle 9.30 sempre di martedì. Il senatore di LeU Errani ha sottolineato che dopo ripetuti rinvii iniziati la scorsa settimana, anche oggi “non si è fatto un emerito niente” e ha invitato Pesco a dimettersi. Antonio Misiani (Pd) ha legato lo slittamento alla necessità politica di aspettare il voto della piattaforma Rousseau sull’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini sulla vicenda Diciotti: “Siamo al ridicolo”. A quel punto Pesco si è scusato: “Dispiace ammettere che c’è qualcosa che non va”.
“Commissioni convocate e sconvocate a più riprese, un’attesa inconcludente per tutta la giornata che blocca i lavori parlamentari. Anche noi oggi ci sentiamo ostaggi della piattaforma Rousseau”, attaccano in una nota anche i senatori di Forza Italia in commissione Bilancio, Dario Damiani, Roberta Toffanin e Gilberto Pichetto.
Toscana decide ricorso a Consulta sui navigator
Rimane aperto anche il nodo deinavigator: la Toscana farà ricorso alla Consulta sulle graduatorie dei concorsi e l’attivazione di un concorso per reclutare il personale dei centri per l’impiego previsti nel decretone. La decisione della Giunta regionale è avvenuta sulla base di una comunicazione portata dall’assessora al lavoro Cristina Grieco, coordinatrice anche della Commissione lavoro e formazione della Conferenza delle Regioni. Sei giorni dopo l’ultimo faccia a faccia con il vicepremier Luigi Di Maio, la coordinatrice delle Regioni mette in atto quello che aveva minacciato: “Senza modifiche, ricorso alla Corte costituzionale”.
I centri per l’impiego dipendono dalle Regioni, che ne conoscono le effettive necessità a livello locale, mentre i nuovi tutor dovrebbero essere assunti (non stabilmente) dall’Anpal. “È singolare che il Governo da una parte spinga all’autonomia regionale – sottolineano in una nota il governatore toscano Enrico Rossi e l’assessora Grieco – e dall’altra invece voglia accentrare in malo modo funzioni che la Costituzione indica come concorrenti. In ogni caso in in Toscana non ci saranno navigator presi come precari e assunti senza le procedure concorsuali previste dalla stessa Costituzione. Lavoriamo per poter assumere a tempo indeterminato”.
Il ricorso deciso dalla giunta regionale riguarda quella che Rossi e Grieco considerano “una norma improvvidamente inserita nella legge di bilancio che inibisce l’utilizzo delle graduatorie per un numero di posti superiore a quello messo a concorso”.”Siamo convinti di avere ragione – spiegano presidente e assessore – perché si calpestano i diritti di cittadini e lavoratori che hanno partecipato ai concorsi e sono stati giudicati idonei dalle commissioni, obbligandoli a ripetere prove per cui già erano stati positivamente giudicati. È una norma vessatoria, che si tradurrà anche in un aumento dei costi per la pubblica amministrazione”, sostengono Rossi e Grieco.
La giunta regionale ha anche stabilito di indire un concorso generale per assumere presso i centri per l’impiego, in modo da coprire la quota parte che spetta alla Toscan. “Questo – concludono Rossi e Grieco – consentirà a tutti coloro che intendono partecipare di essere reclutati nel pieno rispetto della Costituzione. Se il governo attuasse la piena collaborazione con le Regioni, anziché fare fughe in avanti, concerterebbe un piano di finanziamenti affinché nel biennio queste persone fossero assunte in modo stabile e organico, senza alimentare nuovo precariato”.