Arrestati il padre dell'ex premier e Laura Bovoli, insieme al vicepresidente di una delle cooperative nel mirino dell'inchiesta. Secondo il procuratore Creazzo c'era rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove. Nell'ordinanza del gip il "modus operandi" dei coniugi per avere "manodopera" senza che la loro società fosse "gravata di oneri previdenziali ed erariali". Salvini: "Niente da festeggiare". Buffagni: "I figli non devono mai pagare le colpe dei padri"
Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli, padre e madre dell’ex premier Pd, sono agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta e false fatturazioni. La notizia è stata confermata dall’agenzia Ansa, dopo l’anticipazione del Corriere della Sera. La misura cautelare è stata applicata nell’ambito dell’inchiesta per il fallimento di tre cooperative. Si tratta di aziende collegate alla società di famiglia “Eventi 6“. Arrestato anche il vicepresidente di una delle cooperative Mariano Massone. L’ordinanza è stata emessa dal gip di Firenze ed eseguita dalla Guardia di Finanza del capoluogo toscano. Secondo il procuratore capo Giuseppe Creazzo c’era rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove. Sempre stando a quanto riportato dal Corriere e confermato dalle agenzie, sono indagate anche altre 5 persone. Tra queste c’è Roberto Bargilli, che divenne famoso nel 2012 per aver guidato il camper di Renzi durante le primarie 2012.
Secondo quanto emerso dall’indagine, condotta dal procuratore Creazzo, dall’aggiunto Luca Turco e dal pubblico ministero Christine Von Borries, i genitori dell’ex premier avrebbero provocato “dolosamente” il fallimento di tre cooperative dopo averne svuotato le casse ricavando così in maniera illecita svariati milioni di euro. Sono appunto aziende collegate alla “Eventi 6”, la società della famiglia Renzi. Le ipotesi di reato contestate riguardano da un lato l’emissione, tra il 2013 e il 2018, di fatture per operazioni inesistenti all’interno di una delle società e, dall’altro, un’ipotesi di bancarotta fraudolenta che sarebbe stata commessa per le due altre società cooperative tra il 2010 e il 2013.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Angela Fantechi parla di “condotte volontarie realizzate non per fronteggiare una contingente crisi di impresa, quanto piuttosto di condotte imprenditoriali finalizzate a massimizzare il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplare il fallimento delle cooperative“. Tanto che, spiega il giudice, il rischio di reiterazione dei reati da parte degli arrestati “emerge dalla circostanza che i fatti per cui si procede non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale con il coinvolgimento di numerosi soggetti, nei cui confronti non è stata avanzata richiesta cautelare, pervicacemente portato avanti anche dopo l’inizio delle indagini”.
Relativamente alle indagini sulle società finite nel mirino degli inquirenti toscani, il gip osserva come “il modus operandi adottato da Tiziano Renzi e Laura Bovoli affinché ‘Eventi6’ potesse avere a disposizione manodopera senza essere gravata di oneri previdenziali ed erariali, è consistito nel costituire e nell’avvalersi delle cooperative ‘Delivery Service’, ‘Europe Service’ e ‘Marmodiv’ poi destinandole – continua sempre il gip – all’abbandono non appena essere raggiungevano uno stato di difficoltà economica, difficoltà economica più che prevedibile in considerazione che sulle stesse gravava l’onere previdenziale, e con riferimento a ‘Marmodiv’ anche l’onere fiscale derivante dall’emissione di fatture per operazioni inesistenti al fine di consentire evasione di imposta a ‘Eventi6′”. Il gip aggiunge che nel caso di ‘Delivery Service’ i genitori di Matteo Renzi e Mariano Massone “hanno ritenuto, fin da poco la costituzione della cooperativa, di omettere sistematicamente il versamento di oneri previdenziali e di imposte”.
A occuparsi per prima del caso era stata la Verità, che da novembre 2017 aveva parlato dell’inchiesta partita da Cuneo sulla chiusura della Delivery Service Italia, avvenuta nel 2015. L’ipotesi degli inquirenti era che fosse stata la Eventi 6 in realtà a gestire la cooperativa e per questo chiesero conto al padre dell’ex premier di una fattura da 130mila euro pagata a Tiziano Renzi da una società riconducibile a Luigi Dagostino, imprenditore a lui vicino. A ottobre 2018 invece, la procura di Cuneo aveva chiesto il rinvio a giudizio per Laura Bovoli: sotto accusa in questo caso i rapporti tra la Eventi 6 e la Direkta di Mirko Provenzano che prima di fallire nel 2014 avrebbe operato come subappaltante di Rignano restituendo una percentuale al committente.
Poco dopo la notizia degli arresti domiciliari per i genitori, Matteo Renzi ha annullato l’impegno pubblico per la presentazione del suo nuovo libro a Nichelino (Torino). In un post su Facebook ha parlato di un provvedimento “assurdo e sproporzionato”. “Se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario dalla competizione politica sappia che sta sbagliando persona”, ha aggiunto l’ex premier. “Sono cose che in un paese civile non accadrebbero”, lo ha difeso Silvio Berlusconi a Quarta Repubblica su Rete 4. “Credo che” Renzi “umanamente sia molto addolorato e che pensi che se lui non avesse fatto politica questo non sarebbe accaduto”, ha aggiunto il leader di Forza Italia.