La laurea è arrivata tardi, due mesi fa, ma c’è. Il senatore però non ne parla volentieri. Per settimane da quando, a dicembre, ha discusso la tesi non l’ha messa neanche sul curriculum. Lo ha fatto solo pochi giorni fa, ma senza specificare dove l’ha presa né quando. Dopo anni di polemiche e voci mai smentite sul titolo che gli avrebbe rilasciato il farlocco (lo dice Miur) Leibniz Business Institute, Christian Solinas, leader del Partito sardo d’Azione candidato del centrodestra alle regionali in Sardegna, continua a non voler affrontare la questione.
“Titolo di studio: Laurea in Giurisprudenza (V.O. Ante Riforma)”, si legge nel curriculum pubblicato sul sito del Partidu Sardu. Stop. Più nulla. Non un cenno alla materia, alla facoltà, all’anno o all’università in cui l’ha conseguita. IlFattoQuotidiano.it lo chiama, ma il telefono squilla a vuoto. “Gentile onorevole, sui social sta montando una polemica sulla sua laurea. Ha tempo per una telefonata di cinque minuti?”, la domanda su whatsapp. Niente, il messaggio ha la spunta azzurra ma l’uomo forte di Matteo Salvini nell’isola non risponde. Silenzio.
Eppure la laurea c’è: Solinas, 43 anni e già un lungo cursus honorum nelle istituzioni sarde, l’ha presa due mesi fa a Sassari. Il suo nome compare in un pdf pubblicato sul sito del Dipartimento di giurisprudenza che riporta gli studenti convocati per l’ultima sessione dello scorso anno. “Il senatore – conferma l’ufficio stampa dell’ateneo – si è effettivamente laureato in Giurisprudenza all’Università di Sassari (vecchio ordinamento) discutendo la tesi di laurea a Sassari in data 12 dicembre 2018 come riportato nel documento”. Ovvero 12 giorni dopo l’ufficializzazione della candidatura. E allora perché tanto silenzio? Ora che il titolo c’è non è meglio mettere a tacere tutte le voci che si sono rincorse negli anni e che nelle ultime settimane sono rispuntate sui vari blog che animano il dibattito sull’isola?
Era stato Il Sardegna a sollevare perplessità sulla laurea dell’aspirante presidente nell’ottobre 2007. All’epoca Solinas era a capo dell’Ersu, l’ente regionale sardo per il diritto allo studio e il quotidiano parlava di “un sito con foto che lo ritraggono mentre riceve il titolo di studi. Il testo è scritto in una lingua che non aiuta a sciogliere il mistero: il presidente è o non è dottore?”. Negli anni successivi la notizia è stata pubblicata da diversi siti, ma oggi di quella foto non resta quasi traccia. La fonte più antica a descrivere l’immagine è il sito asibiri.com, che nel giugno 2012 scrive che è stata scattata a Bucarest il 17 maggio 2006 durante una cerimonia di consegna dei diplomi rilasciati da un non meglio specificato “Leibniz Business Institute”.
Un istituto denominato “Libera Università Internazionale G. W. Leibniz“, “attiva con sedi a Milano, Roma, Bergamo e Lamezia Terme”, un sito web caratterizzato da un un logo nel quale sono raffigurati un compasso, un pennello ed una penna e chi si autodefiniva un “virtual learning place”, era stata oggetto di un’interrogazione alla Camera presentata il 6 febbraio 2006, che chiedeva al ministero dell’Istruzione lumi sulla stessa. Inequivocabile la risposta, pubblicata il successivo 8 marzo: “Ad oggi non risulta che la Libera università internazionale G. W. Leibniz” e altri due istituti oggetto dell’interrogazione “abbiano mai richiesto o ottenuto da questo Ministero alcuna autorizzazione a rilasciare titoli o ad operare in qualità di filiazione di Università straniere”.
Ancora oggi, a distanza di 13 anni, “la Libera Università Internazionale G.W. Leibniz, e tutte le istituzioni che a vario titolo utilizzano questa denominazione, è istituzione non ufficiale e non afferente ad alcun sistema nazionale di formazione superiore”, fa sapere per email il ministero dell’Istruzione, interpellato dal Fatto.it per capire se non frattempo il riconoscimento fosse arrivato. E “anche la più recente “Leibniz University Institute of Arts and Science”, che si definisce “American Private Distance Education Institution” – aggiunge Viale Trastevere – è priva di ogni accreditamento negli Stati Uniti”.
Un istituto con la stessa denominazione è finito più volte sotto la lente d’ingrandimento dell’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, che lo ha condannato per ben due volte per aver millantato la possibilità di rilasciare titoli riconosciuti dall’ordinamento italiano. La prima con delibera n. 12630 del 20 novembre 2003, in cui “l’Autorità ha accertato che il messaggio diffuso, in data 29 maggio 2003, attraverso il sito internet www.leibnizuniversity.org volto a promuovere l’attività svolta dall’operatore pubblicitario, costituiva una fattispecie di pubblicità ingannevole” per una inserzione inserzione pubblicata sul Corriere della Sera del 29 maggio. Nel pronunciamento l’Authority specificava che il quotidiano di via Solferino aveva “fatto presente che il messaggio era stato commissionato dalla “Leibniz University Institute S.r.l.“, avente “medesima sede a Milano della Libera Università Internazionale G.W. Leibniz”.
La seconda il 15 febbraio 2006: nel provvedimento 14203 varato quel giorno il Garante condanna l’istituto per aver violato il provvedimento precedente e spiega che il 18 gennaio la Leibnitz University aveva presentato una memoria difensiva in cui sosteneva “di non aver mai offerto ai propri potenziali allievi il conseguimento di alcuno tra i titoli accademici di cui all’art. 1 della legge n. 341/1990″ – ovvero un diploma universitario, di laurea, di specializzazione o un dottorato di ricerca – e di limitarsi ad esercitare “la libertà di impartire formazione non finalizzata al rilascio di titoli formalmente e giuridicamente riconosciuti […] senza la pretesa di farne discendere il rilascio di titoli aventi valore giuridico”. Ammetteva cioè di non essere una università.
Una circostanza confermata anche dalla visura camerale, in cui risulta che il “Leibniz University Institute S.r.l”, che non risulta mai stato essere liquidato ma che ha presentato l’ultimo atto ufficiale al Registro delle imprese il 18 settembre 2017, offre “servizi nel campo della formazione professionale e manageriale: organizzazione di corsi professionali non legalmente riconosciuti“. Risultato: se Solinas si è laureato anche il 17 maggio 2006 alla Leibniz, cosa che lui non ha mai smentito, lo ha fatto in un istituto dichiarato pochi mesi prima non riconosciuto dal ministero dell’Istruzione e che per sua stessa definizione rilascia titoli che non hanno alcun valore giuridico.
Ma su tutto ciò resta il mistero, perché Solinas non ne ha mai parlato e quando lo ha fatto si è limitato a liquidare la questione con un commento laconico: “Bassezze umane”. Nel frattempo però della foto della laurea del 2006 non resta quasi più traccia, così come degli articoli che negli anni hanno raccontato la questione e alimentato la polemica sul web. Né il senatore ha piacere a parlare della laurea, quella vera, conseguita a dicembre, al fotofinish sul traguardo delle elezioni. Con il vecchio ordinamento, o “ante riforma“, come si legge nel curriculum, probabilmente quella del cosiddetto “3+2” introdotta nel 1999. Ma di più non è dato sapere.