Tra le critiche rivolte agli scienziati, l’accusa di ermetismo è tra le più frequenti. Soprattutto nei Paesi che hanno subito l’impatto plurisecolare della Controriforma, come l’Italia, la divulgazione è merce rara, spesso snobbata dagli studiosi, cultori del latinorum manzoniano e di narrazioni del tutto autoreferenziali. E la public science – la comunicazione scientifica – viene spesso appaltata a esperti di modesta cultura, più ansiosi di creare atmosfere da fiction che attenti a trasmettere il sapere nel rispetto della verità e del dubbio. Quando non si tratta di sostenere le scelte d’occasione della politica.
Di fronte alla ruvida sfida dei terrapiattisti e dei cultori delle scie chimiche, alcuni scienziati si rifugiano nel ridotto della Tina, come il filosofo Francesco Coniglione ha battezzato tempo fa l’atteggiamento di chi sostiene le proprie opinioni scientifiche aggrappandosi agli argomenti del Marchese del Grillo, immortalato da Alberto Sordi. Si aggrappano cioè alla famosa signora Tina (There Is No Alternative: non c’è alternativa) invocata da una grande statista, Margaret Thatcher, per spacciare le sue decisioni economiche quali distillati di pura scienza. E questi studiosi trovano assai più comodo rifiutare il cimento del confronto che avventurarsi nelle terre scivolose e impervie della confutazione di altrui congetture, ancorché rudimentali se non idiote.
“Bisognerebbe rendere tutto il più semplice possibile, ma non troppo semplice”. La famosa frase attribuita ad Albert Einstein descrive in modo perfetto il dilemma del divulgatore. Facile a dirsi, assai meno mettere in pratica questo consiglio. Come prendere un argomento scientifico complesso e spiegarlo in modo semplice a chi, privo di familiarità con quel campo del sapere, possa capire? In linea di principio, le tecniche usate per affrontare questa sfida – come abbreviare il gergo e l’uso di analogie comuni – sembrano facili e automatiche, ma in pratica sono difficili da declinare.
Da qualche anno, parecchi colleghi si cimentano nel Up-Goer Five Challenge, sfida ispirata a un fumetto di xkcd, che chiede agli scienziati di spiegare la loro ricerca usando solo mille parole inglesi o, come dice il fumetto, “dieci-centinaia” di parole, scelte tra quelle più comunemente usate. Gli sfidanti possono usare una lista predeterminata o il pratico Up-Goer Five Text Editor. Tra i lavori presentati all’ultimo convegno dell’American Geophysical Society nella sessione dedicata all’UpGoer Challenge, mi ha colpito la creatività di Katerina Gonzales e dei suoi colleghi, usata per spiegare il riscaldamento dei fiumi atmosferici – lunghi e stretti segmenti atmosferici che trasportano molta umidità – e perché il fenomeno sia importante per la costa occidentale degli Stati Uniti. Nella mia traduzione, libera e arbitraria, “oggetto” sta per thing perché, in italiano, “coso” si presterebbe a facili ammiccamenti:
Quando un lungo oggetto nel cielo, fatto d’acqua, sorvola la Terra, le alture del terreno possono far salire l’aria, facendo cadere la pioggia. Se questo lungo oggetto è caldo, dal cielo piove acqua. Se è freddo, invece piove ghiaccio, bianco. Questa pioggia, bianca e ghiacciata, è buona cosa: nella stagione fredda fa accumulare l’acqua sulla Terra a favore della gente che abita nelle contee orientali, aiutandole ad affrontare la stagione calda e secca. Per vedere se quel lungo oggetto d’acqua si stia già riscaldando sul cielo delle contee occidentali, usiamo due computer. Uno guarda che cosa è successo in passato, l’altro esplora il cielo per vedere se l’oggetto si stia scaldando. E cerchiamo di capire perché quell’oggetto si scaldi: è l’aria del cielo a riscaldarlo o accade invece che sia opera del terreno, caldo, sotto di lui?
A chi volesse soddisfare la propria curiosità, consiglio il sito “Dieci-Centinaia di Parole di Scienza”, ossia Ten Hundred Words of Science, che raccoglie molti di questi tentativi, talora temerari. Sono trattati quasi tutti i temi della scienza. A fronte di questa sfida, mi sono chiesto come divulgare le intuizioni di Leonardo da Vinci, un tema che molti colleghi affronteranno nel 2019 a 500 anni dalla morte. In fondo, il vocabolario leonardesco non era ermetico per i suoi contemporanei. E mi sono poi anche chiesto come sarebbe possibile lanciare una Up-Goer Challenge in italiano. Una lingua più complessa ma forse più espressiva del globish. Mi sono cimentato qui sopra con scarso successo, ma vorrei tentare ancora. Chi si sentisse di farlo, può aggiungere un commento a questo post, trattando il tema scientifico a lei o lui più congeniale.