Un’agenda con dentro i nomi di chi raccomandati e segnalatori. È quella che sostiene di avere Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, imputata a Caltanissetta per la gestione dei beni confiscati alla mafia e le nomine di amministratori giudiziari: secondo l’accusa avrebbe favorito anche familiari e amici creati un vero e proprio cerchio magico mantenuto dalla “robba” sottratta ai boss di Cosa nostra. “L’altra sera ho ritrovato per caso l’agenda in cui mettevo i biglietti che ricevevo ogni giorno. Mi venivano segnalati gli amministratori giudiziari da nominare. Anche da parte di colleghi magistrati, nomi di persone da nominare come amministratori giudiziari. Consegnerò l’agenda al Tribunale”, ha detto l’ex zarina dei beni confiscati. “Ma c’erano anche avvocati che mi facevano segnalazioni – ha precisato Saguto – io chiedevo soltanto che fossero persone qualificate, di fiducia”.
L’interrogatorio della Saguto è stato chiesto dal suo difensore, l’avvocato Ninni Reina, che a un certo punto ha chiesto notizie su Pino Maniaci, il giornalista che per primo sollevò interrogativi sulla gestione dei beni confiscati: “Maniaci? È una persona di cui non avevo considerazione era uno che andava alla ricerca di piccoli scandali, ma forse fu sottovalutato il potere mediatico che hanno questi soggetti. Sono andati appresso alle sue farneticazioni”.
Per il resto l’ex presidente della sezione misure di prevezione ha messo in scena un vero e proprio show: “La mia carriera in magistratura nasce nel 1981. Ho avuto maestri come Rocco Chinnici, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Sono stata destinata a Trapani e mi sono occupata fin da subito di misure di prevenzione. Eravamo in piena guerra di mafia ed era il momento in cui si era capito che l’aggressione ai patrimoni era un’arma nella lotta alla mafia”, ha detto Saguto, prima di riassumere la sua carriera in magistratura: dal ritorno a Palermo nel 1987 ai processi che ha trattato come il Maxiprocesso quater e il processo Mattarella. “Un mese dopo l’inizio del processo Mattarella – ha ricordato Saguto – ci fu la strage di Capaci e poi l’attentato a Borsellino. Da quel momento la mia vita è cambiata, perché avevo una tutela blanda e mi fu assegnata la scorta. Uno dei capi di imputazione riguarda la divulgazione di un attentato che la mafia doveva farmi per far vedere che io ero una persona a rischio. Io sono una persona a rischio e diversi fatti non li ho neanche denunciati”.
Saguto è praticamente un fiume in piena. “La mia designazione come presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo – ha poi sottolineato l’imputata – fu votata all’unanimità dal Csm e nell’assegnare la sezione il presidente del Tribunale Guarnotta sottolineò le mie qualità”. Il suo legale, l’avvocato Reina, ha chiesto alla giudice di fornire chiarimenti su presunte ‘sponsorizzazioni‘ riguardanti la sua nomina a presidente di sezione, in particolare da parte del giudice Tommaso Virga. “Virga – ha risposto Saguto – non era consigliere superiore della magistratura quando venni nominata. Non lo conoscevo se non di vista e addirittura lo chiamavo Antonio perché stava sempre con il giudice Antonio Novara, tant’è che lui si arrabbiava. Non avrei mai potuto fare una cosa del genere, non era nemmeno una figura importante nella corrente di Mi di cui facevo parte. Ricordo che il dottore Petralia mi chiese ‘ma chi ti porta?’ E mi fece arrabbiare moltissimo. Io ritenevo di essere una delle persone più qualificate in Italia per ricoprire quel posto e ho detto che avrei fatto valere i miei titoli. Si parlava anche di un tale onorevole Fallica che voleva la mia nomina, io non so nemmeno chi sia”. Sulle nomine degli amministratori giudiziari l’ex presidente della sezione misure di prevenzione ha spiegato: “Credo che tutti noi nominiamo periti e consulenti sulla base della fiducia, non sulla base di un elenco. Un giornalista mi chiese se non ci fosse un criterio più oggettivo, risposi che se lo conosceva me lo poteva suggerire e ne saremmo stati tutti più contenti”.