La procura di Catania ha chiesto di archiviare le posizioni di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli. Sarà ora il tribunale dei ministro a doversi esprimere sul caso del presidente del consiglio, del ministro dello Sviluppo economico e di quello dei Trasporti. Lo fanno trapelare fonti di Palazzo Chigi.

Una decisione, quella del procuratore Carmelo Zuccaro, che era attesa: già per Matteo Salvini il capo dell’ufficio inquirente catanese aveva chiesto l’archiviazione. Una valutazione che non era stata condivisa dal tribunale dei ministri, che aveva deciso di chiedere l’autorizzazione a procedere per il ministro dell’Interno. Una richiesta bocciata dalla giunta per le Immunità del Senato che ieri – con il voto decisivo del M5s – ha negato il processo per il leader della Lega: l’aula di Palazzo Madama dovrà votare la proposta della giunta entro il 24 marzo.

I tempi – Il percorso parlamentare dell’autorizzazione a procedere per Salvini non ha niente a che vedere con la situazione di Conte, Di Maio e Toninelli. I giudici del tribunale dei ministri dei Catania, invece, hanno 90 giorni per esprimersi sul caso del premier, del vicepremier e del ministro dei Trasporti. Potranno svolgere eventuali indagini e decidere se archiviare o chiedere l’autorizzazione a procedere anche per i tre nuovi indagati. Il tribunale dei ministri è composto da Nicola La MantiaSandra Levanti e Paolo Corda, gli stessi magistrati che aveva deciso di chiedere l’autorizzazione a procedere per Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato per non aver consentito lo sbarco di 177 migranti a bordo della Diciotti.

La probabile archiviazione – Adesso bisognerà capire come valuteranno il ruolo di Conte, Di Maio e Toninelli. L’indagine è un atto dovuto dopo che il Senato ha inviato alla procura siciliana i documenti dei tre esponenti del governo, allegati alla memoria difensiva presentata da Salvini  davanti alla Giunta per le immunità di Palazzo Madama.  In due documenti allegati alla memoria trasmessa alla Giunta, infatti, i tre esponenti dell’esecutivo hanno sottolineato la condivisione politica da parte dell’intero governo della linea tenuta sul caso della nave Diciotti. Un elemento che potrebbe non bastare per chiedere il processo per i tre esponenti del governo. Nelle memorie inviate a Catania da Palazzo Madama, infatti, nessuno dei tre ha scritto di aver deciso materialmente insieme a Salvini il divieto allo sbarco per i migranti. E quel divieto è l’atto concreto con cui si è consumato – secondo i giudici – il reato di sequestro di persona.  “Le determinazioni assunte  sono riconducibili a una linea di politica sull’immigrazione che ho condiviso con tutti i ministri competenti, in coerenza con il programma di governo”, scrive Conte nel suo documento. “L’ azione del governo e le decisioni del ministro dell’ Interno ad esse relative sono da imputarsi collegialmente in capo anche ai sottoscritti“, sono le parole usate da Di Maio e Toninelli. Termini generici che non indicano un atto formale compiuto dai tre insieme a Salvini. E quindi, mancando quell’atto concreto, il tribunale dei ministri potrebbe anche decidere di archiviare le posizioni di Conte, Di Maio e Toninelli. Nonostante l’autodenuncia.

L’ipotesi del rinvio a giudizio – Al contrario, invece, è cioè se i giudici dovessero chiedere l’autorizzazione a procedere per premier, vicepremier e ministro dei Trasporti, si riprodurrebbe in Parlamento il copione delle ultime settimane. Conte non è parlamentare e quindi verrebbe giudicato per reati ministeriali da Palazzo Madama, così come Toninelli cheè senatore come Salvini. Sarebbe invece la Giunta immunità della Camera a formulare il suo parere su Di Maio che è deputato. A quel punto sarà interessente capire come si muoverebbe il M5s, partito al quale appartengono i tre. Si baserebbe sul voto online degli iscritti che ha optato per salvare dal processo Salvini? Chiederemme un nuovo voto online? Oppure darebbe seguito alle varie dichiarazioni del gruppo dirigente del M5s, che ha più volte sottolineato come un parlamentare pentastellato chiederebbe di farsi processare, a differenza di Salvini. In quest’ultimo caso a processo finirebbe solo Conte, Di Maio e Toninelli. Mentre Salvini sarebbe ormai salvo grazie al voto fondamentale del M5s.

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