“Facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv“. “Ditemi se come strategia può andare, baci in bocca fino a gennaio”. È il 18 novembre 2015 quanto Tiziano Renzi scrive via mail a Luca Mirco e Andrea Conticini, il genero oggi indagato nell’inchiesta sui fondi sottratti a Unicef, e per conoscenza alla moglie Laura Bovoli. Mentre il figlio Matteo è a Palazzo Chigi, premier già da più di un anno e lanciato verso il progetto di una riforma costituzionale, non solo la cooperativa Marmodiv continua a beneficiare di fatture emesse per operazioni ritenute dall’accusa inesistenti (saranno 11 solo nel 2015, 31 l’anno prima e 12 nel 2016). Ma il padre impartisce anche ordini su come gestire questa coop. Sono le ricostruzioni dei pm fiornetini, quelle che Tiziano Renzi definisce “false” in un post su Facebook in cui rigetta ogni accusa, dalle “fatture false” alla “bancarotta” ai “lavoratori in nero”.

Però è una sua stessa mail, scrive il gip di Firenze Angela Fantechi, che fa emergere “la gestione di fatto della cooperativa Marmodiv da parte di Tiziano Renzi e Laura Bovoli”. Una summa di quello che per l’accusa è il sistema Renzi, un “programma criminoso” che ha già portato al fallimento delle coop Delivery Service ed Europe Service e che, questo sostengono i pm fiorentini, avrebbe presto riservato lo stesso destino alla Marmodiv. Proprio per evitare che ciò avvenisse il gip ha concesso gli arresti domiciliari, scrivendo di cooperative “dolosamente caricate di debiti previdenziali e fiscali e abbandonate al fallimento.

Tiziano Renzi e Laura Bovoli compariranno lunedì 25 febbraio proprio davanti al gip Angela Fantechi per l’interrogatorio di garanzia. Ma intanto il padre di Matteo ha già parlato con un post su Facebook: “Non auguro a nessuno – nemmeno al mio peggiore nemico – di vivere mai ciò che la Lalla (la moglie, ndr) e io stiamo vivendo. Tuttavia ci prepariamo a una lunga vicenda giudiziaria consapevoli di un fatto: la verità prima o poi verrà fuori”, scrive. “Voglio che sia chiara una cosa: i giornali sono pieni solo delle ricostruzioni dell’accusa. Io affermo qui (e purtroppo per il momento posso solo qui) che queste ricostruzioni sono false“, aggiunge. “Io affronterò il processo nelle aule dei tribunali da cittadino massacrato preventivamente sui media ma da cittadino incensurato che rivendica con forza la propria innocenza“, continua Tiziano Renzi prima di puntualizzare: “Non abbiamo fatto mai fatture false, non siamo amministratori di fatto, non abbiamo fatto bancarotta, non abbiamo lavoratori in nero“. Fatture per operazioni ritenute inesistente o gonfiate che invece secondo la ricostruzione dei pm sono 65 in sei anni, per un valore di quasi 725mila euro. Riguardo al lavoro nero, riferito in questo caso alla coop Delivery Service, racconta invece l’ex dipendente Luigi Corcione: “Venivo pagato in contanti. Preciso che l’interlocutrice della casella di posta elettronica era tale ‘Lalla‘”, ovvero Laura Bovoli.

L’impianto accusatorio e la mail di Tiziano Renzi del 2015
La tesi dell’accusa che il padre dell’ex premier bolla come “false” sono sostanzialmente due: è la società ‘Eventi 6‘, capofila della galassia della famiglia Renzi, ad avvalersi del personale “formalmente assunto dalle cooperative” e sono gli stessi genitori dell’ex premier a gestire “di fatto” queste coop. Da qui conseguono le contestazioni dei reati di bancarotta fraudolenta e fatture false. I due elementi sostenuti dai magistrati fiorentini, si legge nell’ordinanza, emergono dalle dichiarazioni dei testimoni, dai documenti e dalle conversazioni telefoniche. Ma un “documento significativo“, scrive il gip, è appunto la mail scritta direttamente da Tiziano Renzi: “Secondo me occorre predisporre un contratto che preveda questa compenso in base ad un lavoro potenzialmente contestabile anche se il contralto deve essere apparentemente non punitivo… Chiaramente per clienti che Eventi 6 passerà come realizzazione alla cooperativa Marmodiv… quindi aderiamo alle loro condizioni. Contemporaneamente creiamo una nuova cooperativa e la mettiamo pronta”, scrive Tiziano. Che poi elenca già i nuovi vertici: “Presidente Spiteri [Pier Giovanni] soci Paola [Terreni] e Carlo [Ravasio], quando abbiamo preso in mano i lavoratori ed abbiamo capito, facciamo il blitz, cambiamo il presidente, e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo dall’oggi al domani lo dirottiamo alla nuova”. Secondo l’accusa è la spiegazione, un po’ convulsa, del “sistema” Renzi. “Ditemi se come strategia può andare sostanzialmente – conclude lo stesso Tiziano – baci in bocca fino a gennaio e poi una calorosa stretta di mano“.

La mail della moglie Laura Bovoli sulla coop Delivery Service
Tornando indietro negli anni, alle vicende della prima coop nel mirino dei pm, la Delivery Service, il gip scrive: “La fine dell’intromissione di Tiziano Renzi e Laura Bovoli nella gestione della società va collocata alla data del 6 giugno 2010“. Nel periodo precedente sono, di nuovo, ritenuti gli amministratori di fatto. E anche in questo caso, tra le prove portate nelle 96 pagine di ordinanza, emerge una mail, scritta da Laura Bovoli al marito. È il 7 maggio 2010: “Il problema è che martedì arrivano “quintali” di consegne Vino Giordano e opereranno tutti quanti, come farà Simone [Verdolin] (componente del cda, ndr) a dir loro che li mette a zero ore“, si legge. “I pochi furgoni di Delivery saranno sulle strade e i tanti dipendenti Delivery saranno anche su furgoni di altri. L’unica cosa che salvaguarda la cooperativa e andare subito a dare gli stipendi e a far firmare contemporaneamente le dimissioni a tutti. Poi la nuova cooperativa, sommersa dalle consegne sia dei vini che dei volantini, sarà costretta a riassumerli subito. Non esistono alternative. Se martedì riniziano a operare saranno sempre Delivery fino a fine novembre”. La stessa mail è stata poi inoltrata a Simone Verdolin con il commento: “Purtroppo Tiziano ha il vizio di rimandare i problemi, devi tampinarlo entro lunedì”.

La coop Europe Service “per cercare di guadagnare qualcosa di più”
Laura Bovoli scrive la mail il 7 maggio 2010. Due settimane più tardi, il 22 dello stesso mese, “32 dipendenti ed il principale cliente della Delivery Service vengono ‘trasferiti‘ alla ‘Europe Service società cooperativa’, costituita in data 9 giugno. È la seconda coop che compare nell’intreccio su cui indaga la Procura di Firenze. Per l’accusa è la “nuova cooperativa” a cui faceva riferimento la moglie di Tiziano Renzi nella sua mail al marito. “In pratica – si legge nell’ordinanza – il consiglio di amministrazione della Europe Service è costituito dalle stesse persone che avevano la gestione formale della Delivery Service”. Inoltre, l’accusa dubita che la genesi della cooperativa “sia stata determinata dalla volontà di molti dei soci costitutori”. In questo senso sono “significative” le dichiarazioni di uno di loro, Carlo Ravasio, che “ha riferito di non ricordare di aver versato la somma di mille euro all’atto della costituzione” e “di aver sentito parlare in azienda della volontà di costituire una cooperativa ‘per cercare di guadagnare qualcosa di più‘”.

La cartella “Lalla” nel pc dell’autista del camper di Renzi alle primarie 2012 
Anche in questo caso, scrive il gip, “vi sono gravi elementi indiziari per ritenere Tiziano Renzi e Laura Bovoli siano stati i promotori della cooperativa e si siano intromessi nell’amministrazione della stessa”, fino al 3 dicembre 2012 quando l’hanno ceduta a Pierpaolo Fasano e Mariano Massone, anche lui ai domiciliari. A sostegno di questa tesi l’ordinanza riporta le dichiarazioni rese da Gianni Zipoli ma anche i documenti trovati nella cartella denominata “Lalla”, trovato nel computer sequestrato a Roberto Bargilli, diventato famoso nel 2012 per aver guidato il camper di Matteo Renzi durante la campagna per le primarie. Lalla è il soprannome di Laura Bovoli e nella cartella vengono ritrovati la lista soci, i modelli F24, il file con il logo, i modelli di fattura, la copia dei contratti e altri documenti tutti riferibile alla coop Europe Service. Risultano poi altre mail che la moglie di Tiziano Renzi invia a Simone Verdolin e Stefania Batini riguardo al saldo Iva di una cooperativa. “Il coinvolgimento di Tiziano Renzi nella creazione e nella gestione della cooperativa emerge, oltre che da quanto già indicato relativamente alla costituzione della società, dalla circostanza che egli e la moglie si sono occupati anche della individuazione del soggetto che doveva subentrare nell’amministrazione, ossia Mariano Massone”, scrive poi il gip, che elenca uno scambio di mail in cui Massone chiede a Renzi e moglie notizie riguardo alla nuova sede della cooperativa.

Dalla Europe Service alla Marmodiv: l’ultima coop e le “fatture false”
Sotto la guida di Massone la Europe Service arriverà al fallimento. Intanto, a fine 2013, la nuova cooperativa Marmodiv amministrata da Pier Giovanni Spiteri è già divenuta “il maggior prestatore di servizi su Firenze per la Eventi 6“, scrive il gip. È la terza cooperativa di cui Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono ritenuti gestori di fatto dall’accusa. Sono gli anni in cui il figlio Matteo arriva alla Presidenza del Consiglio, della mail già citata scritta da Tiziano Renzi e, sempre secondo la ricostruzione dei pm, dell’emissione delle 65 fatture false o gonfiate per un valore di quasi 725mila euro. Anche in questo caso, i Renzi sono ritenuti amministratori di fatto fino a quando non hanno ceduto la Marmodiv ad Aldo Periale e Daniele Goglio, sulla base di testimonianze, mail e un reperto informatico, il “promemoria Tiz“, trovato proprio nella sede della cooperativa. La Marmodiv “era governata da dei prestanome […] tutti, nel settore, sanno che è riconducibile alla famiglia Renzi”, ha dichiarato a verbale l’imprenditore Paolo Magherini.

Goglio e le frasi con Tiziano: “Quando hai bisogno mi dici e ti faccio un bonifico”
Nel 2017, secondo l’accusa, Tiziano Renzi ordina un cambio ai vertici della Marmodiv. Emerge dalle telefonate di Daniele Goglio, proprio colui che rileva la cooperativa, in cui si lamenta della situazione in cui si trova: “Se avete cambiato idea io qua non servo a nessuno, sono qua perché mi è stato chiesto un favore“. “Tiziano, c’è da pagare i fornitori, c’è un buco da 300mila euro di fornitori, io mi prendo l’incombenza di fare in modo che tutto questo avvenga”, “però non è che pensi che io sono arrivato e 300mila euro li metto io?!“. Goglio racconta a un amico della sua conversazione con Renzi senior. E prosegue: “Tiziano, cioè chiama chi vuoi, i conti son questi“, “Tiziano, te lo posso garantire che alla fine ti faccio il mio conto, però intanto vedi di risolvere i problemi più sostanziali perché senno e inutile che io stia qua, ti lascio le chiavi qua della Marmodiv e me ne ritorno a Torino”. È il 18 giugno dello scorso anno.

Goglio qualche settima prima racconta anche all’avvocato della Marmodiv, Alessandro Ribaudo, di altre conversazioni avute sempre con Tiziano Renzi: “Ti dico questa perché te la devo dire, te la dovrei dire di persona ma tela dico lo stesso al telefono … ieri sono andato su dal mio amico, proprio lui (Tiziano Renzi, ndr) ok? E (risate) vabbè è stato gentilissimo perché mi fa ‘ti ringrazio, ti sei preso un onere grandissimo, mi stai facendo un grande’… “. Poi Goglio prosegue: “Mi fa ‘ti chiedo solo per favore… so che sei esperto e tutto… che non combini casini perché se mi viene fuori un casino anche li ti lascio immaginare come può andare a finire per me e per mia moglie’ perché giustamente… e comunque mi fa ‘non ti fare nessun problema, chiama direttamente in ufficio da noi, a me basta solo che quando hai bisogno mi dici un numero e io ti faccio un bonifico‘ (risate)”. Il gip osserva nell’ordinanza che “ovviamente la circostanza che Tiziano Renzi si preoccupi anche in modo rilevante per le ripercussioni che potrebbe subire in conseguenza delle difficoltà economiche della Marmodiv sono indicative di un suo coinvolgimento nella società“.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Tiziano Renzi, “fatture false per 725mila euro”: tra imprenditori ignari e ditte fantasma. E pure soci a loro insaputa

next
Articolo Successivo

Tiziano Renzi, Anm: “È inammissibile parlare di ‘giustizia a orologeria’. L’azione della magistratura non si arresta mai”

next