Alcuni migranti che erano a bordo della Diciotti hanno presentato un ricorso al tribunale civile di Roma per chiedere al governo italiano un risarcimento per essere stati costretti a rimanere a bordo diversi giorni. Secondo quanto si apprende da fonti del Viminale, il ricorso è stato presentato da uno studio legale a nome di 41 migranti, tra cui un minore, che erano a bordo della nave militare italiana e che ora chiedono al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Interno Matteo Salvini un risarcimento tra i 42mila e i 71mila euro. Dei 41 migranti che si sono rivolti allo studio legale, dicono ancora le fonti del Viminale, 16 risultano essere nati l’1 gennaio. Dopo esser scesi dalla Diciotti, gli stranieri avevano trovato accoglienza nelle strutture di Baobab Experience.
Solo ieri, a quattro giorni dalla ricezione degli atti dalla Giunta per l’autorizzazione a procedere, la Procura di Catania ha chiesto l’archiviazione per il premio Giuseppe Conte, per il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli, indagati nell’ambito dell’inchiesta per cui il Tribunale dei ministri ha chiesto il processo di Salvini. I magistrati hanno già notificato la richiesta a Palazzo Chigi. Negli atti inviati dalla Giunta del Senato, c’era la memoria del vicepremier leghista, indagato per sequestro di persona aggravato nella quale i tre componenti dell’esecutivo hanno sottolineato che la scelta sulla nave Diciotti era di tutto il Governo. Proprio due giorni fa la Giunta del Senato ha respinto l’autorizzazione a procedere per Salvini.
Oggi intanto emerge un particolare sul cambio di rotta del responsabile del Viminale che, dopo aver chiesto più volte di essere processato, ha cambiato idea. La ministra per la Semplificazione e pubblica amministrazione, l’avvocato Giulia Bongiorno, in una intervista al Corriere della Sera ha ammesso di aver consigliato a Salvini di non rinunciare all’immunità. “Si, è vero, sono stata io a consigliare Salvini di non rinunciare all’immunità per il caso Diciotti. Non ho niente da temere. Se Salvini si fosse fatto processare avrebbe dovuto mentire agli italiani”, afferma. Mentire? “Certo, avrebbe dovuto dire che non aveva agito nell’interesse dello Stato”. Per Bongiorno “se Salvini si fosse fatto processare per le accuse dei giudici di Catania sarebbe stato sicuramente assolto“. Gli ha consigliato di non farlo “perché – spiega la ministra – conosco la giustizia italiana, e so che Salvini sarebbe rimasto sotto processo per sei, sette, dieci anni. E nel frattempo sarebbe stato sempre additato”.