“Il segnale mandato dalle autorità (di Cantù, ndr) e dal contesto sociale è bruttissimo: facciamo finta di niente, fatevi i fatti vostri, gli stessi messaggi che erano tipici di alcune realtà siciliane di qualche anno fa. Cantù come Locri? Ma figuriamoci”. Il capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Alessandra Dolci, ospite mercoledì sera al convegno Vite di Mafia insieme allo studioso di mafie internazionali Federico Varese, ha lanciato l’allarme sul clima di paura che avvolge il processo contro i “rampolli della ‘ndrangheta comasca” (leggi l’articolo di Davide Milosa) che si sta svolgendo nelle aule del Tribunale di Como. Un processo dove il Comune non ha voluto costituirsi parte civile e dove, nelle scorse udienze, i testimoni che avevano denunciato le aggressioni e le estorsioni subite hanno ritrattato le testimonianze e l’aula è stata sgomberata dopo che i parenti degli imputati avevano inveito contro il pubblico ministero. “Non mi sento di criticare l’atteggiamento di questi testi perché se fossero stati accompagnati dalla cittadinanza forse avrebbero avuto il coraggio di testimoniare e invece si sono sentiti abbandonati dallo Stato”.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione