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Corea del Nord, il caso della figlia dell’ex ambasciatore rimpatriata. Pyongyang: “Era felice di tornare”

'Repubblica' diffonde la versione ufficiale del regime di Kim Jong-un, in cui si legge che dietro alla fuga del diplomatico e della moglie dall'ambasciata a Roma non c'è "nessun motivo politico" e che la ragazza 17enne, abbandonata dai genitori, ha scelto di rientrare dai parenti

Per la Corea del Nord non c’è nessun caso. Nessuna ragazza rimpatriata con la forza, nessuna ritorsione sulla figlia di un ex diplomatico di stanza a Roma che insieme alla moglie ha deciso di sparire a dieci giorni dalla fine del suo mandato senza lasciare traccia. Dopo giorni di ricostruzioni sui giornali e di ipotesi, Repubblica pubblica una lettera inviata da Pyongyang che spiega che la figlia dell’ex ambasciatore nordcoreano Jo Song Gil “era felice di rientrare”. E che “nessun motivo politico” ha spinto l’ambasciatore a scappare. Tra lui e la moglie c’erano frequenti “liti per i disturbi mentali che affliggono la figlia” e la ragazza, “abbandonata” dai genitori, è stata accompagnata dal personale femminile dell’ambasciata in aeroporto perché ha voluto fare rientro a Pyongyang. Quindi non c’è stato “nessun rapimento”: adesso la 17enne vive coi nonni, “è sotto cura (per disagio mentale, ndr) ma era felice di rientrare”. E liquida tutto il resto come “propaganda sudcoreana“.

Su dove si sia rifugiata la coppia è ancora mistero. Secondo il Corriere della Sera i servizi italiani avevano dato supporto logistico affinché i due ottenessero il via libera dagli Usa, dove volevano trasferirsi e dove, poi, sono arrivati. Ma Repubblica oggi scrive che i due hanno invece scelto la Svizzera “per negoziare una richiesta di asilo e la protezione degli americani della Cia e degli inglesi del MI6 in cambio di informazioni”. La fuga dell’ambasciatore, prosegue il quotidiano, non ha sorpreso il regime nordcoreano e la partita sarebbe chiusa se solo non fosse cominciato “un altro gioco”, cioè quello dei servizi sudcoreani. Con le dichiarazioni del dissidente Thae Yong-ho, ex numero due dell’ambasciata nordcoreana a Londra, poi scappato in Corea del Sud nel 2016, che ha deciso di “accreditare pubblicamente la storia del sequestro” della ragazza.

La lettera da Pyongyang – Condensa la versione ufficiale del regime di Kim Jong-un sull’intrigo internazionale legato alla fuga dell’ex ambasciatore di Roma ed è stata inviata dal suo successore, il primo consigliere dell’Ambasciata del Nord Corea, Kim Chon, al presidente della UIP (unione interparlamentare) Italia – Nord Corea, il deputato di Forza Italia Osvaldo Napoli. “L’ex segretario Jo Song Gil – si legge nel documento inedito – aveva lasciato l’ambasciata la sera del 10 novembre 2018, dopo un litigio familiare con la moglie Ri Kwan Sun avente per oggetto i disturbi mentali che affliggono la figlia Jo Yu Jong. Insieme alla moglie, la mattina del 11 novembre si è allontanato dalla sede dell’Ambasciata, ove risiedeva con la famiglia, senza favi più ritorno e facendo perdere le proprie tracce”. Fin qui quello che è noto alle cronache. Poi qui inizia la ricostruzione del governo nordcoreano: “Ritengo che la coppia non abbia alcun motivo politico per scomparire e anche per questo abbiamo atteso il loro rientro in Ambasciata, ove peraltro era rimasta la figlia. Quest’ultima odiava e rimproverava i suoi genitori che l’avevano abbandonata. Stando a casa da sola soffriva di solitudine. Per questo motivo, aveva insistito affinché potesse rientrare a Pyongyang dove l’attendevano i nonni”.

La ragazza diciassettenne, stando ancora alla ricostruzione del Primo consigliere che in questo passaggio si fa più vaga, “aveva già interrotto gli studi liceali da marzo del 2018, in vista della conclusione del mandato del padre. E per questo, lo scorso 14 novembre 2018, è rientrata tranquillamente in Corea accompagnata da personale femminile (tra loro, la moglie di un membro dell’ambasciata), con un volo dall’aeroporto di Fiumicino“. La lettera spiega poi che la ragazza “era molto contenta di tornare presto dai nonni. Lo abbiamo potuto scorgere dal suo viso in aeroporto. Ho ricevuto un messaggio di un membro della famiglia di Jo: adesso sua figlia sta bene e momentaneamente è sotto cure mediche“. Dunque, sono le conclusioni dell’ambasciata e del governo nordcoreano, “nessun rapimento”, nessun “rientro con la forza” della ragazza. Illazioni che, si legge, sono “certamente prodotte da un intrigo delle forze anti-pacifiche della Corea del Sud”.