Dice di essere “fiero” dei suoi genitori, nonostante questi ultimi si trovino al momento agli arresti domiciliari. Applausi. Mostra al pubblico la foto del grillino Mario Michele Giarrusso, che ai senatori del Pd ha fatto il gesto delle manette e qualche tempo fa gli augurava l’impiccagione: “Mi pare che la natura sia già stato poco clemente con lui”. Risate. Quindi il colpo di teatro: ha estratto una penna per firmare sul palco una di quelle querele annunciate nei giorni scorsi. “É per Marco Travaglio“, annuncia. È un vero e proprio show quello di Matteo Renzi alla prima uscita pubblica dopo l’arresto dei genitori per bancarotta fraudolenta e false fatture.
“Sono fiero e orgoglioso di esser figlio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli perché non ho niente di cui vergognarmi, perché conosco i fatti. Sono fiero e orgoglioso che mio padre e mia madre vogliano difendersi in un processo. Sono orgoglioso di essere loro figlio e ai magistrati dico: noi non vogliamo impunità, immunità, scambi per non andare a processo. Noi non scappiamo come fanno gli altri, vogliamo andare in quell’aula. Perché lì vedremo chi ha ragione e chi torto”, è l’incipit dell’intervento dell’ex premier al Lingotto di Torino per presentare il suo libro. Parole molto diverse da quelle usate nei confronti del genitore nell’intercettazione pubblicata nel libro di Marco Lillo “Di padre in figlio”: “Se tu vai in un interrogatorio e pensi di poter dire non so chi sono, non so chi sono questi, ti portano via e fanno bene! Perché non è più la questione della Madonnina del Maier )Questa è un’altra questione tu e il tuo giro di merda di Medjugorje. Stai distruggendo una esperienza!”, diceva Renzi ai tempi dell’inchiesta sulla Consip.
“Niente rancore”. Poi se la prende con Giarrusso – “Qualcuno si aspettava da me parole di rabbia. In tanti speravano in un mio fallo di reazione. Vi dico: Non perdete tempo con il rancore. Gli ex amici che sono scesi dal carro non meritano neanche la vostra stima, riservate loro una genuina indifferenza”, ha sostenuto Renzi. Poi però ha fatto proiettare una foto del senatore Giarrusso, che nel giorno del voto sulla nave Diciotti aveva mostrato i polsi mimando le manette ai senatori Pd: un chiaro riferimento alle vicende giudiziarie dei genitori dell’ex segretario. “Mi pare che la natura sia già stata poco clemente con lui”, dice Renzi commentando l’immagine di Giarrusso. L’ex premier, però, replica soprattutto una vecchia offesa del grillino – recentemente rilanciata dal Corriere della Sera – che tempo fa disse: “Renzi sarebbe da impiccare”. “È una vergogna che nessuno abbia detto una parola in difesa non mia, ma di un senatore per il quale un altro senatore ha auspicato l’impiccagione. Lunedì interverrò in aula per dire che non mi faccio intimidire; se pensano di farci tacere si sbagliano. Quando la signora presidente del Senato sarà in grado di dire la parola disdegno, sarà troppo tardi”, dice l’ex presidente del consiglio.
“M5s verso implosione” – Citazione obbligata, anche questa volta, per il referendum costituzionale: “Io – dice Renzi – il Referendum lo rifarei domani mattina perché se fosse passato ora Italia sarebbe governata e non ostaggio di costanti litigi di 5 stelle e Lega”. Secondo l’ex premier “il M5s sta andando verso l’implosione, ma la prossima è la Lega. Non hanno bisogno del nostro odio, ci pensano da soli. Ma poi toccherà a noi e non dovremo pensare a vendicarci, siamo una cosa diversa e se ci fosse qualcuno fra noi più cattivello, non ne avrà il tempo perché ci lasceranno un paese nelle macerie e ancora una volta toccherà a noi portarcelo fuori”. Un passaggio è stato dedicato anche al voto del M5s contro l’autorizzazione a procedere del caso Diciotti: una decisione che secondo Renzi sarebbe addirittura il risultato di un “voto di scambio”: “Sulla Tav – dice – si sta giocando una partita impressionante. È in nome di un vergogno voto di scambio che Matteo Salvini sta mollando sulla Tav perché è stato salvato dal processo da parte dei 5 stelle”.
“Casuali le indagini sulla mia famiglia” – Il chiodo fisso, ovviamente, è rappresentato dall’inchiesta che ha coinvolto i genitori. “Non mi sentirete mai dire una sola parola contro la giustizia italiana – sostiene l’ex premier – Io non ho mai detto una parola contro i giudici ho sempre rispettato le sentenze. Dopodiché io penso che la storia nei prossimi anni racconterà che è davvero casuale il fatto che per anni si è costruita una fitta ragnatela di indagini nei confronti dell’allora presidente del Consiglio e della sua famiglia. Di fronte a questo noi diciamo solo una parola: fiducia nella magistratura“.
di Simone Bauducco
Martina non va da Richetti – Tra i presenti al Lingotto il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino: “In bocca al lupo per la campagna che nei prossimi mesi lo vedrà contrapporsi ai cialtroni nazionali. Noi siamo quelli che restano e non mollano mai”, ha detto Renzi, accolto dai fedelissimi come Roberto Giachetti e Maria Elena Boschi: “Il Pd – dice l’ex ministra – ha bisogno di Renzi, delle sue idee, del suo coraggio anche nel dire quello che pensa e nel fare opposizione a questo governo con un’alternativa vera e concreta e anche delle proposte”. Presente anche Maurizio Martina che per recarsi a Torino ha disertato l’evento con Matteo Richetti a Modena. Una scelta che per l’ex ministro dell’Agricoltura sarebbe stata concordata con l’alleato che ne sostiene la corsa alla segreteria del Pd. “Io e Matteo Richetti abbiamo deciso insieme di garantire la presenza della nostra mozione sia a Modena che a Torino oggi. Abbiamo pensato fosse giusto farlo data la contemporaneità dei due momenti”, sostiene l’aspirante segretario. Nei giorni scorsi il rapporto tra Martina e Richetti erano finiti al centro delle polemiche dopo la diffusione dell’audio messaggio in cui il deputato dem dichiarava “finita” la mozione congressuale comune. “Mi pareva doveroso esserci innanzitutto sul piano personale perché un partito è una comunità di persone e quando qualcuno è in difficoltà bisogna esserci”, è il modo con cui Martina ha motivato la sua presentza a Torino.