Centri scommesse per finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro, il capomafia originario di Castelvetrano (Trapani) ricercato dal 1993. Tre arresti e una decina di indagati tra cui un deputato regionale che siede nella Commissione antimafia regionale. Il meccanismo emerso nell’indagine dei carabinieri condotta dalla Dda di Palermo, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Francesca Dessì è rodato e sorge sulle ceneri dei business già consolidati. Dai rapporti con la politica fino alla gestione dei centri d’accoglienza per migranti. A partire dal principale arrestato, Calogero John Luppino, imprenditore di 39 anni divenuto bancomat della famiglia mafiosa di Castelvetrano dopo aver ricevuto il benestare per l’apertura dei centri di scommesse. Fondatore del movimento politico “Io Amo Campobello”, gestito assieme allo zio Mario Giorgi, anche lui arrestato dai carabinieri. In manette anche Francesco Catalanotto, di 47 anni originario di Castelvetrano cugino di Lorenzo Catalanotto e sodale di Luppino.
Il deputato regionale indagato è Stefano Pellegrino, politico originario di Marsala (Trapani) di 61 anni accusato di corruzione elettorale senza l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Pellegrino è un avvocato penalista e dal dicembre 2017 è stato eletto deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana con oltre 7mila preferenze e adesso siede nella Commissione regionale antimafia. Pellegrino secondo la Dda di Palermo avrebbe ricevuto il sostegno elettorale di Salvatore Giorgi, detto Mario, e Calogero John Luppino animatori del movimento politico “Io Amo Campobello” che alle ultime elezioni hanno sostenuto l’elezione dell’attuale sindaco Giuseppe Castiglione e quella del deputato regionale Stefano Pellegrino, originario di Marsala (Trapani). A Pellegrino, che ora sarà interrogato dai pm, viene proprio contestata l’elezione all’Ars, avvenuta – stando all’accusa – anche grazie ai voti di Luppino e Giorgi che a loro volta regalavano pacchi della spesa in cambio della preferenza elettorale.
“Nella compravendita dei voti commessa dal Giorgi era direttamente coinvolto il politico Pellegrino in prima persona”, così scrive il gip che aggiunge come in prossimità delle elezioni regionali Pellegrino incontrò Giorgi e Luppino. Dopo l’elezione i due erano “quelli di Campobello, che mi hanno aiutato” e che potranno avere una serie di incarichi in “tre, quattro enti”. “Tutti Pellegrino hanno votato”, diceva Luppino consapevole che anche Dario Messina (finito in galera l’anno scorso nell’operazione Anno Zero) aveva sostenuto Pellegrino. Ordine che, non escludono i carabinieri del Ros, potrebbe essere arrivato perfino da Franco Luppino, capo della mafia di Campobello di Mazara, che da anni si trova recluso in carcere.
“Non sapevo assolutamente nulla di queste elargizioni. Gli avrei detto di no ma io non ne ero proprio a conoscenza, ha detto Pellegrino. “L’sms che mi viene contestato – aggiunge l’esponente di Forza Italia – riguarda un mio assistito, imputato per omicidio e assolto in Appello ma in una condizione di assoluta indigenza mi aveva più volte detto che dopo che l’avevo salvato dall’ergastolo avrebbe votato per me fino alla morte. Non aveva bisogno di una borsa di vivande, era ancora agli arresti per un altra questione ma era stato assolto per omicidio”.
Calogero “John” Luppino dal 2006 al 2011 invece è stato consigliere comunale con l’Udeur. Proprietario di alcune società nel settore delle scommesse online tra cui la “Non solo Vip”. Nel 2014 ottenne una concessione per un centro d’accoglienza e con l’associazione Menzil Salah ne aprì uno a Salaparuta (Trapani) per cinquanta persone in un immobile di proprietà del comune. Sequestrate anche società per il valore di 5 milioni, compresa una di trasporti che gestiva un pullman per far spostare i migranti ospitati in un centro d’accoglienza. Per il collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa (morto nel gennaio 2018 per morte naturale) Luppino era “quello delle macchinette”, vicino a Raffaele Urso, adesso in carcere. “Rosario Allegra (cognato del boss, anche lui in galera ndr) li aveva autorizzati ad aprire”, disse Cimarosa. Luppino secondo i pm ha avuto “un’ascesa favorita dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali ad istallare le apparecchiature delle società di Luppino e Giorgi, a fronte di pesanti ritorsioni”. Rosario Allegra è stato intercettato parlava con Catalanotto di 5000 euro che gli dovevano essere consegnati da Luppino aggiungendo che “la posizione che ha lui però la deve capire…”.
Era Catalanotto a mediare i rapporti con Rosario Allegra, cognato del boss e tra i colonnelli della famiglia di Castelvetrano, arrestato nell’operazione Anno Zero e da allora in carcere . Di recente Catalanotto è stato arrestato dai carabinieri per aver messo su una piccola piantagione di marijuana e da allora viveva con il braccialetto elettronico. Di lui parlò Lorenzo Cimarosa descrivendolo come “uno che lavora nel settore delle slot machine”. Almeno dal 2013 è uno dei collaboratori più fidati di Luppino. In alcune intercettazioni Catalanotto viene indicato come il “picciotto” di Rosario Allegra e secondo l’accusa era lui a portargli somme di denaro che sarebbero finite direttamente nelle casse della latitanza del ricercato Matteo Messina Denaro.