A una settimana di distanza dalla notizia degli arresti domiciliari nei confronti dei suoi genitori, Matteo Renzi ricompare in pubblico accolto dall’ovazione dei tanti che hanno riempito la Sala Gialla del Lingotto di Torino. Sono arrivati da tutto il Piemonte, compreso un bus dalla Toscana, per portare il calore e la solidarietà al loro leader: “È il migliore che abbiamo, ma purtroppo gli hanno fatto un bello sgarbo nell’ultima settimana” racconta un pensionato che si è messo in coda due ore prima dell’inizio dell’incontro. “Lui è l’unico dei nostri dirigenti con gli attributi” rincara la dose la sua vicina mentre aprono le porte della Sala e il pubblico inizia a riempire la sala. Tra le prime “big” ad arrivare c’è Maria Elena Boschi: “Renzi è il futuro del Partito democratico” commenta tra un selfie e l’altro. Poi arrivano Giachetti, Martina e Guerini prima dell’arrivo dell’ex leader del Pd. Sale sul palco sulle note di C’è qualcosa di grande dei Lunapop, ma viene subito interrotto dalle grida in prima fila: “Sei grandissimo” gli urlano le signore delle prima fila prima che lui inizi il monologo di sessanta minuti: “Noi non abbiamo parlato di giustizia ad orologeria – attacca Renzi – ma è un fatto che la notizia dei domiciliari sia arrivata un’ora prima della chiusura della votazione su Rousseau”. Ma sotto il palco, tra gli attivisti, serpeggia un sentimento ambivalente nei confronti della magistratura. C’è chi parla di “inchieste fatte ad hoc per screditare persone politiche in un momento preciso” o di una “puntualità sospetta”. Ma la certezza è che tra i tanti presenti al Lingotto Matteo Renzi rappresenta ancora un punto di riferimento: “Mi auguro che torni anche se forse Adda passà ‘a nuttata”
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