Norma, italo-venezuelana

Voi non avete idea di cosa significhi vivere in Venezuela oggi”. Norma è nata in Venezuela da genitori italiani e lì cresciuta fino a 25 anni, quando è venuta in Italia per studiare. Ora vive qui, ha doppia cittadinanza, ma torna spesso in Venezuela (l’ultima volta la scorsa estate), dove vive ancora la madre, con cui parla quasi quotidianamente: “Andare al supermercato è un’odissea, serve tutta la giornata. Ci sono file di chilometri per entrare e dentro è vuoto: un giorno arriva la farina e si fanno file allucinanti per comprarla, un altro giorno il latte e così via. La carne non si trova praticamente mai. I prezzi sono allucinanti e aumentano vertiginosamente da una settimana all’altra. Non solo: se non stai attento, al supermercato le persone ti rubano le cose dal carrello, arrivi alla cassa e ti accorgi che quello che avevi preso è sparito. La cassa è un altro capitolo: anche lì si fa una fila lunghissima.

Non si paga nulla in contanti, nemmeno un gelato al bar, perché i prodotti costano milioni e si dovrebbe girare con valigie di soldi. Si paga con bonifico o carta di credito, ma spesso la connessione internet non funziona e si sta in cassa ad aspettare per poter fare il bonifico; stessa cosa con la carta, perché le linee funzionano a singhiozzo. Senza contare che le carte hanno un limite di spesa inferiore al costo della vita e così in cassa devi magari passare la tua carta cinque, sei, sette volte, sperando che nel frattempo non manchi la linea.” Una situazione esasperante. “Mia madre l’altro giorno è arrivata in cassa e ha scoperto che – con i prezzi che aumentano ogni giorno – il limite giornaliero sulla carta era troppo basso: dopo tre ore di fila, giunta alla cassa, con la spesa già messa in busta, non aveva abbastanza soldi disponibili per pagare, non riuscivano nemmeno a fare il ricalcolo togliendo alcuni prodotti… alla fine sai cos’è successo? La differenza gliel’hanno pagata le persone in fila dietro di lei!

Il 21 agosto 2018, con un’inflazione registrata a luglio dell’82.700 percento, le autorità hanno imposto di togliere 5 zeri ai prezzi. Ciò nonostante, l’inflazione a dicembre ha di nuovo raggiunto il valore record di oltre un milione percento. Il quadro della vita quotidiana è desolante. Prosegue Norma: “I centri commerciali sono strutture fantasma, i negozi sono vuoti. Funziona solo qualche banca. Un disagio continuo, tutto è trasandato, rovinato. La luce manca per ore, internet non va mai ed è un problema perché tutto si paga online, anche le bollette. Le stampanti non vanno perché non si trova nemmeno il toner… La vita quotidiana è un percorso a ostacoli senza fine. Mia mamma è stata 15 giorni senz’acqua!”. Senza contare i livelli di delinquenza: “Ci sono dei gruppi chiamati los colectivos, che girano in moto, portando con sé anche ragazzini, e seminano il terrore, specie durante le manifestazioni antiregime: sparano senza scrupoli, distruggono quello che trovano per controllare con la paura”.

Secondo Norma, tutto è precipitato quando è morto Chavez. Parla dell’élite al potere come di una cricca con l’unico scopo di riempirsi le tasche. “Non credete a quello che si dice, non ci sarà guerra civile: questo rischio si ha quando il paese è spaccato in due. Ma il Venezuela non è diviso. La gente non li vuole più! Alle manifestazioni filogovernative ci sono i dipendenti statali, obbligati a partecipare, pena il licenziamento. Chi sostiene Maduro è solo chi ne trae vantaggi economici, i militari di alto rango e pochi altri. Il popolo non lo vuole nel modo più assoluto. E non è nemmeno vero che la crisi dipenda dal crollo del prezzo del petrolio. Il Venezuela è un paese ricco, c’è di tutto: uranio, diamanti, oro, argento… Ciò che manca è la testa di chi governa! Prima le risorse erano gestite da imprese private, che sono state espropriate. La compagnia petrolifera statale (PDVSA) e le altre all’inizio protestarono: operai, ingegneri, lavoratori furono tutti licenziati e al loro posto fu assunta gente incompetente ma che appoggia il governo. La produzione calò, gli impianti rimasero senza manutenzione, senza contare i problemi di approvvigionamento della corrente elettrica (anche quell’impresa era stata statalizzata e il suo personale licenziato). Senza acqua, senza luce PDVSA non riesce più a lavorare.”

“La società venezuelana – conclude amaramente Norma – è distrutta: le famiglie sono tutte separate, in patria sono rimasti solo i vecchi, chi può se ne va; i più poveri nei paesi vicini, Panama, Argentina, Colombia… chi riesce va in Spagna, negli USA, in Italia. Io sono qui, mio fratello in Spagna, nostra madre in Venezuela. Non esistono più famiglie unite.”

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Venezuela, la grande fuga da violenza e povertà: “Ti ammazzano anche solo per rubarti un paio di scarpe”

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