Zawadi, immigrata due volte

Una storia nella storia è quella di Zawadi: nata nell’est della Repubblica Democratica del Congo, zona “calda” da sempre, nel 2006 si trasferì in Venezuela, seguendo il padre di suo figlio, venezuelano, nella speranza di rifarsi una vita, lasciandosi dietro gli orrori della guerra. E in Venezuela ci è rimasta per 11 anni. Fino a quando, col deteriorarsi della situazione, ha deciso di venire in Italia, dove già viveva sua sorella. “Me ne sono andata per mio figlio”, spiega. Per lei, immigrata, la vita è stata ancora più dura: “Non c’era lavoro, la crisi economica e politica era già devastante, in più per me era molto difficile ottenere documenti: dopo dieci anni ancora non mi davano la residenza permanente e avrei dovuto aspettare altri dieci anni per ottenere l’asilo politico. In quella condizione, non avevo diritto di studiare all’università, di muovermi, di lavorare. Rifare il visto temporaneo era un’odissea, il governo era proprio mal organizzato anche in questo. Non ero felice, ero senza prospettive, senza speranza. Era già un disastro, ma le cose sono ulteriormente precipitate dopo che me ne sono andata. Sono rimasta in contatto con alcuni amici, che mi raccontano di una situazione disperata, di persone che muoiono per mancanza di medicine, di ammalati senza cure. Manca anche il cibo. Sono tutti arrabbiati, vanno in strada per chiedere libertà, ma i giovani finiscono in prigione solo perché manifestano. Per la gente, chiunque è meglio del regime attuale.”

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Venezuela, la grande fuga da violenza e povertà: “Ti ammazzano anche solo per rubarti un paio di scarpe”

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