Tutte le nostre scuse sono finite. Finora non abbiamo mai voluto rinunciare a nulla, fare mai un passo indietro, con la (falsa) scusa che lo facevamo per i nostri figli, per garantirgli un futuro migliore, per regalargli ogni comodità, ricchezza e occupazione. E ora? I nostri figli non faranno in tempo a diventare adulti che la situazione sarà già impossibile da cambiare.
La dichiarazione del panel delle Nazioni unite sul riscaldamento globale dice che ci restano 12 anni prima di superare i fatidici 1,5 gradi, con cambiamenti in tutto l’ecosistema totalmente irreversibili. Non solo i cambiamenti climatici ma anche l’inquinamento: ogni giorno circa il 93% dei bambini di età inferiore ai 15 anni (1,8 miliardi di bambini) respira aria così inquinata da mettere a serio rischio la propria salute e il proprio sviluppo (dati Oms).
Diceva Lorenzo Tomatis: “i nostri figli non ci perdoneranno per i danni che stiamo loro lasciando”. È già arrivato quel momento. I nostri figli già ora non ci perdonano, scendono in piazza e protestano. Ogni venerdì fiumi di ragazzini che riempiono le piazze, in tante città del mondo, per chiedere di fermare i cambiamenti climatici e l’inquinamento. “Non c’è un pianeta B”, “state distruggendo il nostro futuro”, si legge sui cartelli dei giovani e dei bambini.
Una protesta nata a partire dalla piccola Greta Thunberg, 16enne svedese che da settembre ogni venerdì mattina sciopera davanti al Parlamento svedese. Una protesta che l’ha resa celebre al punto da essere invitata nelle grandi conferenze internazionali: dalla Conferenza mondiale sul clima a Katowice, Polonia, al Forum economico di Davos, in Svizzera, al Comitato economico e sociale europeo a Bruxelles.
Una ragazzina tenace, resiliente, che dall’età di otto anni – quando aveva ascoltato una lezione sui riscaldamenti globali a scuola – non si capacitava del perché gli adulti, pur essendo consapevoli di un rischio, continuavano a marciarci contro, a ritmo serrato. Lei così piccola, sola e impotente, non poteva fermarli. Il senso di impotenza la schiacciava a tal punto da entrare in depressione, smettendo di mangiare e parlare, non voleva più frequentare la scuola. Il padre e la madre, attore e cantante, sospesero le rispettive carriere per seguire la figlia. Alla ragazzina fu poi scoperta la sindrome di Asperger.
Ma Greta ha saputo trarre forza dalla sua malattia, è riuscita a uscire dalla depressione, dal mutismo, entrando con coraggio nel mondo degli adulti per spronarli, con una protesta determinata e discorsi pacati e schietti. È riuscita a creare un movimento di decine di migliaia di ragazzini che ora la circondano con affetto e lottano pacificamente insieme a lei. Greta ci insegna che “non si è mai troppo piccoli per cambiare il mondo”.
In Francia Greta e i suoi giovani amici sono stati ricevuti dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo, che da tempo cerca di limitare la circolazione delle auto nella capitale. Anche il ministro dell’Ambiente, François de Rugy, ha sostenuto la protesta: “Preferisco avere dei manifestanti fuori dal mio ministero che protestano dicendo che non stiamo facendo abbastanza – il che è esattamente ciò che penso – che gente che dice fermiamoci, stiamo andando troppo veloci e troppo avanti”. Anche il coraggioso meteorologo Luca Mercalli, in Italia, ha dato un grande impulso alla protesta, con un video su YouTube in cui spiega la gravità del problema e l’importanza di mobilitarci.
La cosa meravigliosa è che oltre a puntare il dito contro gli adulti, contro i governanti, a chiedere di rispettare gli accordi di Parigi e diminuire le emissioni di gas serra senza se e senza ma, questi giovani stanno riflettendo sul loro stesso stile di vita. Greta fa i suoi viaggi solo con i mezzi pubblici o al limite sale nell’auto elettrica del padre, perché consapevole dell’enorme contributo del settore dei trasporti all’aumento di Co2 (circa il 27%). Dall’alimentazione vegana alla lotta contro gli sprechi alimentari e contro il cibo industriale, Greta e i suoi amici ci stanno dando un grande esempio di coerenza.
Il prossimo 15 marzo è indetto uno sciopero mondiale studentesco. I governanti “devono dare prova dei loro impegni per una transizione ambientale equa tra ricchi e poveri”, si legge sulla pagina Facebook dell’evento. Ecco allora che anch’io chiedo agli studenti, dai più piccoli ai più grandi, ma anche agli insegnanti e ai genitori, di aderire a questa manifestazione/sciopero. Scendere in piazza con cartelli e striscioni, leggere insieme il discorso di Greta al mondo, e riflettere su cosa possiamo fare tutti per fermare i cambiamenti climatici. Perché non si è mai troppo piccoli, troppo deboli, troppo soli per cambiare il mondo.