Mentre la legge sulla legittima difesa resta al vaglio del Parlamento, insieme alla promessa di una pronta approvazione (“entro marzo”), la visita di Matteo Salvini – ministro degli Interni – a un imprenditore condannato in via definitiva per tentato omicidio nei confronti di un rapinatore ha l’effetto di dividere politica e magistratura. L’Anm stigmatizza la strumentalizzazione del caso, che in realtà non avrebbe alcuna attinenza all’istituto della difesa e critica la decisione del leader della Lega che ieri ha portato la sua solidarietà ad Angelo Peveri al carcere di Piacenza. Dicendo poi: “Dal mio punto di vista in carcere non avrebbe neppure dovuto entrarci, ma non commento le sentenze”. L’Associazione Nazionale magistrati accusa il titolare del Viminale di violare le prerogative della magistratura e “delegittimare i giudici”.

In difesa del ministro si schiera Magistratura Indipendente, componente di minoranza del Comitato Direttivo Centrale dell’Anm, tra i quali il vicepresidente dell’Anm Giancarlo Dominijanni. Le cui toghe lamentano che il documento di condanna uscito ieri sera da Piazza Cavour sia stato deliberato “a stretta maggioranza”, cioè con un solo voto di scarto, quello del presidente dell’associazione. Nel pomeriggio è lo stesso Salvini a rimarcare: “il diritto sacrosanto alla difesa”.

Sul caso però pesano le parole del Procuratore capo di Piacenza. “Questo – spiega Salvatore Cappelleri, intervistato da Repubblica – non è un caso di legittima difesa, viene citato a sproposito: Peveri sparò dall’alto verso il basso, come dicono le perizie, due colpi di fucile di cui uno colpì la vittima al petto. Il pericolo è che passi il messaggio che comunque è legittimo reagire”, osserva. “Se si sta usando il caso Peveri per giustificare una nuova legge sulla legittima difesa, l’esempio non è pertinente – dice il magistrato – Chi ha certe responsabilità dovrebbe essere più attento a ricostruzioni che non corrispondono ai fatti processualmente accertati, la prudenza è un obbligo”.

Tutto inizia nel pomeriggio quando Salvini si reca nel carcere di Piacenza per esprimere la sua solidarietà Peveri. “Ho trovato una persona per bene. La sensazione che qualcosa non è giusto e non funzioni. Che sia in galera un imprenditore che si è difeso dopo cento furti e rapine e sia fuori un rapinatore in attesa di un risarcimento dei danni significa che bisogna cambiare presto e bene le leggi. Cercheremo di fare di tutto perché stia in galera il meno possibile” ha detto Salvini lasciando il carcere parlando ai giornalisti che lo aspettano all’esterno. E ventilando una domanda di grazia da sottoporre al Presidente Mattarella. Parole che spingono l’Anm a reagire, attaccando il ministro.

“Le decisioni in merito alle modalità e alla durata di una pena detentiva spettano non al Ministro dell’Interno ma solo alla magistratura, che emette le sentenze in modo rigoroso e applicando le leggi dello Stato”, replica l’associazione delle toghe. Ad avviso del sindacato ogni tentativo di stravolgere le regole “viola le prerogative della magistratura e delegittima il sistema giudiziario ed è contrario allo Stato di diritto e ai principi costituzionali, al cui rispetto dovrebbero concorrere tutti, specialmente chi ricopre importanti incarichi di Governo”.

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