Luca Longo, 32 anni, finiti gli studi aveva raggiunto il fratello in Irlanda. Poi ha deciso di spostarsi in Spagna dove oggi lavora per una multinazionale. "In tanti ambiti gli spagnoli giganteggiano rispetto all'Italia. Perché il nostro Paese è sempre ultimo?"
Qualche anno fa Luca Longo fu intervistato dalla tv France2: “Facevo un servizio che si chiamava Perché l’Italia investe molto nel formare bene i giovani, per poi lasciarli scappare?“, ricorda. In questa frase è racchiusa tutta la sua storia. Luca ha 32 anni, è ingegnere informatico e ha origini siciliane. È andato via dall’Italia subito dopo la laurea, girando per l’Europa (Dublino, Berlino e ora Palma de Mallorca). Oggi lavora come manager in Spagna per una multinazionale con 26mila impiegati e 2,5 miliardi di fatturato nel settore del turismo, ha uno stipendio molto alto e spesso si chiede: “Se è possibile farlo qui, perché in Italia dobbiamo sempre essere ultimi?”.
Luca ricorda bene la prima volta che è andato via dalla Sicilia: “Mi ero laureato in ingegneria da 6 mesi, lavoravo a prestazione occasionale e rifiutavo offerte di lavoro da 800 euro al mese”, racconta. Nel febbraio del 2013 decide di raggiungere suo fratello, che viveva in Irlanda con la moglie. “Entrambi laureati eccellenti, scappati dopo anni di precariato in Italia”. A Dublino Luca trova lavoro in due settimane: “Bastava iscriversi ai siti web per cercare lavoro, fare il giro delle agenzie di recruitment e dopo qualche giorno cominciavi a ricevere 5-10 chiamate al giorno con proposte concrete. Era molto più complicato trovare una casa che un impiego”, ricorda.
Dopo due anni in Irlanda Luca decide di spostarsi. “Volevo tornare a vivere in un posto dove avrei potuto vedere il sole e il mare tutti i giorni, come se fossi nella mia Sicilia. Trovai lavoro in Spagna, a Mallorca, come customer experience designer”. Si tratta di un lavoro d’ufficio in cui Luca si occupa di tutta la strategia che sta dietro il processo di vendita online delle imprese: come acquisire un utente, come vendergli un prodotto e come fidelizzarlo, ovvero farlo tornare a comprare. “Ho un team di 7 persone a Mallorca e di altre 5 a Madrid. Passiamo la giornata a studiare i comportamenti degli utenti e pianificare strategie di vendita online. A volte è difficile spiegarlo anche ai miei genitori”, sorride.
La differenza rispetto all’Italia, però, è netta. “Sia in Irlanda che a Mallorca, nessuno mi ha chiesto l’attestato di laurea. Tutto iniziava con un ‘dimostrami cosa sai fare e cosa hai fatto in passato’”. Esattamente il contrario di quello che accadeva in Italia, dove “l’interesse nel conoscere il tuo voto di laurea era prioritario alla tua esperienza ed alle tue capacità”.
Per Luca tra l’Italia e l’Irlanda “la differenza è abissale”. È, sostanzialmente, un altro mondo. “Puoi cambiare lavoro ogni mese se lo vuoi, e gli stipendi partono da 45mila euro l’anno, fino a oltre i 100mila per posizioni di livello senior. Ricevo ancora molte offerte di livello senior dalle agenzie irlandesi che fanno di tutto per riportarmi li, a distanza di tre anni”, continua. Pochi, però, decidono di rimanere a vivere in Irlanda e molti la considerano un’esperienza “solo di passaggio”. In Spagna, invece, è tutto molto simile all’Italia. “Però noto moltissimi aspetti nei quali gli spagnoli giganteggiano rispetto a noi: il settore informatico, per esempio, è molto più avanti dell’Italia. Così come i salari medi, più alti, e il turismo, che fa numeri da capogiro. Tutti gli italiani che conosco qui lavorano nel turismo”.
Oggi, a sei anni dalla laurea, Luca lavora come manager in una grande azienda, ricopre un ruolo con responsabilità di alto livello, ha un lavoro che lo gratifica ogni giorno e con uno stipendio (e qualità della vita) invidiabile. Ha comprato casa, e la sua ragazza, ingegnere edile, sta per raggiungerlo per lavorare nel settore edile turistico. Tornare? “Siamo tutti perdutamente innamorati dell’Italia e della nostra Sicilia – risponde – e proprio per questo proviamo rabbia e tristezza”.
Luca ha capito che il suo futuro era all’estero quando ha visto con i suoi occhi che il concetto di gavetta in aziende irlandesi, americane, tedesche e spagnole semplicemente non esisteva: “Se sarai bravo avrai quello che ti spetta: questo è il loro motto”. Cosa deve cambiare in Italia? Perché in tanti sono costretti ad andar via? “Ti rispondo con la domanda inversa: perché tanti giovani dovrebbero rinunciare ad un posto di lavoro a tempo indeterminato, pagato più che in Italia, con ottime opportunità di crescita e carriera, in Paesi a sole due ore di aereo di distanza? Ecco – conclude – la risposta a questa domanda potrebbe essere il primo passo per il cambiamento”.