Nel gorgo criminale ora finisce anche la pizzeria “Di Matteo”, di via dei Tribunali, nel Centro storico di Napoli. Un locale celeberrimo e conosciuto in tutto il mondo, per una gigantografia monumentale che campeggia all’ingresso: c’è il presidente americano Bill Clinton che agguanta la pizza e piegata a portafoglio, l’assaggia estasiato.

Correva l’anno 1994. Il presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi, spariglia le carte e decide che Napoli deve ospitare il G7. Una scelta che desta meraviglia, critiche e apprensione. La città è a pezzi: bombardata da Tangentopoli, piegata dalle faide di camorra e attraversata da una crisi economica, sociale, politica e morale. Pulcinella non ha neppure la forza di suonare il mandolino, il mare non bagna la città e anche la pizza è insipida.

I tour operator consigliano ai turisti di scansare l’itinerario Napoli: i monumenti non sono accessibili, i servizi sono pressoché inesistenti, la vivibilità è pari a zero e in generale è una città classificata come troppo pericolosa.

Il miracolo si compie: Napoli torna paradiso. La sirena Partenope come l’araba fenice risorge dalle sue ceneri, la bellezza invade vicoli, strade, piazze. I monumenti vengono liberati dalla sosta selvaggia di auto e moto, inizialmente grazie a un decreto di sequestro giudiziario poi trasformato dall’amministrazione guidata da Antonio Bassolino, in un provvedimento strutturale che ridisegna le piazze storiche di Napoli.

Il r-innamoramento e scoperta del patrimonio storico-artistico passa per la Fondazione Napoli 99 di Mirella Baracco: con una grande intuizione lancia il ‘Maggio dei monumenti’ e l’iniziativa “Adottiamo un monumento”. Basta questo per risvegliare nei napoletani un sentimento latente di antica grandezza di una capitale europea. I problemi restano, i drammi esistono, ma c’è una luce e un entusiasmo nuovo che spazza – per qualche anno – quel maledetto ‘nonispuotismo’.

Antonio Genovesi sembra sorride, quel sentimento profondo e inguaribile dell’impossibilità di cambiare le cose scivola ‘temporaneamente’ sullo sfondo. Le immagini di una città ritrovata e connessa rimbalzano in tutto il mondo: la forza della napoletudine fa tornare Napoli, luogo dell’anima, della cultura e della speranza.

E l’ ‘Antica pizzeria e frigittoria – Di Matteo’, di via dei Tribunali 94, diventa simbolo, emblema, di quel piccolo rinascimento, grazie all’inattesa e ‘scugnizza’ visita del presidente degli Stati Uniti d’America.

C’è chi vuole trascinare Napoli nel baratro. Una maledizione soffia, vento di malacarne. Il sibilo dei proiettili rompe il silenzio della notte. Il raid di camorra ha sfregiato proprio quel simbolo. Mai nessuno aveva osato tanto. Quei quattro colpi di pistola sparati nella saracinesca della pizzeria “Di Matteo”, sono un affronto, una sfida, un tentativo di cancellare una storia. Sono azioni di terrorismo-camorrista: assoggettare, infliggere l’insicurezza, inviare un messaggio inequivocabile e predatorio di dominio.

Il 16 gennaio scorso, si è scelto di colpire un’altra importante pizzeria quella di Gino Sorbillo con un ordigno piazzato davanti all’ingresso del locale in via dei Tribunali 32, e qualche settimana prima – il 4 gennaio – crivellare di piombo i portoni e le vetrine di “Terra mia” di Mario Granieri e del minimarket di Biagio D’Antonio al rione Forcella.

L’attacco iconoclasta a ‘Di Matteo’ è come il suono sinistro di un tamburo di guerra rivolto all’intera città. La ‘stesa’ di sabato notte tra piazzetta San Gaetano e vico dei Giganti, sempre nella zona dei Tribunali, è stata la prova generale. Puntare contro i commercianti storici e noti per educare tutti gli altri nel riconoscere l’altro Stato e i dovuti oboli da versare.

Occorre resistere, stringere i denti e diventare nuovamente una città connessa e di popolo e rifuggire dal pericoloso ‘nonispuotismo’.

“Stanotte, nel cuore della mia città, è accaduto un fatto gravissimo. La mia pizzeria, la PIZZERIA DI MATTEO, uno dei simboli di Napoli è stata presa di mira da alcuni delinquenti. Sono stati esplosi 4 colpi di pistola contro la saracinesca di ingresso. Un gesto VERGOGNOSO, terribile. Un gesto da condannare e da denunciare. Io e la mia famiglia siamo sotto shock per quanto accaduto. Mai, in quasi 100 anni di attività, era accaduta una cosa simile. Ma non ci arrendiamo, anzi, reagiamo con forza. Vogliamo far sentire la nostra voce e urlare a tutti che Napoli non è e non deve essere questa! Oggi, è NECESSARIO che il comune, la regione e lo Stato intervengano sulla questione e prendano una posizione decisa. Chi tocca la Pizzeria Di Matteo tocca un pezzo di storia di Napoli. IO NON MOLLO!”. Lo scrive sul suo profilo Fb, Salvatore Di Matteo, uno dei quattro eredi che gestisce la storica pizzeria. Non sono parole di circostanza, non sono parole di resa, non è piagnisteo. E’ dignità e caparbietà. Ora è lo Stato, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, responsabile della sicurezza nazionale a dire, oltre la propaganda e le divise indossate, cosa fare per Napoli.

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