Cinema

Oscar 2019, Green Book miglior film. Rami Malek e Olivia Colman premiati per Bohemian Rhapsody e La Favorita. E Cuaron best director

Verdetto ecumenico, orientato alla spartizione dei premi con i valori artistici più tradizionali scansati per far posto ad una premiazione manifesto di una società che cambia e di un cinema che la racconta. Il primo cinecomic candidato della storia, Black Panther, porta a casa tre statuette. Un film messicano come Roma ne porta a casa tre. Spike Lee vince il suo primo Oscar (miglior sceneggiatura non originale) e fa un discorso politico e chiede di andare a votare nel 2020 facendo “la cosa giusta”. Standing ovation per la performance live di Shallow con Lady Gaga e Bradley Cooper

di Davide Turrini

Vice vince invece meritatamente l’Oscar per il miglior trucco e acconciature. Gregg Cannom (storico collaboratore di Rick Baker) e Kate Biscoe ringraziano Christian Bale (cinque ore di trucco per il suo Dick Cheney ogni giorno) e tutto il cast con un ritmo da tartaruga sulla spiaggia e finiscono tagliati brutalmente dalla regia. Dopo è il turno della costumista Ruth Carter che vince l’Oscar per Black Panther e che ringrazia Spike Lee (in viola!) sottolineando “quanto le donne possano essere potenti sullo schermo” a partire dalla sua personale supereroe, la mamma. Hannah Beachler, come la Carter nella categoria Costumi, è la prima afroamericana a vincere l’Oscar nella categoria Miglior Scenografia ed è anche la prima vincitrice a leggere ringraziamenti e discorso, piangendo, dal proprio iPhone.

Il premio alla miglior fotografia scansa la purga dell’annuncio durante la pubblicità con l’Oscar ad Alfonso Cuaron per Roma, il primo di tre (miglior film straniero e regia, davvero pesanti). Decima nomination, terzo, quarto e quinto Oscar dalla scorsa notte per lui. Roba da urlo per il lavoro fatto autonomamente con la sua Alexa 65, senza il fido Emmanuel Lubezki (che Cuaron sfotticchia durante i ringraziamenti). Così Netflix è il primo produttore ad essere ringraziato durante la 91esima Notte degli Oscar.

Il premio per il Miglior Montaggio sonoro va invece a Bohemian Rhapsody (toc toc e A quiet place un film giocato maestosamente solo su questo aspetto, niente Oscar? Ma fateci il piacere) come l’Oscar per il Miglio Sonoro (sic due volte). “Non ci sono frontiere o muri a frenare talenti di ogni continente”, afferma Bardem, premiando Roma, come Miglior film straniero. Prima volta per il Messico agli Oscar, proprio nell’anno del muro di Trump, Cuaron ringrazia ancora tutto il cast e dopo aver citato Billy Wilder per il primo Oscar, pochi minuti prima eccolo in una raffinata citazione della Nouvelle Vague: “Sono cresciuto da messicano vedendo film “stranieri”, così quando mi hanno chiesto se facevo parte di una nouvelle vague messicana, ho risposto quello che disse Chabrol: non ci sono solo singole onde ma c’è un oceano”.

Miglior Montaggio, in assoluto, per un film, è il terzo magnanimo, largo Oscar che porta a casa Bohemian Rhapsody. Daniel Craig e Charlize Theron, coppia davvero peregrina, lei capello corto nero e rossetto rossissimo da brividi, lui sempre da inglese uscito dal pub dopo le bevute, premiano invece Mahershala Ali come Miglior Attore Non Protagonista per Green Book. Secondo Oscar sempre nella stessa categoria per lui dopo Moonlight, salito sul palco elegantissimo e cool, con un colbacco alla Malcolm X, ha ringraziato Don Shirley, Viggo Mortensen, Peter Farrelly e la propria nonna. Pharrell Williams in terrificanti braghette corte militari (prima volta anche per i pantaloncini corti, speriamo anche l’ultima) premia Spider man: Into the spider verse come miglior film d’animazione, con la Sony che spezza finalmente il monopolio Disney/Pixar, grazie a una graziosa e spiritosa variazione afro-latina sul franchise dell’uomo ragno. Una piccola sorpresa, targata ancora Netflix è la vittoria dell’Oscar come miglior cortometraggio documentario, Period. End of Sentence. Il film diretto da Rayka Zehtabchi è ambientato nel Nord dell’India e parla di mestruazioni. O meglio di una macchina che crea assorbenti biodegradabili per evitare la vergogna che ancora macchia socialmente le donne indiane costrette a non entrare nei templi per la preghiera e a rinchiudersi in casa durante i giorni del ciclo mestruale.

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