Verdetto ecumenico, orientato alla spartizione dei premi con i valori artistici più tradizionali scansati per far posto ad una premiazione manifesto di una società che cambia e di un cinema che la racconta. Il primo cinecomic candidato della storia, Black Panther, porta a casa tre statuette. Un film messicano come Roma ne porta a casa tre. Spike Lee vince il suo primo Oscar (miglior sceneggiatura non originale) e fa un discorso politico e chiede di andare a votare nel 2020 facendo “la cosa giusta”. Standing ovation per la performance live di Shallow con Lady Gaga e Bradley Cooper
Oscar politico e black come non mai. Green Book, un buddy movie comico sull’integrazione razziale tra un autista buttafuori italoamericano e un pianista afroamericano gay negli Usa degli anni sessanta è l’Oscar per il Miglior Film 2019. Alfonso Cuaron è il miglior regista per Roma (che vince anche l’Oscar come Miglior Film Straniero). Rami Malek/Freddie Mercury è miglior attore per Bohemian Rhapsody e Olivia Colman miglior attrice per La Favorita.
Tra gli attori non protagonisti vincono due star afroamericane come Regina King e Mahershala Ali. Infine fioccano statuette per donne, afroamericane, in categorie in cui non l’avevano mai vinto (Costumi e Scenografia). Insomma l’aspetto più politico e sociale del cinema contemporaneo sposta di lato quello più glamour e tradizionalista (Lady Gaga&Co). Ne esce una serata senza più presentatore/stand up comedian a fare da fil rouge, con personalità dello spettacolo e della politica perfettamente mescolati col manuale Cencelli tra provenienze geografiche per presentare i premi.
La cerimonia è iniziata alle due ora italiana sulle note di We will rock you e We are the champions, cantata dai Queen. Glenn Close e Javier Bardem a saltare come matti, l’effige di Freddie sullo sfondo, qualche casuale pugno chiuso mai visto nemmeno negli anni di Newman e Brando, e l’Oscar a Regina King come Miglior attrice non protagonista per Se la strada potesse parlare del già premio Oscar Barry Jenkins (Moonlight). La King che interpreta la madre della giovane attrice protagonista ha dedicato la vittoria allo scrittore afroamericano James Baldwin, da cui il film è tratto, pacifista convinto e omosessuale: “Essere qui a rappresentare James Baldwin è surreale. Lui ha fatto nascere questo bambino. Dio è buono, tutto il tempo, sempre”.